Diario di viaggio: Coast to Coast italiano

coast to coast italiano

Ormai sappiamo che prendere in prestito espressioni inglesi per definire fenomeni quotidiani, anche se semplici, sembra rendere tutto più affascinante.
Per questo ho chiamato il nostro viaggio un “coast to coast italiano“, il che non è effettivamente distante dal vero, visto che alla fine da costa a costa siamo andati.

Partendo da quei luoghi che “Ah sì, qui voglio andarci” o “Organizziamoci una gita“, abbiamo disegnato il nostro itinerario, un po’ come quando si uniscono i puntini nei giochi enigmistici. Quello che è venuto fuori è stato un percorso a tappe lungo 3 regioni italiane, due sulle coste opposte della nostra penisola, e una al centro. Sto parlando di Marche, Umbria e Toscana.

Breve inciso: i paesaggi di “frontiera” sono da sempre la mia passione, ma questo itinerario è diverso dal Diario di viaggio sulle terre di confine che si svolgeva in un solo weekend. Tuttavia, nella sua versione ridotta, anche questo coast to coast può considerarsi un’alternativa al percorso che vi ho già raccontato.

Ecco quindi le tappe del nostro coast to coast italiano nell’arco di una settimana.

Regione 1 – Umbria

Spoleto

La nostra prima tappa è la cittadina di Spoleto, dove c’è da visitare più di quel che ricordavo. Nonostante le ore calde della tarda mattinata, ci inerpichiamo per le viuzze del centro (salite e scale sono la cifra caratteristica) per raggiungere il Duomo di Spoleto che dall’esterno mi ha ricordato tanto quello di Assisi. La piazza è molto bella, anche se assolata.

Per salire alla Rocca ci si serve della mobilità alternativa, ovvero un impianto di ascensori e scale mobili che collegano diversi punti della città, con tanto di fermate e ingressi sotterranei. La Rocca Albornoz sorge sull’estremità del Colle Sant’Elia che sovrasta Spoleto e si può visitare anche internamente.

Per quanto riguarda l’esterno, all’uscita dalla Rocca consiglio di andare sulla sinistra in quanto è visibile il Ponte delle Torri da quel punto: uno spettacolare ponte ad arco che unisce due fortezze. C’è un belvedere per poterlo ammirare e una piacevole passeggiata in discesa per tornare al centro città.

Prima di rientrare, passiamo per il Teatro Romano di Spoleto che, come molti teatri romani, è stato inglobato nel tessuto urbano della cittadina.

Regione 2 – Marche

Fabriano

A Fabriano alloggiamo in un piccolo loft / monolocale dietro la centrale piazza Miliani, a due passi dal centro. In prossimità i parcheggi sono a pagamento, ma a 200 metri circa ci sono delle aree gratuite per soste prolungate.

Il Museo della Carta.

Già da Roma avevamo prenotato la visita guidata al Museo della Carta, che ha superato moltissimo le nostre aspettative. Merito di una guida trascinante e carismatica, presumibilmente operativo nella fabbrica di carta Fabriano, abbiamo scoperto l’arte della produzione e della lavorazione della carta, che risale al VII secolo e ha antichissime origini Cinesi. I Cinesi hanno poi diffuso questo “segreto” in Medio Oriente, dove è stato appreso dagli Arabi che, a loro volta, sono stati i maestri dei cartai di Fabriano.

La carta veniva originariamente prodotta di stracci, dei quali venivano utilizzate le fibre di tessuto che, poste in acqua, si raggruppavano. Mediante un setaccio le fibre venivano separate e liberate dei residui di acqua. I fogli così ottenuti venivano lasciati asciugare e poi trattati con colla, per fare in modo che l’inchiostro non passasse attraverso il tessuto.

Le tecniche di produzione sono oggi estremamente più moderne, e sappiamo forse tutti che il principale elemento utilizzato per fare la carta è ormai la cellulosa. Eppure ci sono carte, le più pregiate, che ancora vengono fatte con un materiale che nel tempo ha sostituito gli stracci, eguagliandone la qualità: il cotone.

