Diario di viaggio: Paris

Au revoir France…

Una vocina nella mia testa pronunciava queste parole mentre stavo per decollare dall’aeroporto di Orly, dopo aver trascorso una settimana sul suolo francese.
Raccontarvi l’intero viaggio sarebbe pressoché impossibile. Impresa altrettanto difficile è quella di presentarvi solo gli aspetti salienti, poichè ve ne sono stati molti ed ognuno di loro meriterebbe un approfondimento a parte. Ma non posso certo evitare di scrivere un diario di viaggio, quindi farò del mio meglio: prometto di essere breve e concisa, sfodererò il mio dono di sintesi che tutti conoscete molto bene (tu, Veronica, sintetica??!! Sìcertocomeno) e che mi ha permesso di superare brillantemente l’esame (esatto, proprio quello che vi ho accennato prima della partenza).

Un attimo solo…
Ecco, mi occorreva questa: la mia moleskine/agenda.
Ora sì che possiamo partire.

PRIMO GIORNO, Martedì.

Arriviamo a Parigi con due ore di ritardo (causa nebbia nei cieli di Roma…d’oh!  Inizio bene con la stringatezza…) e raggiungiamo il nostro albergo servendoci di pullman e metro. Ci sistemiamo nelle camere, posiamo in bagagli ed in meno di dieci minuti siamo già fuori, pronti per un’iniziale visita alla città. Ci dirigiamo verso Montmartre; prima tappa: la basilica del Sacro Cuore. Prima, però, ci imbattiamo (…non per caso) nello stranoto Moulin Rouge, sito nel quartiere a luci rosse di Parigi, “spente” durante il nostro giretto pomeridiano. Arrivati ai piedi del Sacro Cuore ci stupiamo della calca di turisti seduti sulla scalinata o in piedi a scattare fotografie. Molti di loro riprendono un folle che, aggrappato ad un lampione, realizza straordinarie acrobazie con un pallone.
Decidiamo di salire sulla cupola per godere uno dei più splendidi panorami della città, considerando che Montmartre domina Parigi dall’alto di una collinetta.
Ancora due passi nel quartiere degli artisti, dove ammiriamo i soggetti di famosissimi quadri impressionisti – ad esempio la sala da ballo ritratta da Renoir, il Moulin De La Galette – e poi cena lungo il boulevard Haussmann, una strada larghissima e lunghissima che deve il suo nome al ministro responsabile della sistemazione urbanistica di Parigi durante l’epoca del Secondo Impero (recenti reminiscenze legate all’esame appena dato).
Al fine di concludere in bellezza la giornata, decidiamo di recarci a Trocadero, per fotografare il monumento simbolo di Parigi da una posizione forse un po’ troppo “turistica” e convenzionale, ma ad ogni modo favolosa.

SECONDO GIORNO, Mercoledì.

Ci alziamo di buona lena e dedichiamo la mattina alla visita dell’area della Torre Eiffel (che sarebbe il monumento simbolo di Parigi di cui parlavo poco sopra): saliamo fino al secondo livello ed abbracciamo con lo sguardo un panorama meno vasto rispetto a quello del Sacro Cuore, ma ugualmente invidiabile.
La giornata è stupenda, limpida e senza una nuvola; i parigini si sono dati alla pazza gioia e si sono gettati sui prati a prendere il sole, a leggere o fare un pic-nic. I giardini sotto la torre sono infatti pieni di persone e vi si respira un’aria salubre, gioiosa e di incredibile serenità. Consumiamo anche noi il nostro pranzo sull’erba e ci rilassiamo prima di dirigerci verso Les Invalides. Ci aspetta poi il Quartiere Latino dove ci concediamo una piacevole passeggiata prima nei Jardin du Luxembourg e successivamente all’ombra della Sorbona e del Pantheon. Spossati, ceniamo in un ristorante nella zona del Louvre, il quale è specializzato in soufflè dolci e salati il cui gusto ci lascia un po’ perplessi, pur apprezzandone l’originalità.

TERZO GIORNO, Giovedì.

