Serate diverse, serate romane – Grezzo Raw Chocolate.

Ultimamente sto passando molte giornate e serate diverse. Ma finché è diverso non è mai uguale e non sarà mai troppo, quindi va bene così.
Martedì sera ho assistito alla proiezione in anteprima del docufilm su Fabrizio De Andrè, Principe Libero, ma ve ne parlerò meglio nel prossimo post.
Prima del cinema, ho voluto provare un posticino che era nei miei desideri da un po’ e che mi era stato suggerito da alcune persone dei cui consigli gastronomici mi fido abbastanza.
Nel mio amato rione Monti, lungo la bella via Urbana, si trova Grezzo Raw Chocolate, pasticceria e cioccolateria crudista, vegana e 100% gluten free.
Chiariamo subito un punto: crudista non significa “non cotto” in assoluto; il prodotto può essere cotto purché sotto i 42 gradi, cosa che permette di mantenere intatte tutte le proprietà e le ricchezze nutritive dell’alimento, senza alterare il suo gusto, le sue consistenze ed i suoi sentori.
Quindi, sé alcune produzioni consistono solo nel combinare, unire e amalgamare ingredienti effettivamente crudi (frutta secca, cacao, spezie), altre risultano dal mantenimento e dall’assorbimento di temperature calde – pur sempre al di sotto dei 42 gradi – all’interno di forni particolari detti essiccatori. Alcuni cibi rimangono negli essiccatori per 72 ore e ricevono una temperatura costante che consente alle componenti dei cibi stessi di subire un lento processo di trasformazione e “cottura”, senza tuttavia farlo in maniera drastica con elevati sbalzi termici.
Nel nostro aperitivo uncoventional, seppur per me, amante dei dolci oltre ogni misura, del tutto consueto, abbiamo assaggiato tre varietà di biscotti (i crudotti), brownies, tartufini e praline di pistacchio (mai assaporato un cuore semiliquido di pistacchio così amaro, non so se dipendesse dal cioccolato fondente e solo minimamente addolcito con zucchero di cocco). Sulla scia della lotta allo Spritz, abbiamo anche ordinato due caffè che, devo dire, risultavano davvero buoni nonostante ci siano stati servito nei bicchierini di carta.
Cento punti a favore di Grezzo, poi, anche ed indubbiamente per la musica di sottofondo nel locale, dalle dimensioni ridotte ma accoglienti, peraltro non affollato e non rumoroso. Quando è partita Society di Eddie Vedder ho deciso di essermi ufficialmente innamorata di quel posto, un’oasi di vero piacere nel cuore di Roma.
Unica pecca, la mancanza dei servizi igienici, forse perché l’esercizio è assimilato ad una gelateria e non è tenuto a disporne per legge. Ma davvero di gelateria non si tratta, e nemmeno di un locale da take away, dove entrare, ordinare e andare via.
È così gradevole restare… e tornarci, senza dubbio, per provare quei gianduiotti e quei dolci al cucchiaio che mi hanno tanto tentata, ma ancora non posseduta.

Tra dolce e salato

Se fosse stato per mio diletto personale probabilmente non mi ci sarei messa. È che quando sei chiamato a fare qualcosa il senso del dovere ti fa trovare spazi e momenti ai quali altrimenti non avresti pensato. 
Per evadere un ordine di catering pervenutoci all’inizio della scorsa settimana, ho dovuto trovare il tempo per preparare dolci e salati da consegnare al cliente. Per fortuna la mia mamma è sempre presente e si è quindi occupata delle crostate (che sono una garanzia perché solo lei sa farle così buone!). Io mi sono dedicata invece ai muffin e alla focaccia genovese che avremo poi farcito e tagliato in quadratini monoporzione. I primi li ho fatti ad occhi chiusi: sono semplici e veloci, sia a livello di preparazione che di cottura. Ecco la ricetta. 

Muffin di Nigella Lawson
(la cuoca americana che gira anche qualche programma su Gambero Rosso Channel)

SOLIDI: 

  • 250 g di farina 00
  • 180 g di zucchero
  • 2 cucchiai di cacao amaro (o amido di mais se volete farli bianchi)
  • 2 cucchiaini di lievito
  • 1/2 cucchiaino di bicarbonato
  • 150 g di gocce di cioccolato

UMIDI:

  • 250 g di latte
  • 90 g di olio di semi
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 1 uovo

PREPARAZIONE:

Mescolare con una forchetta tutti gli ingredienti solidi in una ciotola, quelli umidi in un’altra. Unire poi i composti amalgamandoli sempre con una forchetta, senza mescolare troppo.
A seconda delle dimensioni desiderate, versare il composto negli stampi/pirottini ed infornare a 200 gradi per una ventina di minuti.

N.B. Più piccoli sono i pirottini e dunque i muffin minore è il tempo di cottura.



La focaccia, invece, è stata un po’ più lunga, vuoi perché era la prima volta che mi cimentavo nella sua preparazione, vuoi per i tempi di lievitazione da rispettare e vuoi pure per il fatto che ne ho dovute impastare tre… un’intera mattinata è stata dedicata a loro. Non sono ovviamente mancati gli errori, prontamente redarguiti dalla capocuoca/pasticcera, dovuti al fatto che il lievito di birra presente in ricetta deve essere diluito all’interno della dose di acqua prevista dalla ricetta stessa e non in ulteriore quantità d’acqua. Il risultato è stato che la prima delle tre focacce presentava un impasto più liquido che ha richiesto più tempo di lievitazione e cottura. L’ho cotta in realtà un po’ troppo, sbagliando, ma sicuramente alla prima focaccia non sarebbero bastati i 15 minuti delle altre due, delle quali invece non ho di che lamentarmi. Per essere stata la prima volta, mi ritengo assai soddisfatta. Qui di seguito comunque la ricetta. 

Focaccia Genovese 

INGREDIENTI:

  • 600 g di farina manitoba
  • 500/600 ml di acqua tiepida
  • 40 ml olio EVO
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • 15 g di sale
  • 12,5 g di lievito di birra (mezzo cubetto)
  • acqua, olio e sale grosso per condire

PREPARAZIONE:

Unire gli ingredienti mescolando con una forchetta (sembra che non conosca altri attrezzi culinari… :P). Versare l’impasto in una teglia coperta con carta forno ed unta. Far lievitare fino al raddoppio. Quindi allagare il composto su tutta la teglia e far lievitare nuovamente per un’altra ora. Praticare poi delle fossette in superficie con le dita e cospargerle di sale grosso ed un emulsione di acqua ed olio. Cuocere in forno caldo a 200 gradi per 15 minuti.


Ed ora mi mancano i segreti più complessi dell’arte culinaria, quelli che la genitrice custodisce con gelosia e divulga (se lo fa!) con riluttanza. Perché non puoi preparare un Tiramisù così come capita o seguendo una delle tante dozzinali ricette online. No, non puoi farlo se prima non pastorizzi le uova con lo zucchero e prepari la famigerata base semifreddo secondo le tecniche del maestro Montersino…