OrientaMENTE: ecco quello che mi serve.

Scritto il 27-10-11

Se prima avevo le idee confuse, dopo la giornata di ieri sono entrata completamente nel pallone.
Come non dare ragione al caro Leopardi a alla sua idea secondo la quale nell’ignoranza e nell’ingenuità risiedano felicità e serenità?
Riferimento un pò forzato, d’accordo, ma in sostanza molto adatto a descrivere il mio attuale stato mentale.
Meno cose conosco, meno problemi mi faccio; meno mi informo, meno entro in confusione. Morale della favola: se vivo nell’ignoranza, vivo meglio. E faccio vivere meglio anche tutti coloro  che mi danno retta e che – sono sicura – sono stufi di leggere o ascoltare in continuazione le stesse cose. Sì, perchè sempre di questo sto parlando: l’università.

Si può dire che fino alla settimana scorsa avevo più o meno le idee chiare riguardo all’università che avrei scelto, al percorso che avrei seguito e a cosa avrei fatto della mia vita (va bene, ho detto che ero confusa ma un piccolo lumicino mi si era acceso). Da ieri non ne ho più la pallida idea.
Ho scoperto facoltà di cui non sapevo l’esitenza, ho ricevuto broschure e materiale relativi a tutti gli atenei ai quali mi sono rivolta e anche da quelli che mi hanno semplicemente fermato “per strada”, ho avuto colloqui molto interessanti, ho ottenuto tutte le informazioni che cercavo, anche più di quelle che desideravo.
E’ stata senz’altro una giornata utile e fruttuosa, che ha chiarito i molti dubbi che frullavano nella mia testa, ma la così vasta e variegata offerta formativa che mi è stata presentata, ognuna a suo modo attraente, ognuna sotto certi aspetti accattivante, non ha fatto altro che disorientarmi.
E menomale che l’intento della manifestazione era quello di aiutare l’orientamento universitario!
Credo, tuttavia, che il problema maggiore sia costituito da me, dalla mia incapacità di capire quale, tra i miei diversi interessi, prevalga sugli altri e quale abbia intenzione di portare avanti come materia di studio.
Tempo fa un’amica mi disse: “Scegli la cosa che ti piace e che sai fare bene”. Okay, ma ce ne sono così tante! Così, istintivamente, direi scrivere. Eh sì, in effetti mi piace proprio tanto. Forse più di ogni altra cosa. Ora la domanda è se sono capace a farlo bene e, soprattutto, se voglio che diventi il futuro della mia vita.

44 risposte a “OrientaMENTE: ecco quello che mi serve.”

  1. Anch’io a suo tempo mi sono trovato davanti allo stesso dilemma…mi piacciono quasi tutte le discipline scientifiche, l’informatica, la storia, la letteratura….quindi? Quindi è arrivato il posto di lavoro a tempo indeterminato. Era la risposta? Sì e no. Ora ho un lavoro, uno stipendio modesto ma non da fame, ma tutte le mie aspirazioni sono finite nel secchio, a far compagnie alle prime poesie che non mi piacevano più.

    Quello che ti posso sinceramente consigliare è di non cercare ripieghi o compromessi: orientati tu tra ciò che è bene e ciò che è utile, ma dai sfogo alla tua vocazione perché poi non è vero che “c’è tempo” (e di cosa voglia dire sotto altri aspetti più teorici ne possiamo riparlare). Non sai qual è? Sicuramente c’è qualcosa che ti è sempre riuscito facile sin dall’infanzia, pratico o teorico che sia, che ti ha sempre divertito, mai annoiato, per cui hai barattato le ore di sonno solo per capire una cosa in più, di cui parli sempre volentieri e con passione. Ecco, quello:-)

    1. Una cosa che sicuramente so è che non voglio certo lavorare per vivere, ma al contrario vivere per lavorare. E non nel senso di concentrarmi esclusivamente sulla carriera e lasciare da parte tutto il resto, bensì semplicemente fare qualcosa che mi piace, qualcosa che mi fa alzare la mattina con la voglia di mettermi alla prova, qualcosa di cui essere soddisfatta. Dunque, quali studi, quali corsi potrebbero portarmi ad ottenere ciò? Corsi utili ed introduttivi nel mondo del lavoro o corsi poco richiesti ma assai graditi? E’ una scelta ardua e credo proprio che sarà necessario trovare un compromesso tra queste due posizioni.

