Ai bordi di periferia, dove l’aria è popolare…

Non li ho mai apprezzati sul serio.
Ma ieri, mentre viaggiavo ad un orario insolito sulla metropolitana B, nella tratta in cui, dopo la fermata Piramide, questo mostro meccanico esce dal sottosuolo, non ho potuto fare a meno di osservarli con una certa ammirazione.
I raggi di sole penetravano dal finestrino di fronte al mio posto a sedere e coloravano di una luce magica tutti quegli edifici alti, di periferia, quei palazzoni della Garbatella, senza nemmeno un balcone, ma con i panni stesi all’antica fuori dal davanzale. Punteggiati di finestre con vista binari e cullati dal ronzio regolare di un treno in corsa.
Ce l’avemo solo noi… Direbbe qualche mio concittadino molto orgoglioso di esserlo. Ma in effetti è difficile dargli torto.
Non li ho mai apprezzati sul serio, ma questi palazzi che sanno di borgata, dall’architettura così anonima eppure tanto tipica dei quartieri rionali, hanno un qualcosa di particolare. Definiscono Roma e la rendono una città dai mille volti, le mille sfumature, dall’imponenza degli edifici in centro, alla semplicità povera e disarmante delle periferie che a tratti sono rimaste come una volta. Compresi i treni, con i loro vagoni ultradatati che conservano la storia di chi li ha costruiti.
È Roma, è la mia città. Dopotutto, è una grande città.

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Gazometro, Roma

Tra quei famosi sette colli…

Due giorni di Team Building a Circo Massimo.
Due giorni in cui scelgo il by foot (o on foot se vogliamo attenerci più alla formula tradizionale) per raggiungere via dei Cerchi partendo da piazzale Partigiani.
La prima volta frutto di una costrizione (il solito e puntuale guasto delle 8 del mattino di un giovedì lavorativo).
La seconda, per scelta.
E’ che ho scoperto che questa parte di Roma mi piace particolarmente.
E’ la zona che va dalla Piramide Cestia fino alla Bocca della Verità, passando per l’Aventino, il Circo Massimo e San Saba ed allargandosi poi verso le Terme di Caracalla…
Mi piacciono i larghi marciapiedi, gli ampi spazi, mi affascina l’architettura degli edifici, spesso nascosti dietro folte chiome che si arrampicano lungo scale o salite.
Non mi infastidiscono le foglie ai bordi della strada… magari fossero presenti in tutti i rioni capitolini, al posto di sigarette, cartacce, confezioni di merendine e rifiuti di vario genere.
Non mi disturba nemmeno il traffico, che pure c’è. Trovo che abbia i suoi spazi e che ogni cosa sappia essere al suo posto.
E’ verde, ordinata, piacevole, armoniosa.
Sì, armoniosa.
C’è quasi una musica, un’armonia portata dal vento e lasciata cadere, come una pioggia di note, sopra i tetti e tra le vie di questa magnifica parte di Roma.