Il viaggio nel museo ci ha portato a scoprire anche la tecnica della filigrana, che altro non è che un “marchio di fabbrica”, oltre alle avanzate tecniche di contraffazione di carte speciali e di sicurezza (soldi, ad esempio) grazie all’ausilio di calchi.

Il costo della visita è irrisorio, 7€ a persona, e comprende una spiegazione coinvolta e appassionante di tutto il mondo della carta. E’ anche prevista una dimostrazione della metodologia più antica per la realizzazione della carta. Dura un’ora e ne vale veramente la pena.

museo della carta

Il centro storico di Fabriano

A Fabriano il MdC è sicuramente l’attrazione più degna di nota. In centro è piacevole passeggiare attraverso il reticolato medioevale che porta alla Cattedrale di San Venanzio, al complesso abbaziale di San Benedetto (che, ahimè, sabato e domenica abbiamo sempre trovato chiuso), al Palazzo del Podestà e al Loggiato di San Francesco, fino ad una piazza con una bella fontana. Anche qui, l’analogia nella mia testa ha richiamato la Fontana Maggiore di Perugia.

Interessante è l’Antica Farmacia Mazzolini Giusepucci, detta anche 1896, una farmacia divenuta museo per la conservazione dell’ambiente esattamente com’era alla sua nascita.

Grotte di Frasassi e Tempio del Valadier

Qui vorrei fare una precisazione. Generalmente i consueti itinerari in questa regione prevedono la visita alle Grotte e successivamente al Tempio del Valadier, anche noto come Santuario della Madonna di Frasassi.
Ebbene io consiglio di fare l’inverso, per varie ragioni:

  • I 700 metri di dislivello che portano al tempio li percorrete la mattina presto e non magari all’ora di pranzo o il pomeriggio
  • Il parcheggio è molto più semplice da trovare, visto che ci sono pochi posti disponibili lungo la strada
  • La folla rovina quello che è un luogo magico e segreto tra le rocce.

Il Santuario è stato costruito a partire dal disegno del famoso architetto Valadier dentro una grotta nella Gola della Rossa per volere di Papa Leone XII. Lo spettacolo è proprio la comunione di un edificio artificiale immerso in un paesaggio roccioso, duro e del tutto privo di ogni altro intervento dell’uomo. Eppure quello sembra essere proprio il suo posto.
Entrare nella grotta ed osservare le diverse angolazioni della luce che penetra al suo interno, riflettendosi sulle parete bianco avorio del tempio, è affascinante.

Le Grotte di Frasassi invece sono una meraviglia di fama mondiale, uno spettacolo unico sulla faccia del Pianeta. Proprio quest’anno festeggiano il 50° anniversario dalla loro scoperta per mano di un gruppo di speleologi di Ancona (ai quali è dedicato il nome della prima, fantastica sala: Abisso Ancona).

La visita è estremamente organizzata:

  • In alta stagione le visite guidate si effettuano ogni 10 minuti
  • I biglietti si acquistano nella zona del parcheggio (€18 per l’intero e €15 per i ridotti, parcheggio libero). Il che è molto comodo perché le Grotte si raggiungono con una navetta già inclusa nel biglietto.
  • La visita dura un’ora circa ed è guidata. E’ disponibile anche in lingue diverse dall’italiano in orari prestabiliti.
  • Info utile: nelle grotte c’è una temperatura costante di 14° tutto l’anno, ergo in estate ci vuole assolutamente un giacchetto per coprirsi.

San Vittore e Genga

Dopo la visita alle Grotte, riprendiamo la macchina e raggiugiamo San Vittore, un luogo che se non fosse per la sua spettacolare abbazia non credo sarebbe citato sulle cartine geografiche. Qui si trova l’Hotel delle Terme di Frasassi e un Parco Avventura per i più piccoli.
L’Abbazia e il Museo Speleopaleontologico ed Archeologico sono però molto belli da vedere: in particolare la chiesa gode di una posizione favolosa perché si staglia contro il cielo e le montagne, come a sfidarle per maestosità.

