La delusione, il vuoto dell'anima

[…] Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal Wreck, boundless and bare
The lone and level sands stretch far away.
Percy Shelley, Ozymandias

Niente.
Non c’è più niente da fare.
Chiuso, morto, sepolto.
Eppure fino a poco fa una piccola speranza c’era, uno spiraglio di luce al quale mi tenevo stretta, aggrappata, convinta che si sarebbe poi spalancata la porta dalla quale trapelava tale luce.
Invece adesso il buio. L’oscurità totale, l’oblio.
Non che non abbia provato, tentato, giocato tutte le carte.
Non mi sono arresa, no. Ho lottato, ho ottenuto una rapida quanto fugace soddisfazione, foriera di una tenue speranza poi brutalmente delusa.
E ora? Non c’è spazio che per la rassegnazione, la dura accettazione di qualcosa che non si riesce a concepire. L’apatia. Il disinteresse verso tutto il resto. L’indifferenza. La malinconia. Il disgusto.
Le giornate di sole non scacciano la nostalgia ed i brutti pensieri. Anzi. Non faccio altro che tornare con la mente a quei momenti di euforia, esaltazione, aspettativa, trepidazione. Memorie spensierate, ricordi di occhi che brillavano, di immagini che galoppavano lontano.
Nulla di tutto questo esiste più.
Il deserto forse? Magari, neanche quello. Significherebbe essere in attesa di qualcosa, di una fioritura o di un più atroce destino.
No, non ho più nemmeno la possibilità di aspettare, non godo del diritto di sperare.
L’orologio si è fermato, le sue lancette si sono atrofizzate.
Io sono caduta in un baratro e non vedo alcuna luce.