Quando il tempismo è una grandissima scemenza.

Sono fuori dal tunnel. Sono uscita dal vortice. E ho finito, almeno per questa sessione. Ma di scrivere non ho voglia, sono in attesa di qualcosa che non mi fa stare tranquilla… Vi lascio con un post scritto ormai un mesetto fa.
A presto!

Scritto il 2.01.15

Oggi, 2 gennaio 2015, ho cambiato il calendario della mia stanza. Ho avuto un giorno di ritardo, il che significa che idealmente era come se fossi rimasta per 24 ore ancora nel 2014. Ciò dimostra quanta importanza dia a questa corsa al nuovo anno, basata su un conto alla rovescia assolutamente arbitrario e meramente convenzionale. Il mio orologio segnava già le 00:01 quando Armando al microfono ha dato inizio al count down, collegato – pare – con il sito ufficiale della NASA. Il fratello di Armando era a Londra il 31 dicembre, dunque avrebbe festeggiato l’inizio del 2015 un’ora dopo di noi, brindando allo stesso anno, il 2015 “italiano”, cominciato però 60 minuti più tardi. Intanto il mio telefono si stava riempendo di messaggi di auguri mentre il count down era ancora in corso, e quando io ho inviato i primissimi auguri alle persone più care, magari queste stavano ancora fremendo nell’attesa che scattasse la mezzanotte per stappare lo spumante. Senza parlare poi di tutti coloro che devono aver consumato cotechino e lenticchie già diverse ore prima di noi (se vogliamo mantenerci fedeli alle tradizioni occidentali).

E se decidessimo che l’anno nuovo iniziasse il 15 agosto? Guarda un po’, l’anno prossimo festeggio in estate, così mi evito tutta questa euforia puramente indotta del 31 dicembre. Anzi no, mi aggrego alla Nuova Zelanda e faccio il “pranzone” dell’ultimo dell’anno, tanto legittimamente il 2015 entra già a quell’ora nell’emisfero boreale dalle parti dell’Australia. E perché non prendere come riferimento il primo Paese nel mondo in cui scatta la mezzanotte ed innestare una serie di festeggiamenti a catena in tutto il resto del pianeta, indipendentemente dal fatto che sia giorno o notte, ora di pranzo o della merenda? Tanto la globalizzazione c’è, non venite a dirmi che abbiamo di questi problemi. Mi preciserete che sarebbe complicato a livello di calendario, orari, consuetudini che regolano la fine di oggi e il principio di domani. Tutta questione di come ci siamo accordati per far girare questo mondo in maniera intuitiva, senza dovere impazzire.

Alla fin fine le convenzioni sono utili, ovvio, semplificano la vita, facilitano la convivenza reciproca delle popolazioni.
Eppure ogni tanto mi stanno stretti questi accordi, come se fossero dei paletti che imponiamo per nostro comodo alla natura. Ho come l’impressione che a volte l’anticonvenzionale sia più autentico.

Diario di viaggio: Carinzia

Non vi avevo annunciato di questo viaggio perché ci sono stati fino all’ultimo dei ripensamenti e non eravamo proprio certi di partire. Ma tant’è. Il 5 gennaio ci imbarchiamo in macchina, carichi di valigie, attrezzatura da sci, mangime e cioccolate (in montagna non possono mai mancare!) e nel primo pomeriggio arriviamo a destinazione: IMG_4560Sonnleitn, località sciistica parte del più famoso e grande comprensorio della Carinzia: Nassfeld Hermagor. Ci vuole poco ad ambientarci al clima – meno freddo di quanto ci aspettassimo – alle piste e agli impianti, se non fosse che un maledetto problemino muscolare alla schiena mi tiene bloccata due giorni dopo l’arrivo. E così la giornata più bella per sciare – di quelle giornate in cui splende sovrano il sole e lo sguardo spazia senza confini da una cima innevata all’altra, mentre le piste risplendono di piccoli cristalli illuminati sotto il cielo terso – me la sono persa. Fortuna nella sfortuna, proprio a Sonnleitn ci rivolgiamo ad uno studio ortopedico e di fisioterapia, dove il canuto Doktor Gerd Köhler mi fa una diagnosi a fronte della mia spiegazione e annuisce sicuro con il capo ad ogni mia parola, come di chi sa il fatto suo. Mi somministra una pDSC 057untura di cortisone nella zona “del delitto” e mi fa tornare il giorno dopo per un controllo, non prima avermi messo distesa su un lettino per la “heating therapy“. Ad ogni modo, non vorrei dilungarmi troppo su questo aspetto della vacanza, quindi volgiamo pagina ad un capitolo più interessante. Nel mio giorno da invalida sfrutto comunque lo Skipass, prendo gli impianti di risalita senza sci ai piedi, ma con i soli dopo sci. Arrivo con mamma, la quale mi fa volentieri da assistente rinunciando ad una giornata sulle piste che comunque non ama, a Tropolach, paesino a 600 metro raggiunto dalla Millenium Express, la cabinovia con il percorso più lungo delle Alpi. Speriamo di trovare un market che venda qualcosa di diverso dai würstel, che invece ci vengono riproposti in tutte le salse e che decidiamo comunque di comprare per l’ultima cena nell’appartamento preso in affitto. Restando in tema “cibo”, ogni viaggio è per noi occasione per DSC 029provare specialità locali, in questo caso carinziane che, come potete immaginare, prevedono (oltre ai würstel) Kartoffeln di vario genere e carne, tra cui la famosa Wiener Schniztel. I maschietti apprezzano molto le Rippalan, le costolette di maiale diffuse largamente anche nel mondo americano, ma che qui pare abbiano un sapore speciale. Con la mamma assaggiamo invece diversi dolci, tra cui lo Strudel di mele (Apfelstrudel), i Krapfen (bomboloni fritti ma molto leggeri, ripieni di marmellata di albicocche) Mohr im Hemd (tortino al cioccolato servito con panna e gelato alla vaniglia) ed un dessert che – credetemi – è davvero terribile! Si tratta dello Germknödel, uno gnocco dolce che a vederlo pare avere un aspetto delizioso, tutto coperto di crema alla vaniglia. Poi però, aperto, rivela al suo interno una composta di prugne con un sapore molto intenso ed una pasta eccessivamente dolce che stomaca al secondo boccone. Per di più, la salsa ala vaniglia, oltre ad essere poco densa per i miei gusti (ma a loro piace così.. “runny“!) è pure troppo zuccherosa ed è guarnita con una polvere nera che sulle prime non identifico.. Mia mamma insiste che si tratta di cacao, ma poi, appena mi collego ad una rete wi-fi, cerco la ricetta su internet e scopro chDSC 069e in realtà parliamo di semi di papavero. Comunque, da non consigliare a nessuno! Infine, la scoperta culinaria più piacevole sono gli Spätzle, in particolare i Käsespätzle, una pasta fresca preparata in un modo particolare e condita con formaggio, cipolla croccante, fettine di speck, servita direttamente in una padellina di ghisa e gratinata. Una goduria, credetemi sulla parola!
E insomma, se oltre alle parole volete credere anche su qualche immagine, eccone qui una serie, dai selfie ai piatti ai panorami delle vette alpine, che ti lasciano sempre e comunque con il fiato sospeso.
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