Diario di viaggio: Expo Milano 2015

Raramente mi succede di lasciar passare troppo tempo tra un avvenimento, i viaggi e le gite sopratutto, e quella che per me è la loro traduzione su carta, in parole. Lasciando stare ovviamente che qui la carta è virtuale.
Dunque, l’Expo.
Che gran parlare c’è stato. Piaciuto, non piaciuto, file, non file…
Ebbene anche io non posso dare una risposta univoca e lasciarmi andare in lodi entusiastiche di quella che, oggettivamente, è una manifestazione di tutto rispetto.DSC 047
Partiamo dal primo punto: mi è piaciuto?
Sì e no appunto, no e sì. Sono dell’idea che una esposizione internazionale, o meglio, universale, sul tema “alimentazione” avrebbe dovuto consentire un viaggio del mondo non solo attraverso i Paesi partecipanti, ma anche attraverso le loro cucine. Sarà che, per il discorso file che affronterò dopo, sarà per la stanchezza, sarà per quello che ci aspettavamo in partenza, l’offerta gastronomica non ci ha soddisfatti. È vero che ogni padiglione disponeva del suo ristorante ma, a parte il fatto che l’unico punto ristoro veramente accessibile era quello del Bangladesh (e vi lascio immaginare perché), i ristoranti che abbiamo avuto modo di approcciare con un timido ingresso in fila proponevano un menù che dire turistico è dire poco: piatti descritti in quarantacinque lingue, foto rappresentative accanto ad ogni pietanza, prezzi allucinanti. Siamo scappati. Gli Street food? Tanti e numerosi a quanto ci era stato detto – molto più economici dei ristoranti, andate! – insignificanti e scarni si sono mostrati ai nostri occhi. Oltre al fatto che – che ve lo dico a fare – le file si sprecavano anche di fronte agli umili chioschetti del cibo da strada, peraltro più dolce che salato e forse un po’ fuori luogo considerate le architetture strabilianti dei pavillons.
Punto due: le file.
DSC 048Dunque, premettendo che almeno per l’Expo ho potuto sfruttare la mia qualifica da pubblicista – la quale non viene minimamente considerata quando si tratta di cercare collaborazioni lavorative – cosa che mi ha permesso di avere un pass speciale “salta fila” in alcuni padiglioni (e non sempre con il mio accompagnatore sprovvisto ovviamente di badge), le file non sono la cosa più eclatante. La folla in generale  lo è. La calca di persone che cammina lungo il decumano e si infila sul retro dei padiglioni per dare inizio ad interminabili serpentoni umani che a mio avviso sono inconcepibili.
E pensare che il decumano si estende in lunghezza per 1,8 chilometri e non so quanti altri metri in larghezza. Immaginatelo sovrappopolato in ogni sua parte, angolo e direzione, tanto che, nonostante le notevoli dimensioni, per camminare bisogna fare a gomitate nel verso senso della parola. È impossibile passeggiare spensierati senza che ci si scontri con la folla umana da cui si è circondati e dalla quale è permesso uscire solo spintonando. Lascia davvero scioccati l’affluenza DSC 023dei visitatori, ma non in positivo. Intendo proprio che provoca traumi momentanei. E pensare che tutto questo era evitabile solo anticipando di qualche mese la visita, giacché da maggio a luglio, a detta di tutti, il sito risultava di gran lingua più agibile. Mi fa riflettere il fatto che questo grande numero di visitatori verso la chiusura dell’esposizione deve aver pensato nello stesso modo, ovvero ritardare la visita perché… Ah, i perché sono tanti, e mi ci metto anche io ad enumerare quelli che ho pensato: perché ci sarà meno gente (seeeeeee), perché d’estate l’affluenza sarà maggiore, perché fa caldo nei mesi di maggio, giugno e luglio, perché faranno delle offerte più si va avanti con il periodo, perché a maggio non tutti i padiglioni saranno consegnati, perché all’inizio ci saranno le varie inaugurazioni presenziate da personalità importanti che porteranno affluenza…
Niente di più sbagliato.
Ma vabbè, veniamo a noi.
Il diario di bordo del nostro lunedì all’Expo è stato il seguente:

  • visitato Palazzo Italia, Padiglioni Germania, Marocco, Oman, Kuwait, Qatar, Azerbajan, Angola, Turchia, USA, Indonesia.
  • prenotato la visita al Giappone e alla Thailandia, ma non usufruito della visita perchè in ritardo
  • fotografato buona parte di tutti i padiglioni
  • assistito allo spettacolo dell’Albero della vita
  • percorso il Cardo e il Decumano diverse volte
  • mangiato poco e niente
  • provato sulla nostra pelle il freddo di Milano alle 22.30

Come mio solito, avrei visto di più, ma DSC 036con Armando al seguito, che spesso non veniva accolto nei padiglioni come lo ero io, abbiamo dovuto accontentarci.
Nel complesso potrei dire che la manifestazione è qualcosa da vedere perché non vi si assiste tutti i giorni. L’architettura esterna dei padiglioni è strabiliante, sono tutti diversi ed uno più bello dell’altro… Per visitarli approfonditamente uno ad uno sicuramente occorrono più giorni e, se non fosse stato per il mio badge, non so quanto avremo effettivamente visto, giacché le file anche nei padiglioni meno di grido sono comunque da fare (mezz’ora minimo).
Mi pento, mi pento amaramente di non essere andata all’apertura dell’esposizione e poi – perché no – ritornata anche adesso una seconda volta!