Genga è un paesino molto piccolo, che ospita un Museo di Arte e Territorio dove è conservata la Madonna col Bambino che era originariamente posizionata nel Tempio del Valadier. Tale opera proviene con quasi assoluta certezza dalla scuola di Antonio Canova.

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Orvieto

In realtà alloggiamo a Fabro, un paesino a circa 25 minuti di Orvieto, in un bel resort in mezzo alla campagna umbra che ci ha regalato momenti di impagabile goduria grazie al soffio di un leggero venticello.

Ma è Orvieto ad essere uno spettacolo. Da Roma si raggiunge in 1 h / 1h e 10 scarsa e ne ha di cose da vedere.
Noi abbiamo parcheggiato a Piazza Cahen, praticamente di fronte al Pozzo di San Patrizio e alla Fortezza Albornoz. Il primo è sicuramente più noto, ma consiglio di entrare nel parco della fortezza perché altrimenti potreste perdervi una vista davvero notevole (c’è l’autostrada sullo sfondo, ma anche lei diventa gradevole immersa nella campagna umbra). Ah, il parco pare chiuda alle 19.30, ma non lasciatevi intimorire dal cartello all’ingresso: l’ipotetico custode del parco non si è mai fatto vivo, anche oltre l’orario.

Da Piazza Cahen il centro si raggiunge in 15 minuti a piedi circa percorrendo Corso Cavour. Inutile elencare le attrazioni da vedere o sulle quali quantomeno porre attenzione, perché le guide della città riescono a farlo meglio di me. Unica osservazione sul Duomo di Orvieto: l’ottava meraviglia al calar del sole. La facciata diventa dorata e brilla ancora di più di quanto già non faccia. L’effetto dato dalla luce del sole in quel momento della giornata è stupefacente: se vi capita, segnatevi una visita all’orario del tramonto.

Mangiare

Fortemente consigliato Il Giardino di Giovanni nel centro di Orvieto. C’è una veranda piuttosto fresca e un menu ampio e sfizioso. Abbiamo mangiato carne, secreto di maiale iberico e tagliata con pecorino e pere, e un tortino dolce al pistacchio che era la fine del mondo.

Per un’esperienza di ristorazione di più alto livello, Altarocca Wine Resort è il posto ideale. Solo la strada per raggiungerlo vale il viaggio: un percorso pazzesco che sale su una collina di fronte a Orvieto e che gode di un panorama mozzafiato. Il ristorante si può definire gourmet, sia per menu che per location e servizio. Spettacolare l’uovo fritto con tartufo e guanciale croccante, ma anche gli strozzapreti con burrata, tartufo e vellutata di spinaci. Ci tornerei mille volte ancora.

Regione 3 – Toscana

San Quirico d’Orcia

E cipressi. Cipressi della Val d’Orcia. L’ho già detto in un post su Instagram, la Toscana dovrebbe essere definita la terra dei cipressi per quanto questi alberi siano tipici e frequenti nella regione.

Prima di far tappa (mangereccia) a San Quirico, ci fermiamo presso i cipressi della Val d’Orcia e ci sbizzarriamo con foto e video, giacché la zona si presta ad essere locascion di set fotografici con i suoi paesaggi aperti e senza fine.

cipressi val d'orcia

San Quirico è un borgo delizioso, seppur molto piccolo. Si sviluppa principalmente lungo un’unica via che termina da una parte con la Pieve dei Santi Quirico e Giulitta e dall’altra con gli Horti Leonini, un giardino all’italiana incastonato tra le mura della Via Francigena.

Mangiare

Crostini toscani, crostini semplici, crostini con formaggio. Crostini a non finire. Noi abbiamo scelto i crostoni (quelli grandi, eh) con pecorino toscano fuso e 4 gusti: lardo, prosciutto toscano, lonza e zucchine. A dividere, un bel Tonno del Chianti, che è presto divenuto il mio nuovo amore. Si chiama tonno, ma è maiale. Maiale cotto a bassa temperatura e sfilacciato, affinché all’apparenza si presenti come se fosse tonno. Condito con cipolla e capperi, è la fine del mondo. Fresco, gustoso, il piatto sembrava non avere fondo. Non oso immaginare la versione con funghi e tartufo che sto già assaporando per il prossimo viaggio in terra toscana…

Montalcino

Credo il posto non meriti presentazioni. Non so se tutti fanno quella strada, ma da San Quirico a Montalcino la strada è un’altra poesia con versi di vigneti e frutteti in assonanza con il paesaggio immenso circostante.

