Diario di viaggio: un weekend al confine – Umbria, Toscana e Lazio

Le terre di confine mi hanno sempre affascinato molto.
Perché è chiaramente ovvio che siano divise, ma dopotutto é vero anche che sono profondamente unite.
Paesaggi, tradizioni, cultura. È tutto effettivamente simile,  coerente, legato. Sarebbe strano se fosse il contrario. In fondo il cambiamento non è mai qualcosa di drastico e repentino, ma un percorso a tappe in cui l’uguale sfuma nel diverso e la varietà si fa strada piano piano, tra dolci colline e morbidi pendii.
Guidati da un “simile” leit-motiv abbiamo trascorso un piacevole weekend tra Umbria, Toscana e Lazio, in quelle zone di frontiera che è un attimo spostarti da una regione all’altra o attraversare province limitrofe appartenenti a regioni diverse.

Iniziamo da Città delle Pieve, provincia di Perugia, caratterizzata da costruzioni in mattoncini e dal colore rossiccio degli edifici.
Umbria: borghi, campagna, vallate, ulivi.
Ulivi, campi, verde, colline: Toscana.
Il pomeriggio lo passiamo al resort termale di Fonteverde, a San Casciano dei Bagni, provincia di Siena.
Il pezzo forte è la vasca idromassaggio a sfioro e con vista sulle colline, dietro le quali si addormenta gradualmente il sole. Un quadro, praticamente.
Strade di campagna, curve, boschi: Lazio.
Il pernotto lo faremo ad Acquapendente, provincia di Viterbo, in piena Tuscia.
L’armonia fra le tre regioni è ben espressa dalla cucina del luogo. Non mancano pici, tartufo, olio, funghi e lei… la Regina della sua specie, la certezza che lega questi tre territori: la carne chianina.
La cena presso Ristoro Poder Riccio ad Acquapendente, una macelleria con rustico ristorantino annesso, conclude la giornata in bellezza.

Domenica ci dirigiamo verso la rinomata Civita di Bagnoregio, la città che muore, che si erge su una roccia di tufo in mezzo ad una brulla ma incantevole vallata. Il borgo, ormai con pochissimi residenti, richiede continua manutenzione per allungarne quanto più possible la vita. Per tale ragione l’ingresso è da qualche anno a pagamento (5€ per accedere alla cittadina)
Le abitazioni, gli edifici e le chiese sono costruite anch’essi in tufo  e si intervallano con giardini pensili e panoramici, come il Giardino del Poeta. Questo sorge dalla parte opposta all’ingresso della città e offre una vista sopraelevata sul canyon che circonda Civita.
Un paesaggio unico ma al tempo stesso in perfetta comunione con il territorio che lo ospita, dai confini geograficamente netti ma naturalmente interconnessi.

Diario di Viaggio: Ninfa e Sermoneta

[Prosegue da Diario di Viaggio: Anagni e Rocca Massima]

Nonostante la pioggia battente che accompagna gran parte della nostra visita, i Giardini di Ninfa sono affascinanti così come li ricordavo (li avevo già visti in primavera, in tutt’altro clima).

Oggi gestiti dalla Fondazione Caetani, i giardini esaltano la loro bellezza grazie alla presenza di alberi provenienti da tutte le parti del mondo e cresciuti in un microclima del tutto particolare e circoscritto al giardino. Pini messicani, ciliegi cinesi e giapponesi, piante aromatiche come la lavanda e alberi da frutto come i banani, sono solo alcuni tra gli esempi floristici che si incontrano in questo luogo fatato. Molti di essi, peraltro, sono stati introdotti nel giardino agli inizi degli anni ’20 e hanno raggiunto quindi un’età quasi secolare! Inoltre, le rovine dell’antica città medioevale, tra ruderi di mura, chiese, abitazioni e pontili, contribuiscono a rendere il parco ricco di angoli paradiasiaci da immortalare in fotografie.

Informazioni di servizio
I Giardini di Ninfa sono visitabili da aprile a novembre in giornate di apertura prestabilite (generalmente il weekend o i festivi). Il calendario è disponibile sul sito www.giardinodininfa.eu 
Il contributo di ingresso è di €15 e può essere acquistato anche online.

Bonifacio VIII è senza dubbio il denominatore comune di questi due giorni. Nato ad Anagni come Benedetto Caetani (i nobili proprietari di Ninfa, del Castello di Sermoneta e di vari possedimenti da Fiuggi a Norma), il papa dà anche il nome al ristorante tappa del nostro pranzo a Sermoneta, la Locanda Bonifacio VIII.

Sermoneta ci ammalia sin dai primi passi entro le sue mura. Dal fascino medioevale, forse ancora più evidente di Anagni, il paesino sorge su una collina che domina con un bellissimo castello, il Castello Caetani, purtroppo non oggetto della nostra visita. Lo raggiungiamo inerpicandoci lungo le viuzze del centro, ma vista l’ora tarda non riusciamo a dedicargli l’attenzione che meriterebbe.
Entriamo invece nella Cattedrale di Santa Maria, che sorge in una piazzetta un po’ nascosta ma incantevole. Il campanile è solenne, l’interno è altrettanto affascinante.
Sermoneta si presta molto come set cinematografico ed è infatti la location dove è stata girata la famosa scena del Memento Mori in Non ci resta che piangere, oltre che la serie televisiva I Borgia.

Purtroppo i piedi inumiditi, le scarpe bagnate e il cielo che non accenna ad aprirsi non ci consentono di dilungarci nel giro in città.
Inutile dire che vorrò tornarci, anche perché ho adocchiato un paio di forni specializzati in dolcetti tipici e dai cui laboratori proveniva un profumino davvero invitante…