Diario di viaggio: Plan de Corones

Solitamente la “vacanza” sulla neve ha la durata di sette giorni, tant’è che è comunemente nota come “settimana bianca”. Ora, evidentemente questa denominazione è geograficamente circoscritta visto che esiste nella nostra lingua, in lingua francese (la, una semain blanche) ed in tedesco (die Wintersportwoche). Sinceramente non so con precisione come si dica in spagnolo, però sono certa che gli inglesi non parleranno mai di “white week” o “winter week” per indicare quel periodo di tempo che trascorrono sulla neve durante l’inverno. Quindi, o non ci passano sette giorni o non è proprio una loro abitudine andare a sciare con una regolarità tale da permettersi di creare nella lingua un’espressione ad hoc.
Comunque, al di là di questa considerazione linguistica alla quale nemmeno io so come sono arrivata, il mio soggiorno sulle Dolomiti non è durato classicamente una settimana, bensì cinque notti e quattro giorni, cosa che anche a me è parsa un po’ anomala al momento della prenotazione. Ma confesso che alla fine il tempo è stato più che sufficiente. Oltre ad essere giunti spossati e “rotti” (con ginocchia, gambe, piedi, schiene e più ne ha più ne metta…) alla fine dei quattro giorni di sci, possiamo ritenerci ampiamente soddisfatti.
Il comprensorio, infatti, l’immenso Plan de Corones, ce lo siamo più o meno girato tutto. La particolarità di questa località sta nel fatto che la montagna sulla quale si scia è detta “panettone”: ha esattamente questa forma ed è battuta di piste non solo su un unico versante, ma sui suoi tre lati. È possibile raggiungere la cima del “panettone” (Kronplatz – 2275 m) da tre località poste alle sue pendici: Brunico, Valdaora e San Vigilio di Marebbe (dove noi alloggiavamo). Questo significa che è anche possibile raggiungere questi luoghi sci ai piedi, percorrendo chilometri e chilometri di piste. Basti dire che la pista più lunga contava 7 km ed il suo impianto di risalita arrivava ai 4 km. Poche erano le discese più brevi e rare erano anche le seggiovie: tutte cabine, ovovie o funivie efficienti, pulite, calde, poco affollate, ma sopratutto protette da neve e vento. Siamo stati protagonisti di un malfunzionamento in una sola occasione, risalendo da Brunico verso Kronplatz e rimanendo fermi quasi 45 minuti a mezz’aria chiusi nell’ovovia. Fortunatamente nessuno di noi soffriva di claustrofobia e diciamo pure che quell’interruzione ci è servita per riposarci…
Ma ora faccio riposare voi ed i vostri occhi, lasciandovi solo con qualche fotografia di quelle magnifiche cime e di quegli splendidi paesaggi.
Addio monti…
Addio fiumi…