Montalcino è la città in cui si trovano più enoteche che bar. E menomale direi, visto che in uno dei pochi bar in cui ci siamo fermati abbiamo pagato due caffè al bancone e due bicchieri d’acqua €3,60. Quindi in fondo meglio che sia lasciato spazio alle enoteche, suvvia.

La passeggiata è piacevole e parte dalla Rocca fino al Palazzo dei Priori. I borghi toscani hanno tutti quell’aria di estrema cura ed eleganza, pur restando incantevoli allo stesso tempo. Anche Montalcino non ci delude.

Scarlino

Di -ino in -ino, ci spostiamo a Scarlino, dove ha inizio la nostra vacanza all’insegna del mare. Ma Scarlino non va sottovalutato, anzi. Guarda caso, anche Scarlino sorge a 200 metri circa di altitudine, quindi tante salite e tante curve caratterizzano la strada per raggiungerlo. C’è un castello, la Rocca Pisana, davvero ben tenuta tra l’altro, un piacevole parco tutto intorno e un viale che ha una vista da urlo. Si vede la campagna e si spazia fino al mare. Ci sono tavolini di bar e ristoranti che sono proprio dei posti in prima fila per godersi lo spettacolo. E infatti una sera decidiamo di mangiare proprio nella ridente Scarlino, dove il sole tramonta oltre le otto di sera (come poi forse in tutta Italia…).

Cala Violina

Vi risparmio la disavventura con la prenotazione di questa spiaggia e conseguente litigata pubblica sul profilo Facebook del comune di Scarlino (visto che dall’altra parte del telefono – numero di assistenza – innumerevoli balle di fieno rotolavano a terra stile screensaver).
La prenotazione tutto sommato sarebbe semplice, se non fosse che il portale sia un attimino da rivedere… Ma comunque, su questo sito potete prenotare l’accesso alla spiaggia e riservare il parcheggio.

Costi: contributo di 1€ a persona per la spiaggia e €10 (un furto, I know) per il parcheggio
Tempi: potete prenotare a partire da 5 giorni prima del vostro arrivo a Cala Violina. I posti disponibili sono 700 ma vanno via in fretta, tanto che il portale ti butta fuori anche mentre stai procedendo con il pagamento… vedi i problemi di cui sopra.
La spiaggia: Ha ricevuto diverse bandiere blu ed è molto sponsorizzata per essere una delle più belle della costa della Maremma. Effettivamente bella lo è.
Il mare merita, la spiaggia anche per la sua posizione ai margini di una grande pineta (c’è da percorrere un sentiero di 1,5 km a piedi, molto agevole, per raggiungere la caletta). Detto questo, ci sono altre 500 mila spiagge in giro per l’Italia che sono assolutamente strepitose e non hanno bisogno né di prenotazione né di pagamenti. Quindi anche meno arie.

Punta Ala

Ma ragazzi, siamo in Toscana, costa dell’Argentario, che ti aspetti? Cala Violina non era niente in confronto.
Punta Ala sembra essere una località super chic, ospita un porto esclusivo e rinomato fra ricchi. Per questo noi poveri turisti che vogliamo farci una passeggiata non possiamo accedere al porto, delimitato da una sbarra che si apre solo al passaggio di una tessera…. Okay, accesso riservato ai vips, parcheggiamo in cima.

Raggiungiamo il porticciolo a piedi e facciamo un gioco super simpatico: cerchiamo di abbinare i macchinoni e i SUV parcheggiati lungo la strada alla barca/yatch corrispondente! E’ divertente, ma perfetto, cambiamo località.

