Ovunque, sei.

Oggi la mia testa è invasa da suggestioni, affollata di pensieri.
Oggi è una giornata un po’ particolare. Speciale, come avresti detto tu.
Oggi è finalmente arrivato, dopo mesi di programmazione, di premeditazione, dopo giorni passati a prefigurarmi come avrebbe potuto essere, cosa avrei potuto dire e il modo in cui mi sarei dovuta comportare.

Non ho fatto o detto niente, chiaramente, di ciò che avevo immaginato.
In tutti questi giorni, trascorsi nell’attesa di una rivelazione che non si è mai mostrata, non c’è stato momento in cui non ti abbia pensato.

Oggi è un giorno come tanti, giusto con qualche peculiarità in più. Direi una peculiarità almeno, piuttosto significativa in realtà. Come impedire alla mia mente di ricordarti, come costringerla dentro i confini del buon senso? Come evitare che evada in un vagabondaggio utopico, che decolli per esplorazioni concettuali e immaginifiche pericolose?

Ho imparato a limitare ognuno di questi istinti, in tutto questo tempo.
Ho imparato a scacciare quelle innumerevoli e poco sensate associazioni di idee in cui tu eri sempre il protagonista.
Sono riuscita ad allontanare la tua immagine, quel chiodo fisso in testa che ha tormentato a lungo le mie notti, i miei sogni, i miei risvegli.

Ma oggi è giorno speciale, ricco di eventi che si collegano a ricordi, pieno di ricordi che popolano gli eventi.
Concedimi di pensare a te come avrei fatto una volta, annullando ciò che è successo dopo.
Permettimi di accarezzare solo i ricordi più piacevoli, le memorie spensierate e i momenti più sereni, quelli in cui il tuo volto illuminava le nostre giornate e il tuo sorriso contagiava, senza distinzione, tutti i presenti.

E le tue battute pronte, le tue salde convinzioni, il tuo fare brioso che in qualche modo mi hai trasmesso. La leggerezza di affrontare i problemi quando si presentavano, se si presentavano, nelle dimensioni in cui si palesavano. Non esasperavi questioni, non caricavi di ansia le tue spalle e con una valigia riempita di quotidianità viaggiavi sempre su un binario parallelo, sopraelevato rispetto alla frenesia del mondo.

Bastano piccoli stimoli perché le associazioni mentali che irrazionalmente elaboro mi conducano a te. Una foto, un cibo, una ricorrenza, una parola. Un flusso di coscienza incontrollato, selvaggio, eppure nella sua impetuosità così terapeutico.

Sei dappertutto anche se non sei più niente, sei ovunque anche se non sei presente.
Sei dentro di me e oggi voglio urlare con tutto il volume della mia voce all’universo che ti penso, ti penso, ti penso.

È vero che sei speciale, che ci posso fa’?

Sui bilanci, le analisi e le considerazioni. Buon 2018.

Credo che l’uomo sia pericolosamente incuriosito da ciò che è proibito, ciò che non c’è, ciò che non ha e non può avere.
Una volta aver assaggiato il sapore della trasgressione, ne è ancora più irrimediabilmente attratto, trascinato dal desiderio di gustarla di nuovo, di sfidare i propri limiti, osare, spingersi oltre il confine dell’integrità. Travalicare i vincoli e le convenzioni sociali.
C’è chi dice che traditori si nasce, c’è chi sostiene che siamo tutti fatti per tradire e che l’essere umano non nasce per essere monogamo.
La verità è che subiamo indistintamente il fascino di ciò che non possediamo, puntiamo alla luna per finire nelle stelle, come direbbero gli americani. Ognuno di noi ambisce a conquistare emozioni che non ha mai provato, vivere esperienze che non ha mai sperimentato. E più queste esperienze assumono il carattere del proibito e dell’intrigo, più diventano tremendamente appetibili ed attraenti.
Accontentarsi di ciò che abbiamo è solo un comodo rifugio per evitare l’errore. Non domandarsi se esiste dell’altro oltre a ciò che quotidianamente viviamo, non assecondare la curiosità di esplorare, vuol dire reprimere istinti naturali che presto o tardi si manifesteranno con insistenza.
Sbagliare è necessario, sbagliare è umano: cedere alle debolezze della carne è cosa vecchia quanto il mondo, e se è vero che è il corpo è il mero involucro terreno di un’anima eterna, dovremo avere tutti la possibilità di cadere nelle tentazioni che esso ci propone e non venire condannati per l’incapacità ad averle soffocate. In fondo, siamo di passaggio su questa Terra, la nostra esistenza è limitata, qual è lo scopo di credere nella presenza del peccato e della redenzione? La salvezza dello spirito dipende dalla bontà delle nostre azioni in vita? Ma più si vive con amore e rettitudine, infinitamente maggiore è lo strazio della morte, della fine di tutto quel bene profuso e ora improvvisamente assente.
Che poi il bene è inevitabilmente legato al male, ci avete mai pensato? Fare del bene a sé stessi e a qualcun altro comporta il causare dolore al prossimo vicino a noi o in qualche parte del mondo. E chi decide cosa è il bene o cosa è il male, cosa è giusto e cosa è errato? Il buon senso è una emerita fesseria, è tutto, infatti, incredibilmente relativo. Effimero, volatile, caduco. Tanto vale godersela, la vita, nel bene e nel male.
In un giorno in cui ci fermiamo qualche minuto ad elaborare un bilancio sul 2017 appena trascorso, io affogo nei ricordi, nelle emozioni e nei volti che hanno caratterizzato la mia vita recente e sono stati protagonisti delle scene della mia memoria. Volti che non ci sono più, perché deliberatamente proibiti al mio sguardo, o perché portati via dal disgraziato e crudele volere del destino.
In un giorno in cui ci arrestiamo qualche minuto ad elaborare un bilancio sul 2017 appena trascorso, è così che amo naufragare e perdermi in me stessa.
Felice anno nuovo.
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