Tra dolce e salato

Se fosse stato per mio diletto personale probabilmente non mi ci sarei messa. È che quando sei chiamato a fare qualcosa il senso del dovere ti fa trovare spazi e momenti ai quali altrimenti non avresti pensato. 
Per evadere un ordine di catering pervenutoci all’inizio della scorsa settimana, ho dovuto trovare il tempo per preparare dolci e salati da consegnare al cliente. Per fortuna la mia mamma è sempre presente e si è quindi occupata delle crostate (che sono una garanzia perché solo lei sa farle così buone!). Io mi sono dedicata invece ai muffin e alla focaccia genovese che avremo poi farcito e tagliato in quadratini monoporzione. I primi li ho fatti ad occhi chiusi: sono semplici e veloci, sia a livello di preparazione che di cottura. Ecco la ricetta. 

Muffin di Nigella Lawson
(la cuoca americana che gira anche qualche programma su Gambero Rosso Channel)

SOLIDI: 

  • 250 g di farina 00
  • 180 g di zucchero
  • 2 cucchiai di cacao amaro (o amido di mais se volete farli bianchi)
  • 2 cucchiaini di lievito
  • 1/2 cucchiaino di bicarbonato
  • 150 g di gocce di cioccolato

UMIDI:

  • 250 g di latte
  • 90 g di olio di semi
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 1 uovo

PREPARAZIONE:

Mescolare con una forchetta tutti gli ingredienti solidi in una ciotola, quelli umidi in un’altra. Unire poi i composti amalgamandoli sempre con una forchetta, senza mescolare troppo.
A seconda delle dimensioni desiderate, versare il composto negli stampi/pirottini ed infornare a 200 gradi per una ventina di minuti.

N.B. Più piccoli sono i pirottini e dunque i muffin minore è il tempo di cottura.



La focaccia, invece, è stata un po’ più lunga, vuoi perché era la prima volta che mi cimentavo nella sua preparazione, vuoi per i tempi di lievitazione da rispettare e vuoi pure per il fatto che ne ho dovute impastare tre… un’intera mattinata è stata dedicata a loro. Non sono ovviamente mancati gli errori, prontamente redarguiti dalla capocuoca/pasticcera, dovuti al fatto che il lievito di birra presente in ricetta deve essere diluito all’interno della dose di acqua prevista dalla ricetta stessa e non in ulteriore quantità d’acqua. Il risultato è stato che la prima delle tre focacce presentava un impasto più liquido che ha richiesto più tempo di lievitazione e cottura. L’ho cotta in realtà un po’ troppo, sbagliando, ma sicuramente alla prima focaccia non sarebbero bastati i 15 minuti delle altre due, delle quali invece non ho di che lamentarmi. Per essere stata la prima volta, mi ritengo assai soddisfatta. Qui di seguito comunque la ricetta. 

Focaccia Genovese 

INGREDIENTI:

  • 600 g di farina manitoba
  • 500/600 ml di acqua tiepida
  • 40 ml olio EVO
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • 15 g di sale
  • 12,5 g di lievito di birra (mezzo cubetto)
  • acqua, olio e sale grosso per condire

PREPARAZIONE:

Unire gli ingredienti mescolando con una forchetta (sembra che non conosca altri attrezzi culinari… :P). Versare l’impasto in una teglia coperta con carta forno ed unta. Far lievitare fino al raddoppio. Quindi allagare il composto su tutta la teglia e far lievitare nuovamente per un’altra ora. Praticare poi delle fossette in superficie con le dita e cospargerle di sale grosso ed un emulsione di acqua ed olio. Cuocere in forno caldo a 200 gradi per 15 minuti.


Ed ora mi mancano i segreti più complessi dell’arte culinaria, quelli che la genitrice custodisce con gelosia e divulga (se lo fa!) con riluttanza. Perché non puoi preparare un Tiramisù così come capita o seguendo una delle tante dozzinali ricette online. No, non puoi farlo se prima non pastorizzi le uova con lo zucchero e prepari la famigerata base semifreddo secondo le tecniche del maestro Montersino… 

Diario di viaggio: Montefalco e Bevagna

Ho già spiegato nel prologo a questo post come questo viaggio sia il frutto del regalo di compleanno al mio ragazzo, amante della buona cucina e soprattutto fan incallito di Giorgione, noto cuoco del Gambero Rosso.

