Diario di viaggio: Vienna

Gli aeroporti e le stazioni sono luoghi che mi hanno sempre affascinato. Sono a mio avviso di un interesse estremo per la loro fitta concentrazione di persone con vite alle spalle e destini di fronte molto diversi tra loro, eppure accomunate da un unico momentaneo obiettivo – una partenza o un arrivo. E’ vero anche che si tratta di luoghi molto neutrali, o se vogliamo universali. Sono simili in qualsiasi città essi si trovino e, al di là della lingua straniera mostrata sulle segnaletiche, nessun altro dettaglio costituisce un valido indizio per scoprire  in quale Paese siamo arrivati.

Quando sono atterrata a Vienna venerdì sera, oltre ad essere tarda notte e ad accusare una stanchezza notevolmente accumulata durante la settimana passata, non ho avuto la sensazione di trovarmi in uno Stato straniero.
E’ stato solo quando il taxi ha iniziato a sfrecciare sulle strade enormi e super moderne della città, con carreggiate ampie e luminose, recanti cartelloni stradali digitali e limiti di velocità lampeggianti in tutta la loro maestosità, che ho capito di trovarmi effettivamente in Austria.

Vienna è – banalmente – una città dallo stampo e dal suono imperiale. Parlo di suono perché gli edifici sembrano rilasciare soavi note di valzer mentre si cammina con il naso all’insù per le vie del centro.

La nostra prima tappa è il Castello di Schönbrunn, poco distante dal centro cittadino e raggiungibile comodamente con un bus o tramite le vie sotterranee della U-Bahn. Residenza dell’imperatore Francesco Giuseppe e della sua amatissima consorte Elisabetta – meglio nota come Principessa Sissi – Schönbrunn è solenne, elegante e sontuoso. Di grandissimo impatto sono i giardini esterni, leggermente in salita, dai quali si gode un gradevole panorama della città. Il Grand Tour – costo del biglietto 16 euro (riduzioni previste per studenti sotto i 26 anni) – consta di un percorso di quaranta camere, tra studi, gabinetti, camera da letto, gallerie sale da pranzo e di rappresentanza, stanze delle guardie e saloni dedicati al ballo e ai concerti. Emozionante è il salotto dove un giovanissimo Wolfang Amadeus Mozart tenne il suo primo concerto, al cospetto dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria che lo mise alla prova facendolo suonare con la tastiera coperta.

Rientriamo in città per visitare Stephansplatz dove sorge lo Stephansdom, la cattedrale di Vienna, una delle chiese più alte al mondo. Lo stile gotico, l’altezza dei soffitti e l’innalzamento delle guglie lasciano davvero basiti. E’ possibile salire con gli ascensori fino alle sommità del Duomo, ma è altrettanto affascinante perdersi lungo le arterie circostanti, dove ogni edificio è un’opera d’arte.

Tappa obbligata e meritata, per un ristoro che a lungo agognavamo, è l’Hotel Sacher, la culla boutique dove la ricetta dell‘Original Sacher-Torte ha avuto i natali. Già mettersi seduti è un’impresa: la fila è ordinata, scorre alquanto velocemente e la caffetteria non viene mai riempita fino all’orlo di turisti, per mantenere una certa atmosfera di esclusività. Si entra in una sorta di atelier, dove le Sacher sono confezionate in preziosissime scatole, incartate con raffinatezza ed esposte con altrettanta cura sugli scaffali della boutique. Al tavolo una fetta di Sacher Torte viene 7,50 euro; consiglio di accompagnarla con cioccolata calda sono – 6,50 euro. La torta è morbida, delicata, il pan di spagna è umido quanto basta, la marmellata è assolutamente bilanciata con la glassa di cioccolato fondente che è lucente e perfetta, intensa e compatta. Ovviamente si tratta di una ricetta tramandata da secoli e rimasta assolutamente segreta.

Passando davanti alla Staatsoper, il celebre teatro dell’Opera di Vienna, concludiamo la giornata di visita e rientriamo verso Neubaugasse, il quartiere universitario della città.

Il giorno seguente ci aspetta il Belvedere, altra residenza asburgica in città, oggi sede di un museo d’arte che raccoglie opere del calibro di Klimt, Schiele, Munch. Il biglietto d’ingresso è di 16 euro (anche qui sono previste riduzioni a 13,50 euro per studenti) e dà accesso ai 3 piani di esposizione, il più famoso e visitato dei quali è quello che ospita il celebre Der Kuss del pittore viennese Gustav Klimt.

Seconda tappa, il Rathaus, edificio del Municipio, che sbalordisce ancora una volta per la stupenda architettura gotica. Nella piazza antistante, l’atmosfera è radiosa, complice una splendida domenica di sole. E’ installata una pista di pattinaggio fatta di tunnel e cunicoli ed è allestito una sorta di villaggio gastronomico con casette di legno ove si cucinano le specialità austriache: dai Knödel alla Wiener Schnitzel, dagli Spätzle ai Wurst e alla Kartoffelnsalat. Snack dolci e salati come Krapfen, Breztel accompagnati da Glühwein, sono in bella vista nei chioschi affollati.