      Come si sarà notato nel blog, ciò che amo particolarmente è, oltre ovviamente alla scrittura, il cinema. Ma devo confessarti che un percorso in tale direzione non l’ho mai preso in considerazione…perchè non lo so nemmeno io.

      Grazie del tuo commento e dei tuoi consigli.
      A presto 🙂

      1. Prendi in considerazione tutto, i difetti guardali alla fine: le scelte si devono basare sul maggior numero di aspetti positivi, non sul minor numero di quelli negativi… una partita di calcio si puo’ vincere segnando un gol in piu’ o subendone uno in meno,ma 0-0 non e’ una vittoria.

        Ho letto che hai gia’ ricevuto molti consigli interessanti e scartato un po’ di ipotesi (tutte quelle che includono matematica complessa), quindi il quadro e’ delineato un po’ meglio, solo ricordati, quando farai i conti (perche’ li farai) che non entrerai nel mondo del lavoro il giorno dopo, quindi valuta piu’ la tendenza che non le condizioni attuali…e poi non si puo’ ridurre la vita a un calcolo, insomma:-)

        A presto!

        1. Siete stati tutti molto disponibili e gentili e per questo vi ringrazio! 🙂
          Adesso mi chiudo nell’universo delle mie scelte (eheheh, questo non so scrutarlo molto bene!) e farò uso preziosi di tutti i consigli qui ricevuti.
          Grazie Davide,
          a presto!

  2. Dai, ancora c’è un anno per scegliere. Secondo me meno ci pensi e più istintiva sarà la decisione.
    Io su quello che volevo fare ho sempre avuto le idee chiarissime, ma sai che quando mi hanno portata a queste fiere dell’orientamento m’era venuto il pallino della geologia? Non so bene come ci avessi pensato, ma poi la cosa s’è chiusa là quando ho scoperto che bisognava fare fisica ahaha

  3. Splendida Veronica,

    che dolce che sei in mezzo a tutti questi dubbi…
    Chi ti parla non è una donna fatta e finita (ho solo 24 anni), ma una studentessa che dopo 3 anni di giurisprudenza ha finalmente preso in mano la sua vita e ha iniziato a fare quello che più amava: studiare l’inglese. Dopo 3 anni sui banchi di Legge ho detto “ciao ciao” a quei tomi senza cuore che tanto mi facevano sentire oppressa… Dopo 3 anni ho cambiato facoltà, e ora sono più felice che mai.
    Tutto questo per dire che la tua scelta non deve essere condizionata da nessuno. Devi chiudere gli occhi e immaginarti da grande… cosa vuoi dalla vita? Te lo dico io: tu vuoi quello che più ti appaga, quello che ti riesce bene e che ti dà gioia. Non temere che la tua passione per la scrittura possa un giorno scemare per il solo fatto che starai a contatto con lei tutti i giorni… Io inizialmente avevo (erroneamente) pensato che vivere quotidianamente con l’inglese avrebbe potuto, un giorno, compromettere questo mio amore. NIENTE DI PIù ERRATO… L’amore, quando è vero, non cambia…

