Un nuovo inizio.

Scritto il 12-09-11

Era praticamente un anno che non indossavo più quelle scarpe, quei pantaloncini.
Già. I pantaloncini blu della mia divisa preferita, quella che sembrava dell’Italia, con la maglia bianca, il numero rosso, quella che mi faceva sentire in grado di fare ogni cosa.
Quei pantaloncini, che in confronto ai modelli ai quali ero abituata, non reggevano il paragone, erano fantastici: aderenti, non troppo corti, di un tessuto leggero.
Pur non avendoli utilizzati per un anno, erano sempre lì, quei pantaloncini. Nell’armadio, in bella vista, in prima fila, esattamente all’altezza dei miei occhi. Li avevo lasciati in quella posizione nel caso un giorno avrebbero potuto servire, nel caso mi fosse tornata voglia.
Ma la voglia non m’era tornata. Forse ero stata io a non avermela fatta tornare.
Avevo evitato di stare a contatto con l’ambiente più di quanto non fosse necessario, avevo deciso di staccare completamente, di tenermene fuori per un anno. E ci sono riuscita. Senza neanche troppa fatica, in fondo.
Avevo promesso di andare a vedere le ragazze giocare, ma avrò mantenuto la parola sì e no tre volte. Era mia intenzione non farmi vedere troppo da quelle parti, non perchè non mi facesse piacere assistere ad una partita delle ragazze, quanto piuttosto perchè mi pesavano alquanto le frasine ed i commenti maliziosi che i genitori mi sussurravano quando comparivo davanti a loro (delle serie: “Allora, non ti è tornata voglia di rientrare in campo?”, oppure: “Eeeh, quest’anno ci hai proprio lasciati malamente”, o ancora: ” Veronica, ci servi!”).
Volevo evitare di trovarmi in questa spiacevole situazione, nella quale mi veniva irrimediabilmente da arrossire e non riuscivo a scegliere le parole giuste da usare. Il più delle volte rispondevo tenendomi sul vago: “Eeeeh, lo so…”
Altre volte mi giravo dalla parte opposta del mio interlocutore e non rispondevo affatto. Lo so, è antipatico, maleducato, tutto quello che volete…Ma non ce la facevo più a sentirmi ripetere le stesse cose dalle stesse persone, che si avvicinavano a me con quell’aria aflitta e sulla via della disperazione, come se avessi negato loro qualcosa di importantissimo, senza il quale non avrebbero potuto continuare a vivere.
Non sto esagerando: sono arrivati persino a supplicarmi!
Ma io non cedevo. Non volevo cedere. Avevo preso la mia decisione e ne ero profondamente convinta. Solo i primi tempi credo di aver avuto qualche ripensamento, ma poi ogni esitazione è svanita, ogni dubbio si è dissolto: mi sono completamente dimenticata di ricordarmi della pallavolo.
Avevo mille altri impegni da portare avanti, mille altre situazioni da gestire, mille altre cose alle quali rivolgere i miei pensieri. Non ci sarebbe stato spazio anche per lei. A qualcosa avrei dovuto rinunciare. Ed ho scelto ciò che mi avrebbe rubato più tempo e che, due anni fa, mi aveva fatto arrivare alla fine di giugno con le mani tra i capelli.
Sì, era stato stressante. Pressante, opprimente, esasperato. E non ce l’ho fatta più. Ho deciso di mollare, di prendermi un anno di pausa, di allontanarmi per un attimo da quel mondo al quale avevo donato tutto il mio tempo, non accorgendomi degli effetti che questa totale sottomissione avrebbe potuto portare. 
Però mi domandavo: possibile che quella che una volta era una mia grande passione aveva adesso perso tutto il suo fascino per me? Possibile che non ne avertissi nostalgia, non mi sentissi “vuota” senza di lei?
Erano cinque anni che praticavo quello sport: come mai era nato solo adesso il desiderio di lasciare? E sarebbe stato un addio definitivo?
Beh, confesso di averci riflettuto parecchio. Non riuscivo a spiegarmi il mio improvviso e totale disinteresse per quello sport, non riuscivo a capire perchè la scelta di aver abbandonato non mi pesasse affatto e perchè il pensiero di tornare a giocare non mi sfiorasse proprio.
Poi ho realizzato che la soluzione era più semplice di quanto mi aspettassi.
Ritengo che la mia mente fosse troppo impegnata a pensare ad altro, che le sarebbe risultato impossibile concentrarsi sulla pallavolo e provarne nostalgia.
Era chiaro, trasparente come la luce del sole: la pallavolo non mi mancava affatto.
Non so poi quanto io mancassi a lei. Da quanto sentivo e sento ancora in giro, deve aver sofferto molto della mia assenza. L’accoglienza che mi hanno riservato ieri – allenatore, compagne, genitori – è forse la testimonianza di quanto la mia presenza fosse importante in quella squadra.
Mi sono saltati addosso, mi sono corsi incontro, mi hanno sorriso per più di mezz’ora, hanno espresso la loro felicità nel vedermi tornare nel gruppo, hanno gioito nel vedermi allenare, per quanto fuori forma io possa essere.