L’intera mattinata (e forse anche qualcosina in più) è spesa per il Louvre, di cui non abbiamo ovviamente potuto vedere tutto. Oltre ai classici padiglioni – quelli dove sono conservate le antichità greche (Vittoria di Samotracia e Venere di Milo), le sculture italiane (Michelangelo ed i suoi Schiavi, Canova ed il suo Amore e Psiche), i dipinti del rinascimento nostrano (Leonardo da Vinci con… che ve lo dico a fare? Ma anche il Veronesi, Raffaello, Piero della Francesca, Tiziano) e quelli del neoclassicismo e romanticismo francese (David, Ingres, Géricault ed il mitico Delacroix) – visitiamo anche l’ala egizia, di una vastità impressionante con tanto di sfinge, sarcofaghi e mummie, e gli appartamenti di Napoleone (personaggio che, a dirla tutta, non mi è mai stato un granché simpatico).
Subito dopo ci dirigiamo verso Sua Maestà Notre Dame, la cui posizione, su di un’isola in mezza alla Senna, la rende particolarissima. Peccato per la piazza antistante dove è stata allestita una sorta di arena per concerti e spettacoli che celebreranno gli 850 anni della cattedrale. Entriamo dentro ma non saliamo, dato che preferiamo recarci verso una zona poco (o meno) conosciuta, quella del Canale St. Martin, che raggiungiamo dopo essere passati per la Piazza della Bastiglia, edificio oggi ricordato da un’imponente colonna.
Trascorriamo la sera lungo le Champs Elysee, immaginiamo di poter fare shopping in quelle boutique e in quei negozi-palazzo d’alta moda, godendoci infine gli affascinanti colori del cielo, tra il viola ed il rosa, dalla piazza dell’Arco di Trionfo.

QUINTO GIORNO, Venerdì.

E’ ora di lasciare Parigi… ma non per sempre! Vogliamo solo spendere la mattinata a Versailles, nella reggia più grande d’Europa. Il tempo, purtroppo, non è proprio dalla nostra parte e ci prendiamo una leggera pioggia mentre passeggiamo per i giardini. Altra delusione è data dalle fontane, spente non so per quale motivo, e dalle aree del palazzo chiuse alla visita ma mostrate attraverso vari video all’ingresso. Vabbè, non si può voler tutto.
Sul treno di ritorno (per chi fosse interessato ad informazioni più pratiche, Verasailles è raggiungibile con la RER C al prezzo di circa € 7 a persona) facciamo due conti con l’orario e consideriamo la possibilità di visitare il Musée d’Orsay, il cui biglietto, con ingresso a partire dalle 16.30, passa a tariffa ridotta. Così, dopo una visita alla libreria Shakespeare&Company (un posto splendido dove ho lasciato gli occhi), entriamo nel museo, ma ci rendiamo ben presto conto del poco tempo a nostra disposizione. Non riusciamo a vedere tutto (o, perlomeno, tutto quello che volevo vedere), ma io non mi perdo d’animo: essendo più piccola di 26 anni, posso entrare gratuitamente in tutti i musei della città e persino a Versailles non ho pagato alcun biglietto! Ecco perché il giorno dopo…

SESTO GIORNO, Sabato.

Ci manca un ultimo ma meritevole museo, quello dell’Orangerie, al quale dedichiamo un paio d’ore della mattinata. Se nella Galleria d’Orsay sono esposti  i capolavori dell’Impressionismo e del Post-Impressionismo, nel
Museo d’Orangerie sono ospitate, all’interno di due grandi stanze ovali, otto tele raffiguranti le Ninfee di Monet, uno dei miei artisti prediletti. Abbiamo inoltre la fortuna di trovare, come esposizione temporanea, una mostra sui
Macchiaioli italiani con dipinti di altissimo livello.
E qui ci riallacciamo al giorno precedente… Non potevo accettare di perdermi Van Gogh, Gauguin, Cézanne, Signac e Séraut solo perché avevamo tempi troppo stretti. Ecco che l’Orsay mi vede nuovamente tra i suoi visitatori in quello che sarà il mio ultimo giorno nella capitale francese. Lo concludiamo con una cena nel cuore di Montmartre, alla Maison Rose, un caratteristico bistrot dipinto dal pittore Utrillo (lo ammetto, non lo conoscevo, però all‘Orsay sono conservati molti dei suoi quadri).

“E gli altri due giorni della settimana?” Direte voi.

Beh, quelli ve li racconto in un altro post. Però vi anticipo che non abbiamo solo cambiato albergo e località. Siamo finiti in un nuovo mondo, su un altro pianeta… quello di Disneyland!

