Diario di viaggio: la Piantata [IL SOGGIORNO]

 Eravamo rimasti al nostro arrivo a La Piantata, il cambio inaspettato di alloggio e la partenza per DSC 123_1raggiungere l’altra, imboscata e per il momento nascosta casa sull’albero. Lasciamo la nostra macchina in un parcheggio dall’altra parte della tenuta, ci invitano poi a salire su un pandino molto improbabile che si rivelerà un mezzo efficientissimo capace di arrampicarsi ovunque. Seguiamo il proprietario che sale invece a bordo di un suv. La strada si presenta esattamente come ci era stata descritta: ripida, impervia, sterrata e con tanto di guado da attraversare. Scavalcata la collina in una posizione quasi a 90 gradi distese immense di colore viola si aprono di fronte ai nostri occhi, campi sterminati di lavanda, non ancora nel pieno della fioritura, si arrampicano su svariate colline e si adagiano su ampie vallate. E proprio lì, in mezzo al tutto, o meglio, in mezzo al niente, si palesa un gioiellino architettonico che rimane sempre un po’ nascosto tra le fronde degli alberi. Si tratta di una deliziosa casa in legno costruita su una quercia maestosa (a detta del proprietario tra le più antiche d’Italia) ad 8 metri da terra. L’arredo interno consta di un grazioso letto a baldacchino, un bagnetto dal gusto molto rustico, una cabina armadio con frigo bar. All’esterno un terrazzino con tanto di tavolo e sgabelli treppiede e targa con i nostri nomi affissaDSC 080_01 alla porta di ingresso. La quercia si apre come i petali di una rossa e all’interno del nido creato dai rami che si allargano in ogni direzione è incastonata questa perla di casa che poi vanta di un panorama invidiabile: lavanda. Lavanda ovunque. Lavanda a perdita d’occhio. 
Trascorriamo gran parte del pomeriggio ad immortalare la casa in vari scatti, da tutte le angolazioni ed in tutti i modi possibili. Ma, per quanto ben riuscite, le fotografie non riusciranno mai a rendere l’incanto di un posto del genere, un angolo di mondo magico ed incontaminato. Inutile anche dilungarsi con troppe parole, sarebbero ridondanti e poco efficaci. Lascio il lavoro alle foto e alla vostra immaginazione. 
La sera ci muoviamo abbastanza presto per approfittare della luce del tramonto e fare due passi a DSC 107_01Tuscania, dove poi decideremo di fermarci a cena. La cittadina è circondata da mura e sfoggia il suo pezzo forte nel giardino terrazzato con panorama sulla valle circostante. Il fascino più suggestivo esce fuori di sera, quando il borgo si illumina e si tinge di un colore giallo pastello. Per raggiungere il MAG, dove ceneremo, posteggiamo la macchina un po’ fuori le mura e ci concediamo due passi. Passiamo davanti la fontana delle Sette Cannelle, proseguiamo verso la Torre di Lavello ed imbocchiamo poi il corso principale dove si trova il locale. Ordiniamo un mega tagliere misto di salumi e formaggi locali che ci servono insieme al pane sciapo, ottimo per far risaltare il gusto saporito dei prodotti che assaggiamo. 
La strada per tornare all’agriturismo è lunga pochi chilometri, con qualche curva e sopratutto poco illuminata. Ma la vera mancanza di luce la sperimentiamo una volta montati sul pandino e pronti ad affrontare il sentiero verso la Suite Bleue. Non mi sento per niente  tranquilla, ma per fortuna non abbiamo problemi a raggiungere la casa. Con un telecomando consegnatoci insieme alle chiavi accendiamo le luci esterne della casa ed i led blu che illuminano il tratto da percorrere a piedi tra la lavanda. Qualche luce in più sarebbe stata gradita visto che intorno le tenebre la fanno da padrone. Non avevo mai visto un buio così impenetrabile. foto
Una delle parti più belle del soggiorno consiste nel risveglio la mattina successiva. Civette e picchi che martellano con il loro becco i rami intorno alla casa sono la sveglia naturale. Usciti in terrazzo ci aspetta la colazione, consegnata in camera in un vassoio tramite una carrucola. Possiamo decidere se consumarla fuori o all’interno, ma essendo l’aria abbastanza frizzantina la mattina, preferiamo gustarci le primizie che ci offrono su un tavolini in legno pieghevole lasciato in dotazione. Lo sistemiamo davanti al letto e di fronte al televisore naturale: una finestra che si affaccia sul ramo più bello della quercia. Dire che sia stata una colazione da re è dire poco. Nel vassoio che ci consegnano, oltre a latte e caffè caldo, c’e l’imbarazzo della scelta: cornetti, confetture di pere, nashi ed uva fragola, miele alla lavanda, pane, biscottoni artigianali (di un buono…!) cereali con e senza cioccolato, fragole, spremuta di arancia, yogurt e zabaione. Ci gustiamo queste leccornie con tutta la calma del mondo, spiacenti di dover abbandonare di lì a poco la nostra dimora tra i rami. Ma non prima di aver lasciato traccia del nostro passaggio nel libro degli ospiti che ci troviamo poi a sfogliare sbirciando per un attimo nelle esperienze di chi ci ha preceduto. DSC 067
I commenti non permettono dubbi: tutti rimangono affascinati, stregati e catturati da un luogo simile. 
Il giorno dopo, rientrati a casa e guardate le foto, assaporiamo il piacere di essere di nuovo lì, sul tetto di un mondo profumato di lavanda. Ci sembra quasi di poter avvertire l’intenso e sensuale odore del legno di cedro canadese di cui è costruita la Suite. E sentiamo come un tuffo al cuore, un sussulto che è sintomo di desiderio di tornarci prima o poi. 

Ogni cosa è illuminata.

Prima la disperazione, il crollo, l’ostinazione di non voler lottare unita all’errata consapevolezza di non esserne in grado.
Poi la rassegnazione forzata, l’accettazione di qualcosa che non si poteva cambiare ma si doveva tenere così com’era, seguita dalla noia, l’indifferenza, l’apatia e l’indolenza.
E poi ancora l’angoscia, l’ansia, la tensione, il nervosismo, l’intolleranza, l’insofferenza.
E alla fine non c’è che delusione, amarezza, dispiacere, non rimane che una pesantezza dell’anima ed un boccone disgustoso da dover digerire.

Fino a qualche ora fa desideravo solo sbarrarmi dentro una stanza completamente al buio e chiudere gli occhi per fare in modo che fosse ancora più buio.
Ma gli occhi fortunatamente li ho aperti e tutti i miei sensi si sono risvegliati.
Ogni cosa mi è parsa diversa, come se brillasse di una nuova luce.
Incredibile come il calore di una casa – colpita in pieno dai raggi del sole –  possa risollevare un morale schiacciato sotto la suola delle scarpe.
La cucina non mi è mai sembrata così luminosa; chissà, magari i miei hanno comprato dei nuovi pensili mentre ero via, o li hanno lucidati, verniciati…
Il bagno profumava di un pulito che non avvertivo da settimane, un aroma di fiori, rose mi è parso, come se fosse sbocciata la primavera all’interno di quelle pareti…
La mia stanza: così come l’avevo lasciata e come l’avevo quasi dimenticata. Niente fuori posto, tutto in ordine. Ed il piccolo calendario in legno sulla mia scrivania, quello sormontato da un gufetto e costituito da cubi da ruotare ogni giorno per formare la data corretta, segnava proprio il giorno del mio ritorno.