La ragazza con le cuffie alle orecchie e l'uomo che ha aperto il finestrino. 

Oggi mi sono sentita in imbarazzo. Tremendamente in imbarazzo. Senza mezze misure.
Sono sull’autobus, tale 23, che tra l’altro non prenderò mai più, nonostante sia una delle linee storiche di Roma (o forse proprio per questo), e sto in piedi, appoggiata al corrimano.
C’è gente e ad ogni fermata la vettura si popola sempre di più: tanti salgono, pochi scendono. Ecco che noi passeggeri ci ritroviamo ad una distanza ravvicinata l’uno con l’altro ed iniziamo ad accusare l’aria sudata e maleodorante del bus. Io personalmente sento anche molto caldo. Mi guardo intorno e noto che non tutti i finestrini sono aperti, dunque mi rivolgo ad una ragazza davanti a me, peraltro anche molto carina, con un outfit niente male, ma con un paio di dannate cuffie nelle orecchie. Inutile dire che al mio “signorina, scusi…” non si gira minimamente. Riprovo a voce un po’ più alta, esordisco nello stesso stile, adesso anche gli altri passeggeri sentono e, di fronte alla sua totale e ripetuta indifferenza, si diffonde una ilarità generalizzata. Qualcuno fa spallucce, altri indicano il finestrino e fanno cenno di essere d’accordo con me, ma al momento nessuno si fa avanti per far entrare una boccata d’aria fresca. D’altronde è la signorina in cuffia la più vicina e comoda rispetto al famoso finestrino serrato, dunque dovrebbe essere lei a darmi retta.
Ad ogni modo mi rassegno, ma non ho ancora idea del tempo infinito che avremo passato intrappolati nell’autobus e nel traffico di Lungotevere.
Quando il caldo diventa sempre più insostenibile e l’aria ancora più puzzolente, riparto all’attacco. Stavolta evito il “signorina” e proferisco solo uno “scusi” con voce più decisa della volta precedente. Sapete come ha reagito? Ecco, bravi, avete indovinato. Intanto si diffonde un’eco del tipo “è fuori dal mondo” o “è troppo isolata con queste cuffie” giacché la causa del finestrino serrato è diventata di interesse pubblico. Non demordo, mi avvicino alla ragazza e le do un colpetto discreto sulla spalla per richiamare la sua attenzione. Avrà pensato che fosse un semplice scombussolamento dato dal movimento dell’autobus – non ne ho idea – ma niente, nessuna reazione nemmeno dietro sollecitazione fisica.
Mi arrendo, mi metto l’anima in pace.
Devo aver manifestato una sensazione di tale sconfitta sul volto che un uomo accanto alla famosa ragazza in cuffie mi guarda e mi sorride. Si fa avanti verso il finestrino, ovviamente non tanto facilmente raggiungibile dalla sua posizione, si butta su un lato e trascina il finestrino della vettura verso destra affinché si apra.
Ha due moncherini al posto delle braccia.

Libri in metro #25

L’automobilista viaggia in macchina, il ciclista in bicicletta ed il motociclista in moto. Perfino lo skater ha un unico mezzo di trasporto: lo skateboard.
Il pendolare no. Il pendolare è uno spirito libero, non si sente legato a niente e non vuole vincolarsi con nessuno. Ecco perché potete trovarlo indistintamente sull’autobus, sulla metropolitana, sui tram, sui treni… Potete notarlo mentre viaggia su ruote, su rotaie, su binari. La vita del pendolare è varia, versatile, pronta ogni giorno a nuove sfide. Temeraria e coraggiosa, senza paura di dover cambiare all’ultimo minuto il percorso per tornare a casa. Flessibile, elastica, una vita all’avventura.
Ieri il mio lettore l’ho trovato in metropolitana, oggi sul treno, domani… Chissà!

L’arte di correre [ROMA]
Il treno delle 9.30 diretto a Fiumicino è alquanto affollato: lo si nota già dal binario mentre (Continua a leggere…)