    Un bacione,
    Paola

    1. Ciao carissima, grazie per avermi lasciato la tua testimonianza: leggere delle esperienze di altre persone non può che arricchirmi ed aiutarmi nella scelta, se non altro perchè capisco che tutti sono passati attraverso questa fase confusionaria pre-università.
      Giurisprudenza mi ha sempre attratta, fin da piccola, ma quando mi sono imbattutta nei piani di studi e nella scansione dell’anno universitario (mi hanno detto che si fanno 6 mesi di lezioni ed altri 6 SOLO di esami) ho capito che non faceva per me.
      Le lingue le adoro, ma non vorrei entrare nella facoltà di lingue perchè so che è una vera baraonda e soprattutto non offre molti sbocchi lavorativi (lo so, forse dovrei mettere da parte quest’aspetto così puramente materiale, ma non voglio pensare di trovarmi a spasso con una laurea in mano). Sono dunque interessata alla scuola per interpreti e credo che, se potessi, la sceglierei senza alcun dubbio. Il problema è che, essendo privata, costicchia parecchio, quindi…

      Grazie ancora del tuo commento. A presto 🙂

      1. Io faccio la scuola per interpreti e traduttori qui a Milano!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 🙂 🙂 🙂
        (scusa, momento di entusiasmo estremo… ihihihihih!).

        Io la trovo molto formativa e soprattutto ti insegna un lavoro! E’ molto pesante a livello di stress psicologico… noi abbiamo la frequenza obbligatoria nelle tantissime ore di lingua (faccio ingl e franc) e ogni santo giorno sei chiamato a essere in qualche modo interrogato… ma si fa… e poi una lingua la si può imparare bene solo usandola… anche se conoscere una lingua è solo il punto di partenza per la traduzione o l’interpretazione (io AMO follemente la simultanea!). Purtroppo sì, è privata, ma ce n’è una anche civica… la Civica, per l’appunto 🙂
        Se hai bisogno di qualsiasi info scrivimi pure sulla mia email 🙂

        Un bacione!
        Paola

          1. Dai, sul serio???? Lo so, lo so, sembra fantastica, anche perchè stare in continuazione a contatto con le lingue non mi dispiace affatto! Quindi immagino che l’obbligo di frequenza non sia un problema…
            Il problema è solo il costo ed il fatto che qui a Roma non c’è una scuola Civica (almeno credo).
            Comunque magari ti scriverò una mail, così mi parli più dettagliatamente del piano di studi o dell’ambiente…
            Grazie per avermi dato questa disponibilità!
            Un bacio 😀

          2. Sì, Veronica… se ti piacciono le lingue e ci sei portata, è fantastica! Immagino che a Roma tu faccia riferimento alla mia stessa scuola (dato che ci sono varie sedi, tra cui Roma e Milano). La frequenza obbligatoria è pesante (anche perchè, per dire, io quest’anno che sono al terzo anno esco due volte alle 19.00 di sera… e sto fuori dalle 9.00… gli altri giorni esco alle 17.30, e in settimana ho solo un pomeriggio “libero”). Contato che dobbiamo fisicamente studiare quando arriviamo a casa (tradurre, esercitarci, studiare la grammatica, fare vari tipi di lavoro, etc), io a volte vado a letto anche alle 3.00 di notte… ma onestamente dipende sempre da come ti imposti tu il lavoro… io sono molto puntigliosa, e soprattutto non mi pesa studiare… cioè, mi pesa a livello fisico, ma se non mi stancassi mai, credo che starei sulle lingue sempre! L’impostazione della mia uni è un po’ come un liceo, nel senso che ci sono le classi e i voti partono tutti i giorni (il che è fonte di grande stress!). Però alla fine, anche se sei stremata, impari moltissimo… 🙂