Salutiamo Vienna passeggiando attraverso il MuseumsQuartier  e fotografando i due musei che troneggiano attorno a Maria-Theresien-Platz. Si tratta del Naturhistorisches Museum e del Kunsthistorisches Museum, edifici barocchi di estrema bellezza.

Il tragitto verso l’aeroporto è agevole grazie a CAT, il City Airport Train, che da Wien Mitte collega in 16 minuti il centro della città al suo aeroporto. Consiglio vivamente il servizio, valido, preciso e di una efficienza unica. Il biglietto di unica tratta costa 11 euro, ma è possibile acquistare sia l’andata che il ritorno in un’unica soluzione sul sito (https://www.cityairporttrain.com/) per un totale di 19 euro.

Diario di viaggio: Carinzia

Non vi avevo annunciato di questo viaggio perché ci sono stati fino all’ultimo dei ripensamenti e non eravamo proprio certi di partire. Ma tant’è. Il 5 gennaio ci imbarchiamo in macchina, carichi di valigie, attrezzatura da sci, mangime e cioccolate (in montagna non possono mai mancare!) e nel primo pomeriggio arriviamo a destinazione: IMG_4560Sonnleitn, località sciistica parte del più famoso e grande comprensorio della Carinzia: Nassfeld Hermagor. Ci vuole poco ad ambientarci al clima – meno freddo di quanto ci aspettassimo – alle piste e agli impianti, se non fosse che un maledetto problemino muscolare alla schiena mi tiene bloccata due giorni dopo l’arrivo. E così la giornata più bella per sciare – di quelle giornate in cui splende sovrano il sole e lo sguardo spazia senza confini da una cima innevata all’altra, mentre le piste risplendono di piccoli cristalli illuminati sotto il cielo terso – me la sono persa. Fortuna nella sfortuna, proprio a Sonnleitn ci rivolgiamo ad uno studio ortopedico e di fisioterapia, dove il canuto Doktor Gerd Köhler mi fa una diagnosi a fronte della mia spiegazione e annuisce sicuro con il capo ad ogni mia parola, come di chi sa il fatto suo. Mi somministra una pDSC 057untura di cortisone nella zona “del delitto” e mi fa tornare il giorno dopo per un controllo, non prima avermi messo distesa su un lettino per la “heating therapy“. Ad ogni modo, non vorrei dilungarmi troppo su questo aspetto della vacanza, quindi volgiamo pagina ad un capitolo più interessante. Nel mio giorno da invalida sfrutto comunque lo Skipass, prendo gli impianti di risalita senza sci ai piedi, ma con i soli dopo sci. Arrivo con mamma, la quale mi fa volentieri da assistente rinunciando ad una giornata sulle piste che comunque non ama, a Tropolach, paesino a 600 metro raggiunto dalla Millenium Express, la cabinovia con il percorso più lungo delle Alpi. Speriamo di trovare un market che venda qualcosa di diverso dai würstel, che invece ci vengono riproposti in tutte le salse e che decidiamo comunque di comprare per l’ultima cena nell’appartamento preso in affitto. Restando in tema “cibo”, ogni viaggio è per noi occasione per DSC 029provare specialità locali, in questo caso carinziane che, come potete immaginare, prevedono (oltre ai würstel) Kartoffeln di vario genere e carne, tra cui la famosa Wiener Schniztel. I maschietti apprezzano molto le Rippalan, le costolette di maiale diffuse largamente anche nel mondo americano, ma che qui pare abbiano un sapore speciale. Con la mamma assaggiamo invece diversi dolci, tra cui lo Strudel di mele (Apfelstrudel), i Krapfen (bomboloni fritti ma molto leggeri, ripieni di marmellata di albicocche) Mohr im Hemd (tortino al cioccolato servito con panna e gelato alla vaniglia) ed un dessert che – credetemi – è davvero terribile! Si tratta dello Germknödel, uno gnocco dolce che a vederlo pare avere un aspetto delizioso, tutto coperto di crema alla vaniglia. Poi però, aperto, rivela al suo interno una composta di prugne con un sapore molto intenso ed una pasta eccessivamente dolce che stomaca al secondo boccone. Per di più, la salsa ala vaniglia, oltre ad essere poco densa per i miei gusti (ma a loro piace così.. “runny“!) è pure troppo zuccherosa ed è guarnita con una polvere nera che sulle prime non identifico.. Mia mamma insiste che si tratta di cacao, ma poi, appena mi collego ad una rete wi-fi, cerco la ricetta su internet e scopro chDSC 069e in realtà parliamo di semi di papavero. Comunque, da non consigliare a nessuno! Infine, la scoperta culinaria più piacevole sono gli Spätzle, in particolare i Käsespätzle, una pasta fresca preparata in un modo particolare e condita con formaggio, cipolla croccante, fettine di speck, servita direttamente in una padellina di ghisa e gratinata. Una goduria, credetemi sulla parola!
E insomma, se oltre alle parole volete credere anche su qualche immagine, eccone qui una serie, dai selfie ai piatti ai panorami delle vette alpine, che ti lasciano sempre e comunque con il fiato sospeso.
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