Hugo Cabret [Martin Scorsese]

Un metafilm. Il cinema che parla di cinema. Un film che tratta di sè stesso.
E lo fa in una maniera del tutto originale: raccontando la storia di un orfano che vive nei recessi della stazione ferroviaria di Parigi dedicando il suo tempo alla riparazione di orologi, E che orologi! Proprio quelli che scandiscono la vita della stazione, quelli che regolano gli incontri tra i viandanti, le dipartite di cari e familiari, gli addi di amici ed amanti.
Se non ci fosse Hugo con i suoi ingegnossimi strumenti a monitorare l’andamento degli orologi, chi stabilirebbe gli orari di partenza ed arrivo dei treni, quelli pattuiti per appuntamenti o ancora quelli di chiusura dei vari e piccoli esercizi commerciali le cui serrande si aprono lungo i viali dell’enorme stazione centrale?
Ebbene, tra questi esercizi, uno in particolare attira l’attenzione del nostro Hugo Cabret (sì, “nostro”, perchè il personaggio di Hugo, già dopo i primi minuti d’inizio della pellicola, riesce ad apparire molto familiare). Si tratta dell’emporio di giocattoli, oggetti d’antiquariato, marchingegni e gozzoviglie varie del favoloso Ben Kingsley, personaggio che svela sè stesso solo al termine di questa adorabile storia. E che dire della magica biblioteca e del suo interessantissimo custode?
Insomma, appare abbastanza chiaramente che una delle caratteristiche peculiari del film sta nella vivace presenza di diversi “tipi”, figure e storie che si dispiegano sullo sfondo di una colorata stazione e alle quali lo spettatore si affeziona alla pari dei due tenerissimi protagonisti. Lui, il geniale e malinconico Hugo Cabret e lei, Isabel, l’amica avventuriera imbevuta della lettura di classici, nonchè strettamente legata a Papà George, nientepopodimenoche il proprietario del bazar di cianfrusaglie.

Va bene, niente più dettagli in merito alla trama. Renderebbero poco godibile il film e questo piccolo capolavoro non lo meriterebbe.
Capolavoro in quanto, a mio avviso, solo le atmosfere, le scene, le immagini potrebbero fare il film. Se fosse una pellicola muta, poco importerebbe. Ma non sottraetegli la macchina da presa perchè lo uccidereste.
Due sono gli elementi che principalmente mi hanno colpita. Primo: le inquadrature. Profonde, mai piatte, neppure nei frequentissimi primi piani. Secondo: i fumi, le esalazioni, i vapori. I fumi sudici delle fognature, quelli aromatizzati della pipa. I fumi densi delle locomotive, quelli fragranti delle briosches appena sfornate. Nuvole di condensa che fanno da sfondo ad ogni sequenza, contribuendo a creare quell’atmosfera onirica tipica delle favole, distintiva dei sogni.
E di cosa si tratta, in definitiva, se non di questo?

Aaaaaah, il potere del cinema…!

17 risposte a “Hugo Cabret [Martin Scorsese]”

  1. Wow, da come lo hai descritto non me lo posso perdere di certo! Non vedo l’ora di vederlo, grazie per il suggerimento!Spero che “i fumi” che hai descritto mi facciano lo stesso effetto proiettandomi all’interno della movie 🙂

  2. Bella recensione! Finora tutti i film che hai consigliato e che ho visto non mi hanno mai deluso, per cui spero di non perdermi neppure questo. Ciao, Annita

    1. Ah no? A me solo la copertina aveva lasciato stregata! 🙂
      Uhmmm, un bambino di otto anni…beh, non è propriamente scorrevole come film. Ci sono moltissime parti lente, moltissimi dialoghi, moltissimi richiami alla letteratura, al cinema del passato.
      Sai, ti direi che forse non è il film ideale per quella fascia di età.

          1. Credo ad un buon punto! 🙂

            P.s. Ho scoperto che Scialla è un film per il concorso ma è il quarto facoltativo 🙂 (se ricordi di cosa parlo…)

  3. Confermo: delizioso!!! Il cinema nel cinema, esaltandolo sempre più. e riportandolo ai tempi della sua nascita dove, per la creazione di quello che adesso sarebbe classificato come un banale effetto speciale, si lavorava per settimane. E poi Parigi, la tenera e romantica Parigi! ahhhhhh……. (sospiro :-))
    La cosa più bella del film??? Averlo visto con te…… hihihihihihihi!

    1. E’ vero, sono interessantissime quelle sequenze in cui il cinematografo si cimenta con i primi effetti speciali, senza avere neppure la remota idea di quello strumento che oggi rende tutto più semplice: il computer.

      Eeeeeeh, troppo gentile, grazie! 🙂 Lo stesso vale per me ovviamente.
      Lieta che abbia letto la recensione,
      un bacio.

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