            Quando vuoi, scrivimi 🙂

            Un bacione!
            Paola

  4. Ai miei tempi (ribadisco: ODIO dirlo, ma putroppo è così 🙁 ) non c’era nulla di tutto ciò, nel senso che gli open days non esistevano e si sceglievano le scuole così … boh, non lo so nemmeno. Posso dirti che io ho scelto, nell’ordine:
    1. la scuola elementare (be’, quella l’hanno scelta i miei), nonché la maestra, su segnalazione di amici
    2. la scuola media perché dietro casa (letteralmente: dalla mia camera vedevo le finestre della mia aula .. sai che bellezza, soprattutto d’estate!)
    3. il liceo classico … sempre perché dietro casa (stesso edificio della scuola media, ma la mia aula stava dall’altra parte) … però devo dire che il latino m’era piaciuto fin dalla scuola media (allora era obbligatorio in seconda e facoltativo in terza, ma obbligatorio comunque se si voleva frequentare un liceo qualsiasi) e il greco m’incuriosiva parecchio
    4. la facoltà universitaria (Lingue) perché insegnare inglese è sempre stato il mio sogno ma … dopo due anni, il primo vero ostacolo nel mio percorso di studi: la facoltà di Lingue faceva schifo, l’ambiente era orrendo, io soffrivo terribilmente per quella situazione e decisi di passare a Lettere quasi con la convinzione che prima o poi avrei mollato. Per fortuna, superato il momento critico, mi sono ambientata, ho trovato persone deliziose (fra cui la mia amica Rossana, di cui hai letto sul mio blog, che è stata per me la luce che ha illuminato tutto il restante percorso degli studi universitari), docenti bravissimi e seri (a Lingue non si presentavano a lezione e nemmeno avvertivano, non ti calcolavano minimamente …), insomma alla fine ho recuperato il tempo perso e mi sono laureata al quarto anno senza andare fuori corso.

    Scrivere mi è sempre piaciuto ma non ho mai pensato di farlo per vivere. Però, se hai questa passione, puoi sempre scegliere Lettere o Scienze della Comunicazione e darti alla pubblicità (ho un’amica che è copywriter alla Mondadori e ti posso assicurare che sta benissimo … economicamente intendo). Però devo dire che non ho capito che scuola frequenti quindi non so quali siano le materie in cui sei più preparata. Anche se non significa nulla: qualche giorno fa mi ha lasciato un commento sul blog una mia ex allieva, una frana in latino, dicendomi che dopo aver frequentato lo scientifico si è iscritta, anche se si è concessa qualche anno di riflessione, a Lettere Classiche. 😯

    Scusa se mi sono allungata … potevo scrivere un post, anzi, quasi quasi, quando ne avrò il tempo, lo scriverò.

    1. La scuola che frequento è un Istituto Tecnico Per il Turismo quindi le materie in cui dovrei essere più “preparata” sarebbero le lingue (nello specifico: inglese, tedesco e spagnolo), la tecnica turistica, il diritto, la geografia, la storia dell’arte…ed ovviamente tutte le altre materie non di indirizzo.
      Diciamo che le lingue sono il mio punto forte, nel senso che, oltre ad ottenere buoni risultati, le studio volentieri. Ciò mi porterebbe a scegliere senza riserve la facoltà di Lingue, ma anche a Roma questa facoltà non è delle meglio organizzate (lezioni dello stesso corso che si svolgono contemporaneamente in due sedi diverse, professori che il giorno dell’esame avvertono che non saranno presenti…). Quindi direi di no. Anche perchè di sbocchi lavorativi ce ne sono molto pochi.
      Scienze della Comunicazione lo stavo prendendo in considerazione, ma più che altro per seguire un percorso di marketing. Allo stesso tempo, però, non vorrei che le lingue studiate in questi cinque anni vadano perdute (va bene, l’inglese lo studi in quasi tutte le facoltà, ma il tedesco e lo spagnolo?). Mi stavo interessando, dunque, ad una scuola per interpreti; l’unico problema è che è privata e le rette da pagare sono piuttosto elevate…
      A questo si aggiunge la facoltà di Economia, per la quale mi dicono di essere portata e che intraprenderei sempre con l’ottica del marketing.
      Ma, di tutto questo, cos’è che voglio rendere il mio futuro?