Risparmiamoci i dettagli sulla prenotazione al ristorante (obbligatoria indipendentemente dal giorno) chiamato La Via Di Mezzo e situato poco fuori le mura del borgo umbro di Montefalco, e veniamo a questi due piacevoli giorni di evasione.
IMG_4481_2Arriviamo a Montefalco un po’ più tardi del previsto, ma comunque in tempo per il check in all’agriturismo, a 5 km dal centro, in località San Marco. Giusto il tempo per accendere i termosifoni (il monolocale che ci hanno assegnato è gelido!) e posare gli zaini e siamo già fuori. Sono quasi le 20, è ormai buio, sembra notte fonda e rimaniamo stupiti dalla volta celeste che sovrasta i nostri occhi, così limpida e così vicina: uno spettacolo che ci lascia sempre senza parole. Facciamo un giro nella deserta Montefalco, circondata da mura e consistente in una deliziosa salitella che termina in una altrettanto deliziosa piazzetta. Ci domandiamo se anche il ristorante di Giorgione sia vuoto come lo è la cittadina ed i locali che si affacciano sulle sue vie. La risposta ci arriva appena mettiamo piede nel ristorante. La sala nella quale ci fanno accomodare avrà un paio di tavoli liberi su otto, mentre l’ambiente adiacente è tutto pieno. I camerieri ci spiegano il funzionamento del menù: fisso con antipasti a buffet, due primi, due secondi, due contorni e dolci della casa. Dopo aver ordinato le bevande, ci facciamo un giro tra gli antipasti, ricchi di verdure, affettati e sopratutto taglieri di formaggi di varie provenienze. Nel frattempo ci chiediamo dove sia Giorgione, se sia impegnato ai fornelli, se esca ogni tanto a fare un giro tra i tavoli… Anche questa volta non dobbiamo attendere molto per ottenere la risposta. Dopo poco infatti scorgiamo una figura camminare a ciondoloni, con la pancia enorme, esattamente come appare in televisione – senza trucco senza inganno signori! – che saluta i commensali raccomandandosi di non mangiare troppo pane con gli antipasti (eh, predica bene ma evidentemente razzola male!).
IMG_4484_2A noi augura buon appetito e subito dopo arrivano i due primi: tagliatelle con gorgonzola e noci e cavatelli con sugo alla Giorgione (la giovane cameriera non ci dice molto di più, ma utilizza l’aggettivo “sfizioso” oltre a menzionare qualche ingrediente: pinoli, pistacchi…). Ottimi i primi, ma non riusciamo a finirli, ben sapendo che ci aspettano altre quattro portate. Rimaniamo (o almeno io) un po’ delusi sui secondi, rappresentati da pollo ruspante e agnello al forno, accompagnati da patate arrosto (ognuna delle quali di dimensioni spropositate!) ed insalata. A questo punto, cosa alquanto rara, Armando sta scoppiando, io mi sono tenuta uno spazietto per i dolci, i quali in effetti si rivelano superlativi: torta di limone, mandorle e ricotta; torta di pinoli e cioccolato; brownies.
Dopo la foto di rito, una chiacchierata con Giorgione, amichevole e disponibile, e i dovuti ringraziamenti, ci incamminiamo verso la macchina, per fortuna parcheggiata un po’ distante, cosa che ci permette di digerire il pasto sostanzioso appena consumato. Armando è felice come un bambino di fronte ad una caramella ed io sono altrettanto soddisfatta di aver azzeccato il regalo. In quanto alla cena… Come sempre il primo premio lo assegno ai dolci! 😉
IMG_4492_2Il giorno dopo apriamo gli occhi intorno alle otto, dopo una bella dormita cullata dal silenzio del luogo. Facciamo colazione nell’agriturismo e conosciamo i proprietari che il giorno prima non erano presenti.
La prima tappa del giorno è la cantina Antonelli, il cui Rosso di Montefalco Armando aveva apprezzato la sera prima. Ci carichiamo in macchina un cartone e, prima di ripartire per Roma, ci concediamo una visita veloce (mooolto veloce, visto che i 4 gradi ci fanno scappare!) a Bevagna, altro paesino che, come Montefalco, appartiene ai cento borghi più belli di Italia. La passeggiata è molto piacevole, ci porta anche a scoprire che Bevagna è stata il set della famosa fiction Don Matteo in onda su Rai Uno.
Mentre intraprendiamo la strada di casa, salutiamo la bella campagna umbra con i suoi borghetti in collina e ci ripromettiamo di visitarla a breve, giacché diversi paesini mancano ancora all’appello…