Diario di Viaggio: la prima volta a Matera

Iniziamo il nostro viaggio la mattina del 28 luglio precisamente da piazzale a Conca d’oro, dove carichiamo la prima passeggera che ha risposto al nostro annuncio su BlaBlaCar. Le altre due le incontreremo nelle tappe successive, a Cassino e Benevento. La nostra destinazione finale è Ostuni, denominata la Città Bianca e conosciuta per essere la porta del Salento (anche se qui siamo in Alto Salento). Tuttavia, non possiamo evitare di fare una DSC_0034prolungata sosta a Matera, città dei Sassi e candidata a capitale europea della cultura nel 2019. Nonostante goda ancora di poca risonanza a livello turistico, Matera è qualcosa di veramente spettacolare. Incantevole, affascinante, suggestiva. Detiene quasi una fascino della rovina, decadente, cupo per certi versi. Teresa, che è materana di origine e viaggia con noi da Roma alla Basilicata, ci racconta la storia dei Sassi: abbandonati negli anni ’60, l’era del progresso economico, degli albori del consumismo, in cui vengono considerati dei luoghi in rovina, quasi arcaici, acquisiscono poi negli anni ’80 quel loro fascino macabro ed oscuro che li rende un antro misterioso, rifugio di tossicodipendenti e criminali. È a partire dall’arrivo dell’UNESCO, che decreta la zona patrimonio dell’umanità, che i Sassi vengono anzitutto ripopolati e poi valorizzati, ottenendo così il riscatto che meritano. Durante la visita ai sassi e alle chiese rupestri incastonate nella pietra, ci rendiamo conto che Matera è stata scenario di numerosi film, tra cui pellicole di Pasolini ed il recente The Passion. Non mancano infatti gli itinerari guidati nei luoghi in cui molte scene sono state girate. In effetti i vicoli tra i Sassi, le scale in pietra, il colore della roccia e l’architettura delle case ricordano molto una Gerusalemme o comunque una città del deserto, costruita quasi con la sabbia e pronta ad essere soffiata via dal vento all’improvviso. Aleggia continuamente e ad ogni passo questo senso di fragilità, di evanescenza, di una magia che prima o poi svanirà. A ciò contribuisce forse il fatto che non sono molti i turisti a calpestare le sue strade e che chiunque è portato a mantenere un rispettoso silenzioso mentre sale o scende le numerose scale. E probabilmente proprio per la paura di rovinare, con una parola di troppo, l’incantesimo in cui sembra di essere avvolti. Ma non bisogna nemmeno sottovalutare la posizione di Matera, o almeno della zona dei Sassi. Questi sorgono all’interno di un Canyon di dimensioni e profondità notevoli, cosa che rende il luogo così inaccessibile, come una città fantasma. 
Terminiamo con molto rammarico la visita con la promessa di tornare a vederla di sera, vestita di luci e di tutta un’altra magia. Forse la decisione di dormire una notte all’interno dei Sassi era più che valida, ma i programmi ci portano altrove: dobbiamo raggiungere Ostuni, dove ci tratteremo per cinque giorni e ci vizieremo con un po’ di mare e buon cibo pugliese.
Matera meritava però di essere ben descritta, e non ho comunque colto tutte le sue sfumature. Se mi sono dilungata troppo in quella che della vacanza è stata solo una breve tappa intermedia, è perché ci siamo pentiti di averle dedicato così poco tempo. Spero di essermi rifatta dedicandole un intero post… Nel prossimo, un resoconto della parentesi pugliese.

TO BE CONTINUED…

Diario di viaggio: la Piantata [IL SOGGIORNO]