    1. Prova ad aprire la tua email, dovrebbe esserti arrivato un messaggio di posta che ti dice che io ho lasciato un commento sul tuo bel blog 🙂
      In quella stessa email dovrebbe esserci scritto anche il mio indirizzo 🙂

  5. Mi sembra di leggere me stessa circa tre anni fa quando stavo all’ultimo anno di Liceo. Ero sommersa di quelle versioni ridotte di “ordine degli studi” riassuntivi delle facoltà delle varie università di Roma. Da quelle private a quelle pubbliche. Premettendo che già da tempo avevo scelto la facoltà di Giurisprudenza, tutte quelle nuove informazioni su altre facoltà mi avevano portato ad uno stato confusionale e così ho rimesso in discussione tutto ciò che poteva riguardare il mio “futuro”. Per non parlare delle personalissime opinioni dei professori, cui, grazie al cielo e per quanto mi riguarda, non ho mai voluto che pesassero troppo su di me. A quel punto scegliere una singola facoltà mi sembrava dover quasi abbandonare tutto il resto. Ma in realtà non è così. Adesso sto al terzo anno di Legge, ogni volta che posso divoro Libri, continuo a Nuotare, non ho mai abbandonato lo studio dell’inglese e quest’anno ho deciso di imparare il francese. Quando ho l’occasione vado a Teatro o al Cinema e se c’è qualche mostra che mi interessa cerco di organizzarmi. E nelle giornate di sole cerco di approfittare per fare qualche bella passeggiata. Dunque, per mia personale esperienza, posso consigliarti di far prevalere per il tuo “futuro” ciò in cui desideri in assoluto dedicarti, perché, come affermi tu stessa, bisogna vivere per lavorare, non lavorare per vivere. E nel contempo continuare a coltivare tutte le altre piccole o grandi cose che siano che ti piacciono. Io questo l’ho capito dopo il primo anno e mezzo circa di università. Forza e Coraggio. In bocca al lupo per tutto!!! =)

    1. Grazie, grazie mille! 🙂
      Mi fa piacere sapere che condividi anche tu il mio pensiero; molti pensano che “vivere per lavorare” significa essere stacanovisti all’ennesima potenza, ma, come dicevo qualche commento più su, per me ciò ha tutto un altro significato.

  6. Quando ho letto che hai intenzione di “vivere per lavorare” ho subito pensato: “Oddio, la prima persona che NON vuole vivere, ma soltanto lavorare”. Poi ho capito cosa intendevi e condivido pienamente il tuo pensiero. I miei primi 20 anni di lavoro sono trascorsi in un battito di ciglia (ops… così si capisce la mia età anagrafica, pazienza!), in compagnia di colleghi di lavoro che poi in parte sono divenuti anche i miei migliori amici. Per ogni problema lavorativo ci sentivamo ed insieme affrontavamo il problema, magari recandoci al lavoro anche se era sabato, domenica, notte etc. etc. . Volati, 20 anni da ricordare. Purtroppo quest’ultimo periodo lavorativo non va a gonfie vele ma che vuoi, i momenti di gloria ci sono stati. Ora effettivamente lavoro per vivere 🙁 . ma in compenso sono innammorato! Hihihihihihihihihi…..
    Ti auguro tutto il meglio della vita, lo meriti. Però, come spesso ti dico, non avere fretta di bruciare tutte le tappe.
    Sei… FANTASTICA
    Marco

  7. Ciao Veronica, i dubbi che hai sono più che leciti, solo non farti prendere la mano da questo, scegli con molta calma e seguendo solo l’onda del tuo cuore e delle tue emozioni, (ai ancora molto tempo per decidere) intraprendere un percorso di studi (lungo o corto che sia) solo per uno sbocco futuro nel lavoro…… non va bene! dici che ti piacciono le lingue, ti piace scrivere, come vedi già il campo si comincia a restringere.
    Un abbraccio a presto

