Diario di viaggio: Siena, Firenze, Perugia.

Primo giorno, venerdì.
Partiamo di buon ora da Roma e tiriamo dritto verso Siena, dove parcheggiamo poco lontani da Porta Romana, uno degli ingressi alla città.
Piazza del Campo, alla quale si accede discendendo una delle strette vie laterali, è un grandioso colpo d’occhio, nel vero e proprio senso della parola: l’occhio, con un solo sguardo, non riesce ad abbracciare l’interezza della piazza talmente è vasta. Teatro del famigerato palio, la piazza è colma di turisti in qualsiasi periodo dell’anno, i quali si siedono nel suo centro di fronte alla Torre del Mangia del Palazzo comunale per mangiare un panino o semplicemente per farsi un pisolino.
Altro pezzo forte è il Duomo, al quale noi accediamo dal retro. Ma, salendo la suggestiva scala laterale, si giunge proprio di fronte alla facciata, caratteristica per le decorazioni in oro e l’uso di marmi colorati, specialmente in bianco e verde.
Un po’ ovunque (dentro il palazzo comunale, ai lati del duomo) troviamo il simbolo della lupa che allatta due fanciulli, i quali sembrano essere a tutti gli effetti Romolo e Remo. Da romani ci domandiamo cosa ci faccia la “lupa capitolina” a Siena ed andiamo così a cercare la risposta online: la leggenda narra che Siena sarebbe stata fondata da Senio, figlio di Remo, il quale, fuggendo da Roma insieme al fratello Ascanio per vie delle ire dello zio Romolo, avrebbe portato con sé il simulacro della lupa, trovando rifugio su una collina sopra il torrente Tressa. Qui i due si sarebbero stabiliti, edificando un castello, Castelvecchio, che corrisponde appunto al nucleo originario della cittadina. Soddisfatti della scoperta, lasciamo la deliziosa cittadina senese e riprendiamo la macchina per dirigerci verso Firenze. Qui ci aspetta Rossana di Pennelli Ribelli, la quale si dimostra gentilissima e disponibilissima nei nostri confronti, mostrandoci dove parcheggiare la vettura e dove prendere il bus che ci avrebbe portato in centro. La sfortuna vuole che quel venerdì fosse sciopero dei mezzi, a Firenze come a Roma, così Rossana, nuovamente con grande cortesia, ci accompagna fino a Piazza Beccaria, punto strategico dal quale poter arrivare in centro in una ventina di minuti a piedi.
Il nostro albergo è in una posizione invidiabile: via de’ Cerretani, praticamente di fronte a Santa Maria del Fiore. Dopo esserci sistemati in camera, ci tocca tornare a prendere la macchina per raggiungere il ristorante da noi prenotato. Molti di voi penseranno: “Ma chi ve l’ha fatto fare di posare la macchina o di prenotare un ristorante così distante?” Il fatto è che abbiamo comprato un coupon su Groupon e, poiché i ristoranti proposti a Firenze non ci convincevano per niente, abbiamo optato per un locale situato ad una quarantina di minuti dal capoluogo toscano, dove ci sarebbe aspettata una cena tipica. Nonostante lo sciopero, l’autobus passa e noi riusciamo ad arrivare alla macchina. L’enoteca La Rosa Blu a Quarrata ci fa trascorrere benissimo la serata: la cena è abbondantissima, rispetta in tutto e per tutto l’offerta pubblicizzata sul sito di Groupon e, sopratutto, è di buona qualità. Per il prezzo speso ci riteniamo più che soddisfatti. Rientrati a Firenze dopo mezzanotte, lasciamo la macchina nel posto consigliatoci da Rossana e ci risolviamo a prendere un taxi che ci conduce proprio sotto la cupola del Duomo.