 Eravamo rimasti al nostro arrivo a La Piantata, il cambio inaspettato di alloggio e la partenza per DSC 123_1raggiungere l’altra, imboscata e per il momento nascosta casa sull’albero. Lasciamo la nostra macchina in un parcheggio dall’altra parte della tenuta, ci invitano poi a salire su un pandino molto improbabile che si rivelerà un mezzo efficientissimo capace di arrampicarsi ovunque. Seguiamo il proprietario che sale invece a bordo di un suv. La strada si presenta esattamente come ci era stata descritta: ripida, impervia, sterrata e con tanto di guado da attraversare. Scavalcata la collina in una posizione quasi a 90 gradi distese immense di colore viola si aprono di fronte ai nostri occhi, campi sterminati di lavanda, non ancora nel pieno della fioritura, si arrampicano su svariate colline e si adagiano su ampie vallate. E proprio lì, in mezzo al tutto, o meglio, in mezzo al niente, si palesa un gioiellino architettonico che rimane sempre un po’ nascosto tra le fronde degli alberi. Si tratta di una deliziosa casa in legno costruita su una quercia maestosa (a detta del proprietario tra le più antiche d’Italia) ad 8 metri da terra. L’arredo interno consta di un grazioso letto a baldacchino, un bagnetto dal gusto molto rustico, una cabina armadio con frigo bar. All’esterno un terrazzino con tanto di tavolo e sgabelli treppiede e targa con i nostri nomi affissaDSC 080_01 alla porta di ingresso. La quercia si apre come i petali di una rossa e all’interno del nido creato dai rami che si allargano in ogni direzione è incastonata questa perla di casa che poi vanta di un panorama invidiabile: lavanda. Lavanda ovunque. Lavanda a perdita d’occhio. 
Trascorriamo gran parte del pomeriggio ad immortalare la casa in vari scatti, da tutte le angolazioni ed in tutti i modi possibili. Ma, per quanto ben riuscite, le fotografie non riusciranno mai a rendere l’incanto di un posto del genere, un angolo di mondo magico ed incontaminato. Inutile anche dilungarsi con troppe parole, sarebbero ridondanti e poco efficaci. Lascio il lavoro alle foto e alla vostra immaginazione. 
La sera ci muoviamo abbastanza presto per approfittare della luce del tramonto e fare due passi a DSC 107_01Tuscania, dove poi decideremo di fermarci a cena. La cittadina è circondata da mura e sfoggia il suo pezzo forte nel giardino terrazzato con panorama sulla valle circostante. Il fascino più suggestivo esce fuori di sera, quando il borgo si illumina e si tinge di un colore giallo pastello. Per raggiungere il MAG, dove ceneremo, posteggiamo la macchina un po’ fuori le mura e ci concediamo due passi. Passiamo davanti la fontana delle Sette Cannelle, proseguiamo verso la Torre di Lavello ed imbocchiamo poi il corso principale dove si trova il locale. Ordiniamo un mega tagliere misto di salumi e formaggi locali che ci servono insieme al pane sciapo, ottimo per far risaltare il gusto saporito dei prodotti che assaggiamo. 
La strada per tornare all’agriturismo è lunga pochi chilometri, con qualche curva e sopratutto poco illuminata. Ma la vera mancanza di luce la sperimentiamo una volta montati sul pandino e pronti ad affrontare il sentiero verso la Suite Bleue. Non mi sento per niente  tranquilla, ma per fortuna non abbiamo problemi a raggiungere la casa. Con un telecomando consegnatoci insieme alle chiavi accendiamo le luci esterne della casa ed i led blu che illuminano il tratto da percorrere a piedi tra la lavanda. Qualche luce in più sarebbe stata gradita visto che intorno le tenebre la fanno da padrone. Non avevo mai visto un buio così impenetrabile. foto
Una delle parti più belle del soggiorno consiste nel risveglio la mattina successiva. Civette e picchi che martellano con il loro becco i rami intorno alla casa sono la sveglia naturale. Usciti in terrazzo ci aspetta la colazione, consegnata in camera in un vassoio tramite una carrucola. Possiamo decidere se consumarla fuori o all’interno, ma essendo l’aria abbastanza frizzantina la mattina, preferiamo gustarci le primizie che ci offrono su un tavolini in legno pieghevole lasciato in dotazione. Lo sistemiamo davanti al letto e di fronte al televisore naturale: una finestra che si affaccia sul ramo più bello della quercia. Dire che sia stata una colazione da re è dire poco. Nel vassoio che ci consegnano, oltre a latte e caffè caldo, c’e l’imbarazzo della scelta: cornetti, confetture di pere, nashi ed uva fragola, miele alla lavanda, pane, biscottoni artigianali (di un buono…!) cereali con e senza cioccolato, fragole, spremuta di arancia, yogurt e zabaione. Ci gustiamo queste leccornie con tutta la calma del mondo, spiacenti di dover abbandonare di lì a poco la nostra dimora tra i rami. Ma non prima di aver lasciato traccia del nostro passaggio nel libro degli ospiti che ci troviamo poi a sfogliare sbirciando per un attimo nelle esperienze di chi ci ha preceduto. DSC 067
I commenti non permettono dubbi: tutti rimangono affascinati, stregati e catturati da un luogo simile. 
Il giorno dopo, rientrati a casa e guardate le foto, assaporiamo il piacere di essere di nuovo lì, sul tetto di un mondo profumato di lavanda. Ci sembra quasi di poter avvertire l’intenso e sensuale odore del legno di cedro canadese di cui è costruita la Suite. E sentiamo come un tuffo al cuore, un sussulto che è sintomo di desiderio di tornarci prima o poi.