Diario di viaggio: Gargano

Non contenti della vacanza di giugno a Tropea (e ci credo! Abbiamo preso un tempo pietoso…), ci siamo concessi, i primi di settembre, un’ultima settimana di mare in Puglia, precisamente a Vieste, sul Gargano.
Conoscevamo già la regione, ma limitatamente alla sua parte salentina, mentre sul lato della costiera adriatica non eravamo mai stati.
Ecco come si sono svolti questi giorni.

PRIMO GIORNO, Sabato.
Arriviamo a Vieste nel primo pomeriggio, ma tempo di sistemare noi e le nostre valigie nell’appartamento si fanno già le cinque. Ci dirigiamo comunque verso il mare, curiosi di capire il tipo di litorale, ma decidiamo di non bagnarci, bensì di fare due passi lungo la spiaggia in direzione del Pizzo Munno, uno scoglio solitario e bianchissimo che si erge distaccato dalla costiera, pure lei di un bianco abbagliante, ove sorge la cittadina di Vieste. È l’occasione per fare un po’ di foto approfittando della luce del tardo pomeriggio, quella che accarezza morbidamente i colori di ogni cosa e si rivela ideale per gli scatti fotografici.

SECONDO GIORNO, Domenica.
Il giorno dopo ci godiamo interamente quel mare che, all’arrivo, abbiamo assaporato solo in parte. Si tratta di un mare basso, sabbioso, con secche anche a 50 metri di distanza da riva; un mare che personalmente non mi fa impazzire (preferisco gli scogli e le insenature racchiuse dai promontori alle spiaggione chilometriche disseminate di stabilimenti), però si rivela ottimo per giocare a racchettoni, l’attività che ci occupa gran parte della giornata.

TERZO GIORNO, Lunedì.
Il lunedì approfittiamo delle previsioni meteo positive e del mare permissivo, meno mosso del solito, per organizzare un’escursione alle isole Tremiti, arcipelago composto da Capraia, San Nicola e San Domino, di cui solo le ultime due sono popolate e costruite dall’uomo. Dopo il periplo dell’arcipelago con sosta a Capraia nel punto in cui è stata sommersa la statua di Padre Pio, ci stabiliamo su San Domino, a Cala dello Spido. Il percorso per raggiungerla è piuttosto impervio ed inoltre bisognerà sdraiarsi sugli scogli, non essendo presente la spiaggia sabbiosa, ma ne vale davvero la pena. La baietta è un incantevole paradiso. Poiché la nostra motonave sarebbe ripartita da San Nicola, ci spostiamo sulla seconda isola e visitiamo la fortezza con annessa chiesa di Santa Maria del Mare ed abbazia benedettina. La visita, grazie anche agli strepitosi panorami che si godono dall’alto, ci lascia veramente soddisfatti. Rientrati a Vieste, dopo una cena a base della caratteristica paposcia e nonostante la stanchezza dovuta al sole, al vento, alle camminate, passeggiamo nella zona del castello, ricca di locali, ristoranti, botteghe di artigianato e negozietti di souvenir, tutti segnalati da pittoresche insegne in legno.

QUARTO GIORNO, Martedì.
Ci dirigiamo verso Monte Sant’Angelo, paesino medioevale nell’entroterra a 800 metri sul livello del mare, raggiungibile attraverso una lunga serie di tornanti che dà l’impressione di non arrivare mai. Il santuario di San Michele, gemellato con il Mont-Saint-Michel francese, è ricavato nella roccia sotto il livello del suolo ed è un posto tanto mistico quanto affascinante.
Concludiamo la giornata trascorrendo le ore del “quasi tramonto” al mare e cenando in un ristorante di pesce nel centro di Vieste, attorno ad un tavolo molto felicemente posizionato, ovvero nel fortunato angolo di una terrazza panoramica.

QUINTO GIORNO, Mercoledì.
Dedichiamo la mattinata alla spesa per l’approvvigionamento serale, la quale non ci porta ad entrare in un unico supermercato, ma a visitare prima il fornaio, poi la macelleria ed infine il banco dell’ortofrutta, cosa che a Roma (almeno per quel che mi riguarda) succede sempre più raramente.
Dopo il mare, nel pomeriggio, ci avventuriamo verso la Foresta Umbra. L’aggettivo che la identifica non ha niente a che vedere con la regione Umbria dato che deriva dalla parola latina “umbrus” che significa “ombra”. In effetti, nell’addentrarsi al suo interno, sia con la macchina che a piedi, si attraversano dei tratti estremamente bui, come se fosse scomparso del tutto il sole, nonostante fossero ancora le quattro. La foresta è costituita essenzialmente da aceri, faggi, querce ed agrifogli ed ospita una vasta riserva per la riproduzione dei daini, animali che, con il loro portamento così elegante, conquistano subito la nostra simpatia.

SESTO GIORNO, Giovedì.
Il pezzo forte della giornata è la gita alle grotte marine di Vieste. A bordo della motobarca Valentina, ammiriamo la costiera garganica costituita essenzialmente da rocce bianche e molto levigate, con una vegetazione piuttosto fitta che arriva quasi a ridosso del mare, come se volesse tuffarcisi. Entriamo in diverse grotte, scorgiamo da lontano diverse baie, lasciate ancora intatte dalla forza erosiva dell’acqua. Tra le tante grotte, quelle che più ci rimangono impresse sono la Grotta sfondata e quella dei due occhi, così chiamate perché sono prive di
soffitto. Guardando in alto, infatti, si viene colpiti dalla forte luce che entra dalla cavità (o dalle cavità, nel caso della “grotta dei due occhi”), attorno alla quale si affacciano rigogliosi alberi dalle forme più improbabili. Il giro in barca si conclude con l’arrivo alla Baia delle Zagare, una delle spiagge più rinomate di tutto il Gargano, riservata all’uso esclusivo di due scritture alberghiere a picco sul mare. Oltre a non poter accedere alla baia via terra, è vietato anche sostare con la barca per un bagno o un tuffo, dunque siamo costretti a fare dietrofront e a fermarci nell’insenatura precedente, l’altrettanto famosa Vignanotica. Qui ci godiamo il mare che, stranamente per essere Adriatico, è piuttosto alto e ci asciughiamo approfittando dell’ultimo sole che ancora per poco illumina la spiaggia incastonata tra due lunghi e candidi promontori.

Finisce così la settimana pugliese ed inizia ora l’ultima parte del mese romano.
Di diari di viaggio ce ne saranno meno, di fotografie ne sentirò la mancanza e le categorie fino ad ora abusate (“viaggi, vacanze, tempo libero”) verranno impiegate più raramente. Ma il blog, impegni permettendo, continuerà a proliferare e ad essere aggiornato in vario modo. La vita non si ferma, i suoi resoconti nemmeno. Il movimento del mondo prosegue ed il suo racconto con lui.
Si riparte con un nuovo ciclo.