Monuments Men [G. Clooney]

Un’opera che rappresenta il classico esempio di film godibile e suscettibile, al termine di una più che piacevole visione, di giudizio positivo, ma che è costruita sui luoghi comuni tipici del cinema americano.
La filmografia hollywoodiana, si sa, è fatta di stereotipi. E’ cresciuta e si è fatta forte con loro. Ed ecco allora che non una, ma ben tre volte, si rimarca sul fatto che i francesi non sopportano sentir parlar male la loro lingua (quant’è vero, ma quanto è necessario sottolinearlo così a lungo?), così come non si può fare a meno di raffigurare i tedeschi come degli zotici, tronfi ed arroganti soldati. Chiaramente ciò non può che essere funzionale a far risaltare gli americani in una luce gloriosa, come se gli Alleati fossero loro e basta: nessuna menzione degli inglesi e velato (ma comunque palese) disprezzo anche per i russi, per i futuri nemici sovietici. Il nazista è alto, biondo, un uomo senza scrupoli, rispetto e pietà. Non fuma, non sorride e non ha tempo per divertirsi o vivere momenti di condivisione con gli altri nazisti. Sono tutti macchine da guerra, pensati per uccidere, pronti ad eseguire gli ordini e ad atteggiarsi come dei robot appena sentono pronunciare il nome del Führer.
L’americano è invece un soldato più sgangherato. Spesso è basso e tarchiatello, è un simpaticone, sfoggia la faccia da buon’uomo. Ha il vizio del fumo e della birra: anche in guerra non rinuncia alla sua sigaretta e alla sua bottiglia. In più riesce a sdrammatizzare nei momenti più critici, sa ridere anche quando qualcuno gli spara addosso con un mitra, rende tutto più una “commedia” perché il mondo crudele non è il loro, non è il mondo degli americani. Loro sono i salvatori di tutti i popoli, questo è ovvio, i liberatori di mezzo mondo (lasciamo stare che per “liberarlo” lo conquistano, suvvia!), i redentori dell’umanità ed i guardiani di pace e giustizia.

Spinti da questa indole così misericordiosa, ecco che mettono su una squadra di 6 uomini, i Monuments Men appunto, la cui missione è quella di portare in salvo le opere d’arte europee di cui i tedeschi stanno facendo razzia, per restituirle ai legittimi proprietari. L’obiettivo nazista è, invece, quello di convogliare tutti i capolavori depredati all’interno del Führer Museum a Linz, città natale di Hitler, ove egli ha intenzione di creare un suo tempio personale dell’arte.
Basato su una storia vera, il film di Clooney ha il merito (e qui basta davvero con l’ironia) di portare sullo schermo un aspetto della guerra mondiale noto a pochissimi (tra questi, coloro che hanno visto il documentario andato in onda su History Channel in occasione dell’uscita del film) e comunque non affrontato dai libri di storia. Si tratta di una pagina estremamente interessante, ricostruita peraltro con la maggiore attendibilità possibile, evitando, almeno in questo caso, di “strafare” alla maniera americana. Le cifre sono poi esorbitanti: migliaia e migliaia di opere d’arte rubate dalle loro collezioni private e nascoste all’interno di miniere tedesche, covi di tesori di inestimabile valore (anche perché erano pure “magazzini” di quantità notevoli di lingotti d’oro..).


La missione dei Monuments Men giunge alla fine con esito positivo, nonostante il sacrificio di due preziose vite umane, mentre quella del Clooney regista non soddisfa appieno. Pecca, a mio avviso, di una trattazione un po’ ingenua e troppo alla leggera di un argomento che poteva essere descritto con una cura più rigorosa. Ho detto ingenua e non superficiale, visto che ho apprezzato molto i numerosi dettagli di cui condisce il racconto, così come il ricorso a fotografie e documenti che attestano la veridicità di quanto narrato.
Il cast di star al lavoro nel film impedisce alle interpretazioni individuali di spiccare sulle altre, con il risultato che tutti hanno una parte, ma nessuno ne ha una. La migliore? Cate Blanchett. L’unica donna con un certo spessore tra questi uomini non proprio monumentali.

14 risposte a “Monuments Men [G. Clooney]”

  1. Mi hai incuriosito molto, ora voglio vederlo!!!!

    devo dire che Clooney come regista non è che mi dispiaccia molto, ho amato alla follia il suo Good Night and Good Luck, lo avete visto??

    1. No, ma colmerò presto la lacuna, perché un blogger dai gusti molto simili ai miei (http://lapinsu.wordpress.com/) me lo ha raccomandato caldamente, scrivendomi che profuma di anni ’50 come pochi altri film nella storia.
      Un altro film che profuma di anni ’50 é Il bruto e la bella: te lo straconsiglio se non l’hai già visto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *