Non l’ho ancora finito, è vero, e si può dire che la sua permanenza sul mio comodino duri ormai da diversi mesi, sormontato di volta in volta da altri libri, quelli che al momento leggo o studio, che più o meno regolarmente porto avanti e che in qualche modo concludo. Però non vuol dire che non lo stia leggendo, anzi. Procedo lenta, okay, vado avanti di poche pagine ogni volta (e ci sono volte che non lo apro nemmeno), però non lo sto dimenticando. È una lettura abbastanza pesante, spero possiate capirmi, impegnativa in quanto saggistica, non coinvolgente come un romanzo. Eppure hai i suoi pregi, o meglio i suoi effetti.
Noto, infatti, che da quando ho iniziato la lettura (cioè, quella che in realtà è un procedere a singhiozzi) de L’Interpretazione dei sogni, il caro dottor Freud mi sta aiutando parecchio a decifrare i miei di sogni. Come è ampiamente trattato in un capitolo dell’opera, tutto il materiale onirico che la nostra mente ci “proietta” durante il sogno deriva da un qualche tipo di fonte: ricordi infantili in primis, desideri subito dopo, ma anche incontri con nuove persone, frasi appena sentite pronunciare, per finire con associazioni psichiche talvolta assolutamente incomprensibili tra elementi di passaggio o comunque poco rilevanti della quotidianità. Insomma, le fonti di un sogno sono molteplici, diverse per qualità e per quantità ed in vari modi, secondo Freud, influenzerebbero il nostro inconscio, componente che emerge distintamente durante il sonno per rimanere invece sopito nello stato di veglia. Ebbene, alla luce di ciò che ho letto nel saggio, al di là di alcune teorie non da me condivise appieno, devo dare ragione al vecchio Sigmund. Sempre più spesso mi capita di trovarmi ad analizzare un mio sogno, magari il più recente o, qualora dovessi ricordarmelo, anche quello di notti precedenti, e mi sorprendo in grado non solo di farlo, ma di riuscirci con un certo grado di approfondimento! Diventa così estremamente razionale anche quella che per eccellenza è una manifestazione dell’inconscio, da sempre e per definizione oscuro. È chiaro che molte delle conclusioni che traggo al termine dell’analisi potrebbero essere scorrette o lontane dalla verità, ma provare a dare una spiegazione ad immagini apparentemente illogiche e slegate tra loro, oltre ad essere interessante, è affascinante. Mi sembra come di riuscire ad entrare più a fondo nella mia mente, nei suoi antri più oscuri e nei suoi recessi più inconfessabili. Chissà se, terminato il “mattone”, anziché sentirmi “pesante”, potrò godere di una maggiore consapevolezza dei processi mentali inconsci in atto dentro la mia testa ed acquisire dunque la “lieve” certezza che, almeno un poco, questi potrebbero essere controllabili.
Scrutatrice di nome e di fatto.
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