Secondo giorno, sabato.
Ci svegliamo con calma (il giorno precedente ci aveva stancati parecchio) e dopo colazione usciamo in strada. Ci stupiamo della notevole quantità di turisti che c’è in giro. Pochi passi e siamo di fronte all’imponenza delicata di Santa Maria del Fiore, che con i suoi splendidi marmi colorati e la cupola di Brunelleschi (la più grande del mondo!) lascia davvero senza parole. Fotografiamo anche il campanile di Giotto ed il Battistero con la sua Porta del Paradiso, titolo scelto da Michelangelo una volta aver ammirato la meraviglia dei bassorilievi. Ci dirigiamo poi verso piazza della Signoria, dove svetta Palazzo Vecchio al di sopra della fontana di Nettuno. Prima dell’entrata, il Davide di Michelangelo sopporta da anni gli scatti di fotografi impazziti, molti dei quali non sanno di trovarsi di fronte alla copia dell’opera, il cui originale è conservato nella vicina Galleria dell’Accademia. Da lì a Ponte Vecchio, passando sotto i portici degli Uffizi, non sono nemmeno cinque minuti. Unicamente di orefici sono le botteghe che si incontrano lungo il ponte, che noi attraversiamo diretti a Porta Romana, da dove prenderemo il bus per arrivare a piazzale Michelangelo, il “Pincio” fiorentino. Qui si gode una vista mozzafiato della città, dalla quale spicca nuovamente il Duomo, come se fosse stato costruito in una scala diversi da tutti gli altri edifici. È un peccato che questo luogo sia trascurato e non indicato come parte degli turistici; o forse è una fortuna perché si evita la folla. Comunque i turisti ci sono (o “di turisti ce n’è“, volendo imitare la parlata fiorentina), magari quelli che, come noi, tornano per la seconda volta nel capoluogo toscano e dedicano una visita veloce al centro per privilegiare il resto. Questa volta pure io, infatti, mi concedo la visita di San Miniato al Monte, tralasciata durante il mio primo giro a Firenze qualche anno fa. Anche dalla terrazza della chiesa si può ammirare uno straordinario panorama, ma non bisogna dimenticare di entrare all’interno dell’edificio, il quale si rivela più affascinante di quello spoglio di Santa Maria del Fiore. Pare, infatti, che i fiorentini desiderassero mostrare agli altri la loro ricchezza (con fastose facciate), ma non avessero piacere a ricordarla a sé stessi. Ciononostante, i motivi geometrici, gli affreschi, le travi in legno colorato, i pavimenti e le colonne rendono San Miniato una perla da visitare ad ogni costo. Mi dispiace, ma, pur venendo solo un giorno a Firenze, questa chiesa deve essere una tappa obbligata. Al ritorno non prendiamo i mezzi, ma scendiamo a piedi: siamo diretti verso l’albergo per riposare schiena e gambe, tuttavia prima ci fermiamo a piazza Santa Croce, dove involontariamente sbuchiamo.
Una doccia ed una sistemata in stanza e siamo già di nuovo operativi. Giriamo per il mercato accanto alla chiesa di San Lorenzo e per quello che si sviluppa attorno alla fontana del Porcellino, il cui muso dorato sembra portare fortuna e di conseguenza, manco a dirlo, fotografie a non finire. Un po’ di shopping tra Ponte Vecchio e piazza della Signoria e chiaramente si fa l’ora di cena: non può mancare una bella e succulenta fiorentina, servita al sangue ed in tutta la sua inconfondibile tenerezza. Una bontà… ! Okay, io sono per i dolci, lo sapete, ma quando ce vo’, ce vo’.

Terzo giorno, domenica.
Prendiamo il 14 dalla stazione di Santa Maria Novella senza aspettare neanche un minuto e raggiungiamo la macchina, accanto alla quale ci aspetta Rossana, puntualissima e dolcissima. Oltre ad offrirci un caffè in una pasticceria che mi tenta fortemente con i suoi lussureggianti cornetti e brioche (ho resistito comunque alla tentazione dato che avevo paura di esagerare con il dolce…. Fra poco capirete perché) ed il passaggio in macchina, mi regala anche un delizioso segnalibro fatto da lei (e noi tutti sappiamo che fantastiche mani che ha) come souvenir del viaggio. Non credo di averla ringraziata abbastanza: non pensavo di conoscere una persona così disponibile, che mi accogliesse a braccia non aperte ma spalancate e che prendesse a cuore le nostre esigenze. È stato un piacere immenso incontrarla di persona.
Dopo esserci salutati, montiamo in macchina e torniamo verso sud… Solo che la nostra destinazione non è Roma, o almeno non subito. Un’amica mi aveva comunicato dell’Eurochocolate a Perugia, sicché (scrivo come i toscani, to’!) la tappa diventa obbligatoria! A dispetto dei miei timori, non troviamo affatto caos per il parcheggio, anzi. Posteggiamo la macchina tranquillamente e ci avviamo verso il Minimetro, una sorta di shuttle, di cabinovia su binari o di trenino sopraelevato, che supponiamo giunga in centro. Le previsioni si rivelano corrette ed in pochi minuti ci ritroviamo in corso Matteotti, nel mezzo di una fiumana di gente che cammina tra gli stand. Eh sì, ce n’è parecchia. Davvero tanta. Ma non ci scoraggiamo. Curiosiamo tra i banchi più golosi, raccogliamo la cioccolata di “scarto” dai blocchi modellati con lo scalpello per diventare sculture di cioccolato, degustiamo non solo dolci, ma anche il piacere di passeggiare per il centro di Perugia, città di stampo medioevale con alcuni edifici che sembrano quasi castelli.
Alla fine di una visita sommaria ma soddisfacente all’Eurochocolate, decidiamo di ritornare sui nostri passi ed ecco che sì, finalmente, dopo tre giorni intensi, ricchi di novità e bellezze, di piaceri e di fatiche, ecco che ci avviamo verso Roma: casa.

