Serate diverse, serate romane – Sorpasso

Arrivando da via Cola di Rienzo, via Properzio si prospetta lunga, larga e poco affollata. Forse perché il movimento si concentra tutto al Sorpasso, locale dedicato al vino, al caffè e alla cucina, come recita la targa in accoglienza, ideale per un aperitivo in pieno stile spagnoleggiante.

Gli spazi un po’ angusti, le bottiglie alle pareti, il bancone in marmo ed un laboratorio/cella a vista con prosciutto e affettati tagliati a mano, ricordano una taverna che si frequenta sopratutto per bere in compagnia. Magari in piedi. Magari tra amici. Magari in modo informale. Magari senza necessariamente passare le ore davanti ad un tavolo.
Eppure noi ci sediamo al bancone, su due comodi sgabelli in legno che riscaldiamo per quasi 3 ore, tra una chiacchiera e l’altra, un sorso di vino e l’assaggio di qualche tapa: perché gli stuzzichini che i camerieri offrono girando per il locale e facendosi largo tra la calca che lo affolla sono proprio simili alle tradizionali tapas spagnole, chiamate così a causa della loro originaria funzione di “tappare” il bicchiere (e di non stare appoggiate sul tavolo per… carenza di spazio?)
Di fronte alla carta dei vini rimaniamo perplessi circa la mancanza di alcune etichette regionali (la mia amica è una fiera campanilista pugliese) ma poi ci orientiamo su un bianco laziale che ci soddisfa pienamente. Il primo piattino di stuzzichini consiste in prosciutto crudo a dadini (per quanto mi riguarda, lo preferisco di gran lunga a quello affettato sottile!), sfoglie di formaggio stagionato e crostini di pane che però non ci fanno impazzire, mostrando una consistenza a metà tra il fritto ed il gommoso.

Continuiamo a chiacchiere e ci viene proposta una ciotolina di insalata di pollo, che estraiamo dal grande vassoio portato dal cameriere in giro nel locale, non tra i tavoli ma tra la gente per lo più in piedi o appoggiata al muro. I successivi stuzzichini sono frittatina di verdure, polpettine, crema di broccoli e bruschettine con pomodoro e mozzarella. Finito il piattino di benvenuto, ci arriva un secondo assaggio della stessa combinazione in cui il prosciutto viene sostituito dalla mortadella. Finito il vino, ce ne versano altro, finito l’altro, ci viene servito ancora, in un circolo vizioso in cui cerchiamo qualcosa da mangiare (che esce forse un po’ troppo lentamente dalla cucina) per non far salire troppo alcool alla testa.
Quando ci alziamo, gli stretti corridoi e ambienti del locale sono pieni di gente che chiacchiera con il bicchiere in mano; bicchieri che insieme alle voci fanno sentire il loro rumore anche nel marciapiede esterno dove, solo a fatica, riusciamo a crearci un canale di passaggio.
Quello che mi sento di dire sul Sorpasso é che l’atmosfera è certamente gradevole, originale, eccentrica per il panorama romano e distante dallo stile del quartiere Prati-Vaticano nel quale sorge. Se rievoca le ambientazioni popolose e caotiche, anche piuttosto folkloristiche e goliardiche, dei bar di tapas in Spagna (ricordo quello a Granada dove abbiamo mangiato il rabo de toro, seduti ad un minuscolo tavolino di legno traballante addossato alla parete in mezzo al caos degli ospiti in piedi davanti al bancone), è sicuramente vicino ad un modo nordico di vivere l’aperitivo, dove basta tenere in mano un bicchiere per avere il pretesto di uscire e trascorrere una serata.
Insomma, si respira allegria e leggerezza in questi pochissimi metri quadrati, comunque accoglienti e piacevoli, dove vale certo la pena fare nuovamente un salto.

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