Castiglione della Pescaia

Il pezzo forte della vacanza. Mai avrei pensato fosse così bellina. E invece, sorpresa, Castiglione della Pescaia ci piace assai e decidiamo di passarci due serate, dove facciamo il pieno di aperitivi, cene e gelati. Ma andiamo con ordine.

Divisa in due dal Fiume Bruna, Castiglione si ammira bene dall’alto del Castello, raggiungibile con diverse scale e salite a partire dal centro città. La parte affascinante è che il castello non è una rocca di mero interesse turistico: il castello è tuttora abitato e le case dentro le mura sono persino visibili da fuori! Al di là delle finestre socchiuse, capita di passeggiare lungo le vie e trovare porte spalancate che si aprono su soggiorni o sale da pranzo, magari con tavole da poco allestite per la cena. E le persone, in piedi, che girano scalze intorno al tavolo, rubano qualche stuzzichino e chiacchierano tra loro. Scene che sembrano uscire da un film, persone che si mostrano ai viandanti dall’interno delle loro case, figure che sembrano attori, tanto spensierati sono. Tutto però è così vero e bello da vedere.

Altro punto a favore, anche se stavolta torniamo ad un’osservazione più strettamente turistica, sono i locali che riempiono il centro. Mi sono piaciuti tanto quelli che si inerpicano in salita con delle piattaforme realizzate per ospitare tavoli e sedute. Ogni tavolo ha la sua pedana privata, talvolta coperta con una piccola tettoia, e i ristoranti emanano profumi che sono da rimanere impalati di fronte alle feritoie da cui fuoriescono.

Mangiare

Aperitivo. Abbiamo fatto un aperitivo molto ricco allo Skipper, sul lungomare. Forse l’unica occasione in cui possiamo dire di non essere stati trattati da turisti con prezzi fuori dalla logica. Con €6 a testa abbiamo bevuto uno spritz e siamo stati serviti con focaccia, patatine, noccioline, olive e una ciotolina di aglio al naturale. Mai mangiati gli spicchi d’aglio così, in purezza e semplicità, senza che questi fossero un condimento.

Cena. Abbiamo mangiato in centro al RitroVino. Bene, ma non eccellente. Il pesce era indubbiamente fresco, ma i piatti non ne esaltavano il sapore. In più la mise en place aveva qualcosa che non mi convinceva… troppo scenografica ma poco elegante. Secondo me si può trovare di meglio.

Dolce. E qui, capitolo a parte. Incuriositi dalla fila importante notata la prima sera, ci eravamo promessi di provare il gelato della Cremeria Corradini .
Ora, le recensioni sono quasi tutte assolutamente positive; c’è chi lamenta il prezzo alto (€2,60 a mio avviso non è eccessivo, vista la qualità del gelato) e il fatto che il gelato si sciolga subito (questo caldo fa sciogliere qualsiasi cosa, figuriamoci il gelato, è un caldo anormale…). Non date retta, provatelo. Non esagero col dire che è uno dei gelati migliori mai provati.
Gusti decisi, ottima cremosità, equilibro degli ingredienti perfetto, scelta dei gusti azzeccata, ricercata. Non troverete il variegato nutella o il gusto Oreo, diciamo che viaggiamo su altri abbinamenti: miele di macchia e pinolo bio del Parco di San Rossore, gelato allo Champagne con gli stessi pinoli, gelato al Vin santo e Cantucci, Castagne dell’Amiata, Chianti classico, Ricciarelli, Panforte. Per non parlare dei più classici come il cioccolato fondente e arancia, crema in 3 diversi tipi, cioccolato bianco e pezzetti di pistacchio.

Coast to Coast Italiano: tiriamo le somme

L’itinerario che abbiamo seguito è stato ottimale in termini di strade, tempi, varietà di paesaggi.

Per darvi qualche indicazione pratica su trasporti e spostamenti, noi abbiamo girato sempre in macchina percorrendo all’incirca 1.200 km in totale. Abbiamo impiegato all’incirca €100 tra carburante (GPL) e caselli autostradali. Diverse strade sono statali o provinciali e l’autostrada non è mai obbligata, ma è certamente più diretta e immediata in alcuni casi.