  8. Ciao Scrutatrice… ormai ti hanno detto più o meno tutto!
    Mi trovo molto in sintonia con l’intervento di Paola, e in effetti il principio da cui dovresti farti guidare credo sia proprio la passione. Perché ci saranno sicuramente delle difficoltà in ciò che affronterai, ma se animati da un forza superiore ad esse, verranno comunque superate.
    Bisogna però anche riflettere sul fatto che una cosa può essere un passatempo che ci piace, un’altra una attività che sarà un lavoro. Perché come diceva Paola non credo che il contatto continuo con una materia possa dare problemi, credo però che quando ti vengono assegnati compiti che non sempre sono ciò che spontaneamente vorresti tu, l’ottica potrebbe leggermente cambiare.
    Di più, sinceramente è difficile dirlo.
    Credo comunque che l’informazione sia e dia libertà, anche se certo districarsi tra la quantità di scelte disponibili può non essere facile. Ma, come già stai facendo, oltre che con un criterio di preferenza si può procedere anche ad esclusione

    1. Hai detto una cosa che mi ha fatto riflettere: distinguere ciò che è un semplice passatempo e ciò che invece è lavoro. Per questo mi chiedevo se la mia passione per la scrittura potrebbe realmente trasformarsi in una futura occupazione, ma allo stesso tempo penso di riuscire a coltivarla anche se non sarà il mio lavoro quotidiano.
      Il contatto continuo con una materia non mi spaventa, perchè sono consapevole che se quella materia mi piace il suo studio non mi risulterà affatto pesante. Sto quindi cercando di valutare e mettere a confronto i piani di studio delle diverse facoltà, in modo da capire le effettive materie da cui sono composti.
      Di sicuro, come forse si è compreso dai commenti, le materie scentifiche vorrei affrontarle il meno possibile… 🙂

      Il campo comunque si sta ristrigendo ed un pò di merito va anche a tutti i commenti che mi sono giunti ed i consigli che ho ricevuto qui ed altrove. 😀

      1. E’ uno spunto di riflessione corretto, vorrei però aggiungertene un altro: alcune passioni non diventano mai un lavoro perché di per sé sono arti e tali rimangono a qualsiasi livello. Per esempio io avevo (e in parte ancora ho) quella per l’informatica: se ne avessi fatto un lavoro sarei diventato, ipotizziamo, un programmatore, attualmente invece la mia qualifica è “smanettone”. Se avessi scelto di scrivere sarei diventato uno scrittore, attualmente sono uno scrittore dilettante, nessuno acquisterà mai la mia opera, ma raggiungo sempre lo scopo di comunicare sensazioni, emozioni e stati d’animo. Non so se mi sono spiegato:-)

        Sono contento di apprendere che hai le idee più chiare:-D

        1. Hai scritto un’opera? Io la comprerei! 🙂
          Nemmeno tu hai tutti i torti…forse rendendo la scrittura una professione cambierebbe anche il mio approccio nei suoi confronti, perchè la vedrei come un “dovere” più che come un diletto. Oppure no, continuerei a portarla avanti con passione, senza che mi risulti pesante…
          Non lo so, è un vero dilemma…e per fortuna che avevo le idee più chiare! ehehe 🙂
          No, sul serio, qualche maggiore certezza l’ho raggiunta, ma diversi dubbi continuano comunque a visitarmi.

          1. A te la regalerei autografata, mi sembra il minimo:-)
            Diciamo che agli esordi dovresti scrivere più ciò che piace agli altri piuttosto che quel che pensi tu e io credo che molti si fermino davanti a quest’obbligo…naturalmente ci sono anche i casi in cui il primo lavoro “sentito” ha un successo tale per cui non si rende necessario, ma è molto raro, credo.
            In quest’ottica in effetti perderesti il diletto di farlo, ma meglio non pensarci:-) In ogni caso considera che scrivere a livello professionale può essere anche un secondo lavoro.
            Insieme ai dubbi ti visitano anche persone che desiderano aiutarti ad allontanarli, quindi direi che i conti ti tornano (no, non ti sto consigliando di fare la ragioniera:-p)