Sarà dura riprendere. Sarà difficile tornare a ricevere e difendere come prima, ad attaccare e servire come facevo due anni fa. Ma mi ci voglio impegnare, ci voglio mettere tutta me stessa.

Perchè ho deciso di ricominciare?
Anche stavolta dovrei rifletterci per un pò.
Al momento non saprei, ma penso che andando avanti con gli allenamenti forse lo scoprirò.

0 risposte a “Un nuovo inizio.”

  1. Umh…sicura che non fossi emotivamente troppo stressata? In fin dei conti, vista la pressione che ti e’ stata esercitata quando hai lasciato e l’accoglienza festosa quando sei rientrata, dopo tanto tempo, non mi sembra tanto difficile un calcolo… Poi c’e’ l’eta’ giovane, cui vanno sottratti altri anni, con impegni scolastici per cui magari hai dovuto promettere/ti sei ripromessa dei risultati per difendere la tua passione. Aggiungiamo qualche uscita e magari una relazione, anche banale…quando respiravi?

    1. Ahahah, hai inquadrato perfettamente la situazione!
      L’anno scorso sono stata veramente sotto pressione e se a tutti gli impegni che dovevo gestire si fosse aggiunta anche la pallavolo, davvero non so se ce l’avrei fatta.
      Quest’anno invece l’agenda degli appuntamenti è un pò meno piena e questo mi ha consentito di riprendere.
      Per il momento respiro regolarmente; vedremo se quando si avvicinerà giugno, ergo la Maturità, i miei polmoni riusciranno a prendere l’aria di cui hanno bisogno. 🙂

  2. Probabilmente anche che ciò che più ci piace diventa stressante se vissuto come un obbligo,un’abitudine,un qualcosa in più di cui preoccuparsi.La passione deve essere liberazione.Non un pensiero in più.Quando lo diventa è bene prendersi una pausa,risolvere le questioni più importanti,dedicarsi ad altro e poi riprenderla in mano con l’entusiasmo e la voglia dell’inizio 🙂

  3. Io mollai il nuoto per il tuo stesso motivo.. non vivevo più. poi mi son resa conto che senza nuotare non so stare, cos’ un anno sì ed un anno no mi ritaglio 2 volte a settimana per quella vasca che mi ha dato tante soddisfazioni e dispiaceri in passato!