I parcheggi sono stati quasi sempre liberi (ma non troppo distanti dal centro), tranne ad Orvieto, Punta Ala e in tutte le spiagge dove ci siamo fermati oltre a Cala Violina. Sono infatti allestite sempre una o più zone adibite a parcheggio a pagamento e non ci sono alternative a posteggi su strada. Le tariffe variano da €0,50 a €1,50 l’ora.

Tratte e distanze

  • Roma – Spoleto: 131 km, 1 h e 45 minuti circa.
  • Spoleto – Fabriano: 85 km, 1 h circa.
  • Fabriano – Grotte di Frasassi: 13 km, 20 minuti circa
  • Fabriano – Fabro: 113 km, 1 h e 40 minuti circa.
  • Fabro – Orvieto: 30 km, 25 minuti circa.
  • Fabro – San Quirico d’Orcia: 54 km, 50 minuti circa
  • San Quirico d’Orcia – Montalcino: 14 km, 17 minuti circa.
  • Montalcino – Scarlino: 90 km, 1h e 15 minuti circa.
  • Scarlino – Cala Violina: 12 km, 15 minuti circa.
  • Scarlino – Punta Ala: 24 km, 30 minuti circa.
  • Scarlino – Castiglione della Pescaia: 25 km, 30 minuti circa.
  • Scarlino – Follonica: 12 km,17 minuti circa.

Diario di viaggio: un weekend al confine – Umbria, Toscana e Lazio

Le terre di confine mi hanno sempre affascinato molto.
Perché è chiaramente ovvio che siano divise, ma dopotutto é vero anche che sono profondamente unite.
Paesaggi, tradizioni, cultura. È tutto effettivamente simile,  coerente, legato. Sarebbe strano se fosse il contrario. In fondo il cambiamento non è mai qualcosa di drastico e repentino, ma un percorso a tappe in cui l’uguale sfuma nel diverso e la varietà si fa strada piano piano, tra dolci colline e morbidi pendii.
Guidati da un “simile” leit-motiv abbiamo trascorso un piacevole weekend tra Umbria, Toscana e Lazio, in quelle zone di frontiera che è un attimo spostarti da una regione all’altra o attraversare province limitrofe appartenenti a regioni diverse.

Iniziamo da Città delle Pieve, provincia di Perugia, caratterizzata da costruzioni in mattoncini e dal colore rossiccio degli edifici.
Umbria: borghi, campagna, vallate, ulivi.
Ulivi, campi, verde, colline: Toscana.
Il pomeriggio lo passiamo al resort termale di Fonteverde, a San Casciano dei Bagni, provincia di Siena.
Il pezzo forte è la vasca idromassaggio a sfioro e con vista sulle colline, dietro le quali si addormenta gradualmente il sole. Un quadro, praticamente.
Strade di campagna, curve, boschi: Lazio.
Il pernotto lo faremo ad Acquapendente, provincia di Viterbo, in piena Tuscia.
L’armonia fra le tre regioni è ben espressa dalla cucina del luogo. Non mancano pici, tartufo, olio, funghi e lei… la Regina della sua specie, la certezza che lega questi tre territori: la carne chianina.
La cena presso Ristoro Poder Riccio ad Acquapendente, una macelleria con rustico ristorantino annesso, conclude la giornata in bellezza.

Domenica ci dirigiamo verso la rinomata Civita di Bagnoregio, la città che muore, che si erge su una roccia di tufo in mezzo ad una brulla ma incantevole vallata. Il borgo, ormai con pochissimi residenti, richiede continua manutenzione per allungarne quanto più possible la vita. Per tale ragione l’ingresso è da qualche anno a pagamento (5€ per accedere alla cittadina)
Le abitazioni, gli edifici e le chiese sono costruite anch’essi in tufo  e si intervallano con giardini pensili e panoramici, come il Giardino del Poeta. Questo sorge dalla parte opposta all’ingresso della città e offre una vista sopraelevata sul canyon che circonda Civita.
Un paesaggio unico ma al tempo stesso in perfetta comunione con il territorio che lo ospita, dai confini geograficamente netti ma naturalmente interconnessi.