  9. mi fai tornare in mente vecchi ricordi… anch’io mi sono girata tutti gli incontri di orientamento, gli open day, le fiere e chi più ne ha più ne metta…
    partivo già con una mia idea… non quella definitiva, mi ero tenuta aperta un po’ di strade… e già in quegli incontri un po’ ero riuscita a scremare vuoi per i colloqui con i professori che erano presenti nei vari stand (alcuni che ti davano informazioni proprio ridotte all’osso che non ti trasmettevano la giusta dose di “passione” e che quindi mi davano un giudizio negativo, altri invece che già dalle prime parole ti trasmettevano la loro passione e ogni domanda per loro era un enorme gioia e non una scocciatura in più! senza contare il fatto che ti parlassero chiaro sulle eventuali difficoltà che si potevano incontrare…) poi gli studenti che illustravano progetti che ti parlavano della loro vita da universitari.. finché sono riuscita a tenermi aperta solo due strade e un giorno ho deciso di testare io sul campo.. mi sono presentata fuori dalle due università ho fermato qualche ragazzo/a (la classica persona comune e non magari lo studente modello con voti alti che partecipa a questo tipo di eventi) e ho iniziato a porre le mie domande i miei dubbi e i colloqui con quelle persone e la visita delle due università mi ha convinto sempre di più sulla mia scelta.
    Certo ero partita pure io con l’idea di non intraprendere una facoltà matematica scientifica ma poi ho capito che per la mia passione 3 esami di matematica e uno di fisica potevano essere un giusto compromesso… e sai che alla fine ho trovato qualche difficoltà in più a fare quelli che ritenevo “facili” perché erano quelli per cui mi ero iscritta piuttosto che quelli di matematica e fisica?!? alla fine di tutto ciò ora ho un buon rapporto con questi esami tant’è che ne rifarei mille di quelli!! 😀
    Ho letto i commenti precedenti e senz’altro hanno detto tutti cose molto giuste perciò oltre a questo non mi sento di aggiungere nient’altro… se no mi sentirei ripetitiva…
    Se rincorrere un sogno/una passione significa magari buttarsi in qualcosa che non si è mai affrontato non spaventarti fallo perché se no ti ritroverai a studiare qualcosa che per te era la via più facile con il continuo rimorso di non aver provato l’altra strada…
    Se per caso ti accorgessi che quella che hai scelto non è quella giusta non farti prendere dal panico e da pensieri strani nessuno ti giudicherà male perché non sei stata capace di trovare la tua via al primo colpo… c’è gente che non l’ha ancora trovata dopo anni!!
    Buon week end!!

    1. Eeeh, penso che ognuno di noi sia passato attraverso questa fase, poi c’è chi l’ha vissuta meglio e chi peggio. Io mi inserisco nella seconda categoria!
      Ora mi sorge spontanea una domanda: che facoltà fai? 🙂
      Tanto perchè voglio – almeno secondo Leopardi – farmi del male e scoprire del nuovo…

  10. Vorrei ben vedere! 😉
    E tranquillo che fare il ragioniere non mi passa nemmeno per la testa…
    Grazie ancora delle tue visite e di quelle di tutti gli altri. Misà che stanno superando in numero i dubbi che già sono miei ospiti…

    1. Benvenuta! e mi fa ancor più piacere accoglierti sapendo che ami il film che dà il nome a questo blog 🙂

      Ciò che hai scritto non è sbagliato. Credo infatti che se iniziamo ad interessarci a qualcosa, anche se magari sulle prime controvoglia, finiremo con il maturare una passione, o quantomeno un attaccamento per quel qualcosa. Quello che mi perplime (ahahah, ho sempro sognato di utilizzare questo verbo) è il fatto che sarà dura imparare ad amare qualcosa che inizialmente non ci piace.
      Ti ringrazio ad ogni modo della visita e dell’aver condiviso con me il tuo punto di vista.
      Un abbraccio, a presto.

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