Diario di viaggio: Zürich und Basel (Parte II)

Eccoci qui. Eravamo rimasti alla mia partenza da Zurigo ed al mio arrivo a Basilea, se non sbaglio.

Bene, sappiate che, se la prima città mi era piaciuta, la seconda non ha potuto che stregarmi. Sapevo che la località fosse nota per i suoi mercatini di Natale (poco prima di partire un documentario in TV su Basilea mi aveva illuminata), ma non immaginavo tanto. Bafüsserplatz e Münsterplatz rappresentavano il centro di questa manifestazione.
Il caso ha nuovamente voluto che, proprio il primo giorno, nell’attesa di recarci in albergo per fare il check in e depositare i bagagli, dunque direttamente dalla Bahnhof SBB (dove siamo arrivati in treno da Zurigo), siamo scesi dal tram di fronte alle casette di legno della prima deliziosa piazza e ci siamo fatti un iniziale giretto per il mercato. Ovviamente ci saremmo tornati più e più volte, a cominciare dalla stessa sera, quando ci siamo ripromessi di assaggiare la caratteristica Käsefondue. Tralasciando uno spiacevole episodio che ci ha visto quel giorno protagonisti e ci ha guastato lo spirito della serata, si può dire che lo scenario natalizio in notturna aveva davvero qualcosa di speciale. Anche qui, infatti, le melodie di festa si levavano nell’aria e si spargevano, come polvere magica caduta dal cielo, sulla cittadina sottostante, investendola di una magia senza pari. Drappelli di tre o quattro persone si ponevano all’angolo della strada ed iniziavano ad intonare canti natalizi con un gioco di voci incredibile, luminarie ed addobbi incorniciavano il villaggio delle fate nella piazza della Cattedrale ed addirittura un focolare riscaldava la zona dedicata al bosco delle fiabe, dove turisti e residenti potevano passeggiare ed intiepidirsi in compagnia del classico Glühwein, questa volta servito in una “tazza ricordo”, da portare a casa o da riconsegnare dietro restituzione di una cauzione di tre franchi. Non mancavano, chiaramente, punti ristoro con Raclette, Bratwurst, Serverat, Waffel, focacce salate e Roggenbrot, cioccolate calde, Punch e – udite udite! – le famigerate “ciambelle” alla cannella praghesi, leggermente diverse nell’aspetto ma identiche nel sapore. Che dire, pensavo di non mangiarle più, ed invece…

Ma va bene, lasciamo da parte l’aspetto gastronomico, che pure ha rivestito una parte importante nel viaggio, e parliamo un po’ di quello turistico-culturale.
La particolarità della città e quella di trovarsi al confine tra tre Stati: Svizzera, Francia e Germania. Lo dimostra il fatto che, ogni mattina, per raggiungere il centro città, dovevamo oltrepassare la dogana, essendo il nostro albergo a Saint Louis, dunque in Francia. Tuttavia, grazie agli efficientissimi trasporti pubblici (dei quali, lasciatemelo dire, mi sono innamorata), la nostra posizione oltre il confine non ha affatto creato problemi: con una sola linea di tram giungevamo in pieno centro e potevamo usufruire delle mille coincidenze disponibili per raggiungere anche le zone più periferiche della città. Ed esattamente così abbiamo fatto il giorno dopo il nostro arrivo, avendo deciso di visitare un museo-fondazione rinomato per le opere di Picasso, Monet, Klee e Kandisky che vi sono conservate. Abbiamo poi scoperto, con nostra grande sorpresa, che, oltre ad aver attraversato anche la frontiera tedesca (tre Nazioni in una volta, mica male!), l’edificio che ospita la Fondation Beyler è stato realizzato nientepopodimenoche da Renzo Piano! In aggiunta alle opere permanentemente esibite, la mostra temporanea alla quale abbiamo avuto la fortuna d’assistere era dedicata a Degas, riguardo al quale avevo guardato anche un documentario prima di partire (ma stai a vedere un po’ di nuovo il caso!). Peccato per la pioggia che non ci ha fatto godere il bel parco e le belle fontane circostanti, ma che non ci ha comunque impedito di attraversare il Reno, già ammirato la sera precedente dalle terrazze della Cattedrale, camminando lungo il Mittelbrücke, datato 1200 e restaurato nei primi decenni del Novecento. Gli edifici della città si specchiavano nel corso d’acqua dalla natura maestosa ed imponente, la quale metteva persino timore per coloro che, come me, sono abituati a dare un’occhiata sporadica al Tevere e a non soffermarsi mai sulla sua portata d’acqua. Beh, il Reno non ha nulla a che vedere con il Tevere. Credo sia largo il doppio, se non di più. O almeno questa è l’impressione che ho avuto. Il panorama urbano dal ponte, comunque, era davvero, ma davvero affascinante. Non credevo che una località dalla poca risonanza internazionale, dalla relativa lontananza dagli itinerari turistici tradizionali potesse colpirmi così tanto. Eppure lo ha fatto.

Non mi sento di elevarla al di sopra di Praga, ma credo che la porrei sullo stesso gradino.
Ma…ma… Che sto facendo? Neanche mi piacciono questi paragoni!
Ogni città, ogni viaggio è a se, ha una propria fisionomia, un proprio sfondo, una propria cornice. Ciascun viaggio si intraprende con motivazioni e con persone diverse e lascerà impressi certi ricordi piuttosto che altri. Tali ricordi saranno poi influenzati da una serie di fattori, la loro piacevolezza non dipenderà solo dal fascino oggettivo di un dato posto nel mondo, ma sarà determinata da momenti ed esperienze vissute durante il viaggio, cosicché questo non potrà mai dar luogo a giudizi oggettivi, bensì rifletterà profondamente lo spirito con cui lo stesso si è affrontato e le emozioni che si sono provate. È questo ciò che rende l’esperienza del viaggio indimenticabile, è questo ciò che permette di differenziarla dalle molte altre con cui (non) potrebbe essere confrontata.

E così la Svizzera mi ha lasciato questa riflessione. Condividerla con voi significa regalarvi un pezzetto del mio viaggio, nella speranza che possiate apprezzarlo come ho fatto io.

P.S. Rinnovo gli auguri a chi già li ha ricevuti e ne faccio di nuovi a colori che magari se li son persi. Buon Natale a tutti!