0 risposte a “Diario di viaggio: Paris”

  1. Ultimamante sono in fissa per Versailles e la Torre Eiffel! 😀 Della reggia c’è un documentario di sette anni fa circa che parla delle difficoltà incontrate per mantenere la struttura ed informare e intrattenere i visitatori; si chiama Versailles Uncovered e si dovrebbe vedere ancora su Entertaiment Fact. Altri si sono lamentati per la gestione in generale, così ho letto su internet. Ti consiglierei quasi di fare un viaggio a parte solo per Versailles da quello che ho visto ma parlo senza esperienza… 😕
    Per il resto che dire: Parigi è fantastica! Passerei una giornata solo a visitare le isole della Senna! 😀 (Un giorno lo farò…)
    Aspetto Disneyland! 😉

    1. Capisco perfettamente le tue fisse: la zona della Torre Eiffel è quella che mi è piaciuta di più. È meravigliosa!
      In quanto a Versailles, credo che un viaggio a parte sia eccessivo. Una giornata intera è più che sufficiente. Ci sono stata e posso dirti che della reggia fanno visitare solo una (minima) parte, mentre i giardini sono immensi e comprendono anche tanti altri edifici: il grande ed il piccolo Trianon, il villaggio all’inglese fatto costruire da Maria Antonietta. Non siamo riusciti a visitare tutti i giardini perché il tempo non è stato dalla nostra parte e le distanze da affrontare sono notevoli. Però siamo anche venuti via dopo pranzo, se ci fossimo trattenuti più a lungo avremo sicuramente girato quasi l’intero complesso.
      L’Ile de la Cité, dove sorge Notre Dame, è deliziosa. Ma ancora più deliziosa è l’isola dietro di lei, ideale per romantiche passeggiate…

      1. Be’ sì non parlavo di un viaggio di sette giorni ma di una giornata massimo due per godere a pieno della reggia e fare tutto con comodo (cosa che più ci penso…in lista, in lista! :D). Che dire; una meraviglia! Delle isole avevo letto qualche anno fa su Traveller e se sono rimaste un’incanto la decisione è presa 😉

  2. I ragazzi che danno spettacolo con il pallone sono molti in Francia. Ne ho visto uno anche quando sono stata a Marsiglia in particolare quando sono andata a visitare Notre Dame de la Guard! 🙂 Bellissimo viaggio.. vorrei tanto farlo anche io!
    Mi perdonerai se sono particolarmente indietro con i tuoi post.. ma cercherò di recuperare! In ogni caso questo non potevo perdermelo! (E nemmeno quello di Disneyland!)
    Au revoir,
    Laura

    1. Qui in Italia invece si vedono molto poco. Per questo mi hanno entusiasmata: sono bravissimi! Poi immaginati le loro acrobazie sullo sfondo del Sacro Cuore…
      Beh, posso capire che vorresti farlo. Era il viaggio dei miei sogni che ho avuto l’immensa fortuna di rendere realtà.
      Per Disneyland ci sto lavorando, devo solo mettere a punto le ultime cose e sarò pronta ad uscire! 😉

      P. S. Nessun problema per gli arretrati! Leggi quello che puoi e quando puoi ^^

  3. Adoro Parigi e vedo che di cose ne hai viste tante. Di Parigi, oltre alla bellezza dei suoi monumenti, mi piace l’atmosfera che si respira e che io paragono all’atmosfera che si respira a Firenze, non a caso adoro anche Firenze. I suoi boulevarde, i caffé con i tavolini fuori, gli artisti di strada, certe romantiche stradine cariche di storia e la gente che ci vive, insomma tutto fa di Parigi, secondo me, una città fantastica, meravigliosa e ci torno sempre volentieri.

    Hai fatto un bel giro, anche Verasailles è bellissima, con i suoi giardini e poi ho dei ricordi particolari che mi legano a questa città, sarà per questo che l’adoro? 🙂

    1. Non c’è dubbio: i viaggi sono fatti da memorie, si nutrono di esse e ricordarli talvolta potrebbe risultare più suggestivo che viverli direttamente. Parigi ammetto di averla girata piuttosto a fondo; avendo molto tempo a nostra disposizione abbiamo potuto visitarne anche le zone secondarie, passeggiare per viali meno noti e soprattutto soffermarci ad assaporare l’atmosfera che vi si respira, vivendo un minimo la città come farebbero gli stessi abitanti. Versailles, come ripeto, ha perso molto ai nostri occhi per via del maltempo e della chiusura delle fontane. Vorrei tornarci per addentrarmi meglio nei giardini e visitare angoli che non abbiamo potuto raggiungere.

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