Sotto i riflettori.

E’ un pomeriggio come tutti gli altri, di quelli in cui sei bloccata nel traffico e non vorresti altro che tornare a casa. In quel pomeriggio squilla il cellulare. Chiamata inaspettata. Numero privato.
“Sto guidando, scusi. Richiamo tra pochi minuti”
Per fortuna sei quasi arrivato a destinazione. Per fortuna trovi anche parcheggio. Ti fermi, liberi te stessa dalle cinture ed i tuoi piedi dai pedali e ricomponi il numero. La risposta dall’altro capo del telefono arriva immediatamente.
“La contattiamo dagli studi Rai per comunicarle che è stata selezionata come concorrente per la nostra trasmissione”.
Incredulità, stupore. Scambio veloce di dati ed informazioni tecniche. Riceverà in seguito una mail con maggiori dettagli, mi viene detto. Ed intanto, in fibrillazione, sondo il terreno tra famiglia ed amici per decidere chi sarà il mio accompagnatore.

Il giorno della convocazione, un assolato lunedì mattina, arriviamo agli studi DEAR con largo anticipo. Ci fanno il pass ed entriamo. Ha inizio così l’emozionante fase del pre-puntata.
Siamo subito condotti in un camerino dove svuotiamo le valige (dovevamo portare 3 cambi d’abito a testa!) e facciamo conoscenza con gli altri concorrenti. L’atmosfera è amichevole e rilassata; solo più avanti inizierà a farsi sentire la tensione. Gli accompagnatori sono paradossalmente più emozionati di noi concorrenti. Il primo step del pre-puntata è il colloquio conoscitivo, due semplici chiacchiere per rompere il ghiaccio e rendersi spigliati davanti alle telecamere. Poi via al trucco e parrucco! Tornati nel camerino ci fanno mangiare, sebbene la fame sia l’ultima sensazione che avvertiamo in quel momento, e ci fanno indossare uno dei look che nel frattempo le costumiste hanno scelto per noi.
Ci siamo quasi. Manca solo la fase di copertura dei marchi sui nostri abiti (per evitare pubblicità esplicita) e chiaramente la foto di gruppo nel camerino.
Ma ora si scende in studio.
Ancora un briefing su quello che accadrà e sul come dovremo comportarci in trasmissione, oltre ad una serie di raccomandazioni sull’essere sempre sorridenti. C’è poi la prova microfono e finalmente l’entrata in studio, di un bianco abbagliante e di una luminosità accecante. Almeno così mi è sembrato. Ma probabilmente, presa dall’emozione, dall’ansia e dalla tensione di andare in onda, non avevo percezioni oggettive della realtà che mi circondava.
Adesso è veramente tutto pronto. Si inizia a girare. Non stiamo più scherzando. Siamo in televisione, nel programma preserale più seguito di tutta Italia.
La telecamera punta su di te, Carlo si rivolge a te, il pubblico da casa è concentrato su di te. E allora vai con un sorriso e si aprono i giochi.

Il resto, se siete soliti guardare l’Eredità a quell’ora, lo conoscete già.

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Premio Dardos; varie ed eventuali.

L’intento primario di questo post è quello di ringraziare due colleghe blogger, nello specifico Angela e Marisa, entrambe le quali mi hanno nominata per assegnarmi il premio Dardos. Devo dire che non lo conoscevo fino a qualche giorno fa, quando – come spesso accade con tutto ciò che è nuovo e diventa improvvisamente familiare – dopo averne letto sul blog di Angela, me lo ritrovo anche su quello della prof-collega-blogger Marisa. Insomma, da zero a mille!
premio-dardos1Purtroppo però, più che accettare il premio (cosa che non è obbligatoria ma che comunque mi fa un gran piacere), postare il suo logo e linkare i blogger che me lo hanno assegnato, non posso fare altro. Le nomination, previste dal regolamento del singolo premio nell’ordine di 15 blogger, sarebbero poi il doppio! Oltre a non avere 30 persone che ritengo idonee ad essere nominate, mi sembrerebbe di dare il via ad una catena infinita di passaggio del testimone… Insomma, mi fermo al primo punto del regolamento ed invito chiunque legga o leggerà questo post a sentirsi libero di accettare il premio e proseguire sulle sue pagine la catena.
Il tempo mi è tiranno in questo momento (si può usare questa costruzione con un oggetto indiretto??), tant’è che non faccio altro che pubblicare bozze arretrate e, di tanto in tanto, mantenere fede al mio impegno con la redazione di Libri in Metro pubblicando recensioni di lettori-pendolari. In più – lo avrete notato – sono mesi che non frequento i vostri blog, i cui post sono tutti segnati da leggere nel mio feed RSS, accumulandosi di giorno in giorno sempre di più.
Prima o poi mi rifarò, prometto. Più “poi” che “prima”, dato che…

Ed ora arriva il secondo fine per cui sono stata spinta a scrivere questo post. Nel periodo di Pasqua una partenza mi attende e non sarò dunque presente, per alcuni giorni, sul web. Al mio ritorno non so invece cos’altro mi terrà occupata, ma ho tanto l’impressione che si metterà in mezzo l’università…
Un periodo di totale assenza da tutto e di isolamento dal mondo, ecco cosa mi ci vorrebbe. Forse è il caso che progetti una vacanza nel deserto per quest’estate, o in qualche isola equatoriale nel bel mezzo del nulla o magari dispersa nell’inesplorata immensità dell’oceano. Voglio giungere al punto in cui la noia mi assalirà ed il dolce far nulla arriverà a nausearmi, come avviene con l’odore di fragole o di zucchero filato il cui solo pensiero mi fa venire mal di stomaco. Aaaah, già sento la mia pancia che si rivolta su sè stessa…
Devo pensare ad altro! Okay, vado a preparare le valigie prima che tra l’altro sia troppo tardi.
Ci si legge dopo Pasqua signori! Auguri per questa festività ed il 25 aprile!