0 risposte a “Diario di viaggio: Siena, Firenze, Perugia.”

  1. Bellissimo tutto! 🙂 Io però il dolce lo avrei mangiato.. ahahahhah 😀 Spero ti sia divertita (ma penso di si!)
    Un abbraccio,
    Laura

  2. Che meraviglia! La Toscana è bellissima e hai visto le città più belle in assoluto. Purtroppo Perugia non l’ho mai vista ma l’Eurochocolate si fa anche qui, anzi a Trieste, e non me lo perdo per nessuna ragione al mondo! 😉

    P.S. Il sicché io lo uso spesso anche se non sono toscana. Mi avrà contagiato Dante …

    1. L’Eurochocolate a Trieste?! Non lo avevo mai sentito, sai? Beh, allora sarà facile venire dalle tue parti se ho il cioccolato come giustificazione… Quando si svolge la manifestazione?
      La Toscana è una regione che adoro, bella in tutti i suoi aspetti. E poi la parlata… Quel sicché mi fa morire, e anche quel si usato in luogo di noi 🙂

  3. Che bello questo diario di viaggio, sembra davvero di essere lì con voi (soprattutto a Firenze, eheheh 😉 ) A parte gli scherzi, belle descrizioni, dettagliate e pittoresche. A proposito, sai che le botteghe di Ponte vecchio in origine erano tutte macellerie? Poi i macellai furono mandati via perché gettavano gli scarti di macellazione in Arno, e da allora le botteghe furono adibite a rivendite di ben più nobili materiali… sicché ora c’è gli orefici (altra caratteristica della parlata fiorentina=verbo singolare e complemento plurale..ma si sarà strani?!?! 🙂 )

    p.s. :ooops: Ma così mi fai arrossire, sei trooooppo buona. E’ stato un piacere immenso conoscervi, mi sarebbe piaciuto però che ci fosse stato un po’ più tempo per stare insieme, magari farvi un po’ da Cicerone (anche se ve la siete cavata egregiamente) e trascorrere almeno una mezza giornata in vostra compagnia…vabbè, spero che ancora vi sia rimasto qualcosa da vedere e nel caso passassimo da Roma non ti scampi! 😀

    1. Grazie Rossana, è che Firenze mi è piaciuta davvero tantissimo, pur essendoci già stata una volta. Quest’anno, però, l’ho vista con occhi diversi si può dire. Ci ho pernottato, mi sono svegliata la mattina con il Duomo davanti ed i turisti per strada. E’ stata tutta un’altra atmosfera rispetto ad averla visitata toccata e fuga in una sola giornata. In più la compagnia, tua ed il mio ragazzo, mi ha reso più piacevole l’intero soggiorno. 🙂
      Interessante l’aneddoto di Ponte Vecchio, non lo sapevo! Si è proprio passati da un estremo all’altro, dai macellai agli orefici!

      La vostra “lingua” mi diverte tanto, è assolutamente unica nel suo genere! Verbo al singolare e soggetto al plurale sarebbe un’eresia per la grammatica ed un sacrilegio per una che come me studia linguistica. Al tempo stesso è così singolare ascoltarvi 🙂 Anche il “si” impersonale al posto del “noi” è qualcosa che mi diverte alquanto!
      “Si va a prendere un gelato…” 😉

      Mi raccomando per Roma, non tardare troppo questo viaggetto!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *