Moonlight [B. Jenkins]

Suddiviso in tre sezioni, che corrispondono alle tre fasi della vita, Moonlight racconta la storia e la crescita di Piccolo, il cui vero nome è Chiron, soprannominato Black da alcuni. Ma anche a Blue, come tutte le persone di colore appaiono alla luce della luna. Piccolo è il bambino, Chiron l’adolescente, mentre Black è l’uomo adulto, di una certa stazza e durezza, eppure caratterizzato dagli stessi tratti riservati e delicati di Piccolo, che in fondo è ancora.

Il film accompagna il protagonista attraverso le tre fasi cruciali e formative della vita, ma lo fa con una lentezza di gesti, dialoghi e movimenti che sorprendentemente cozza con la rapidità della macchina da presa, spesso coinvolta in vorticosi inquadramenti. E se all’inizio la tecnica può affascinare, oltre che risultare di certo immersiva e coinvolgente, più si procede con la visione della pellicola maggiore è il senso di pesantezza che si avverte.
La durata ridotta del film giustifica pertanto, a mio avviso, la presenza di una regia documentaristica – e a tratti amatoriale – che non può essere sostenuta per molto tempo. L’interpretazione del miglior attore non protagonista agli Oscar 2017 (Mahershala Ali) si gioca solo nella parte iniziale del film, un insieme di scene che ritengo troppo brevi, seppur d’impatto, per poter giudicare il calibro di un attore.
In merito al riconoscimento come miglior film, dopo la clamorosa gaffe durante la cerimonia degli Academy, ci sarebbe da discutere ulteriormente per il premio assegnato ad un film che raccoglie una serie scontata di stereotipi: un ragazzo di colore omosessuale, bullizzato dai compagni e nato da una madre tossica (Naomi Harris) che finisce la sua vita in una casa di cura. Quanto a Chiron, la sua vita ha un destino altrettanto tipico e segnato per un afroamericano che vive nelle degradate periferie americane senza un punto di riferimento tra le mura domestiche: spacciatore e figlio della notte, senza legami o amici, se non la sua prima ed unica fiamma del periodo scolastico, vale a dire un uomo poco consapevole della sua identità sessuale.
Con una regia comunque interessante ed apprezzabile, Moonlight crolla su tutta la linea per i suoi contenuti e la tecnica di narrazione adottata, facendo inevitabilmente interrogare il pubblico sulla natura della gaffe durante la cerimonia di consegna degli Oscar. Misunderstanding che probabilmente non avrebbe mai dovuto essere rivelato.