    1. Non ti offendere, ma io nuoto l’ho abbandonato da piccola e non ne sento la mancanza… Avrei voluto appassionarmici, ma purtroppo non ci sono riuscita. A seguirlo mi piace, a guardarlo dall’esterno mi appassiona, ma mettermi a fare tutte quelle vasche lo trovo davvero faticoso!
      Però ritengo che quando ci sia passione, la fatica non si senta affatto, ma solo tanta tanta energia. 😀

      1. Io lo amavo.. per me la piscina è il mio ambiente naturale! Ho fatto anche pallavolo, ma troppi impegni!

        ps: la passione è svanita solo quando (dopo anni) ho visto il mio corpo trasformarsi.. sembravo un uomo! lì ho capito che forse era meglio buttarmi su altro..e ciao nuoto! 😀

  4. Sai che anche io per circa 2 anni ho giocato a pallavolo dopo aver lasciao la danza? (In realtà diversi anni prima avevo anche fatto 2 estati di beach volley).
    Ero bravina, ma quando saltavo era palese il mio passato da ballerina ahahaha
    Ora ci penso, fatalità, avevo la divisa con la maglia rossa e i pantaloncini neri!

    1. Dai! Non lo immaginavo! Scommetto che giocavi come centrale… (sbaglio o la tua statura è piuttosto elevata?)
      Ma alla fine come mai hai lasciato anche la pallavolo?
      Ah, e le divise sono la parte migliore di questo sport! ahah 😆

      P.S. fantastico il beach volley!

      1. Hai azzeccato, giocavo come centrale 😛
        Ho smesso perchè giocavo per lo più a scuola, con la squadra della scuola, non praticavo questo sport molto seriamente con una società o qualcosa di simile. Quindi dopo il diploma non potevo più stare là, e in ogni caso sì, mi piaceva tanto, ma non mi dava quelle emozioni che mi dava la danza.
        Inspiegabilmente giocavo meglio a beach volley, è molto strano ma saltavo molto di più sulla sabbia.

        1. Anche io ho iniziato a scuola, ma poi, visto che mi piaceva, ho deciso di trasferirmi in una società più seria. Dopo due anni ho cambiato pure questa, perchè eravamo rimaste in poche, ed al momento gioco in un’altra società che, pensa!, si è recentemente fusa con la mia prima società.

          Io a saltare sulla sabbia sono una frana…lo trovo difficilissimo! Però, in compenso, sono più propensa a tuffarmi. E lo faccio prima sulla sabbia e poi al volo in mare! 😀

  5. eccomi….forse il più contento del tuo ritorno a questo sport sono stato io. Devo dire che mi sono mancati gli impegni sportivi del sabato e delle domeniche, le partite avvincenti, il tifo ed anche le chiacchiere a bordo campo. Riguardo il tuo stato di forma direi che continui a saltare tanto, hai perso un pò l’occhio sul pallone a discapito di ricezione e coordinamento/tempismo quando salti e schiacci.
    Ma per me …… sei sempre la migliore, in tutto, non solo nella
    pallavolo!!!
    TVB
    Marco

    1. Finalmente, eri il più atteso tra i commenti di questo post! 😀
      Invece l’attacco secondo me lo sto migliorando, forse non si nota perchè quando ho davanti il muro non lo sfrutto al massimo…anzi, lo limito molto. Sulla ricezione e la difesa devo ancora lavorare (in particolare sull’ultima), ma la prima va già meglio della seconda.
      E….grazie, grazie davvero per la tua opinione su di me. Mi rende sempre immensamente felice leggere queste tue parole.
      Ti voglio bene anch’io. Tanto, taaaaanto.

      Veronica

  6. Ora che hai ripreso non mollare, per nessun motivo.
    Io ho lasciato basket dopo 12 anni, nessun rimpianto, gli studi mi prendevano completamente, ed io ho sempre voluto dare ad essi la priorità. Bellissimo post, condivido completamente. 😉

    1. Che bello leggere nuovamente i tuoi commenti! 🙂
      Condivido anche io il tuo discorso sullo studio: lo ritengo il mio impegno principale e qualunque cosa mi impedisca di portarlo a termine come si deve, ahimè preferisco lasciarla stare.

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