Così ti ho sognato…

E così ti ho sognato. Per la prima volta in questi 5 mesi. O almeno la prima che ricordi così vividamente.
Bussavi alla porta. La porta delle vecchia casa, che prima di raggiungerla dovevi percorrere tutto il corridoio…
Quando ti ho aperto, non volevo farti entrare: ho visto il diavolo incarnato in te, il diavolo di fronte a me.
Ma poi è arrivata nonna, nonna dalla porta di fronte, dall’altra parte del pianerottolo. Lei che il diavolo lo rifugge all’istante, e non potevo non fidarmi…
Sei dunque entrato, il berretto sulla pancia, camicia a maniche corte e calzoncini come sempre. Tutto aveva il tuo sapore, come era dunque possibile?
Nonna che mi ripeteva: “Very, Very, com’è non ci credi?” E quando lei usa questo verbo, lo intende nel suo più profondo significato spirituale, anche se per me non erano che parole vuote…
Continuavo a guardarti negli occhi, in silenzio, a interrogare me stessa sulla veridicità di tutto ciò che vedevo, sul senso di tutto che avevo già visto. Finché non te l’ho chiesto apertamente, balbettando, incredula delle parole che stavano uscendo dalla mia bocca…
E ti sei messo sdraiato, hai simulato tutta la scena, mi hai detto che era tutto risolto, eri più nuovo di prima. Ma il cimitero, la nonna (l’altra), la Messa…?
Ogni cosa era così dannatamente reale, impossibile pensare che fosse finzione, incredibile vederti nuovamente in piedi, in carne ed ossa, come non sono riuscita a salutarti…
Mi sono svegliata, maledetto sogno, pensieri in tornado, cristallizzati sul tuo volto.
E se fosse questa realtà la vera illusione?