Diario di viaggio: Andalusia #Day 3

Andalusia #Day 3 – Giovedì
Granada
Lasciamo Malaga per raggiungere Granada in Sierra Nevada, dove le temperature sono decisamente più basse ed il cielo più grigio.
DSC_0202Che dire di Granada? La prima impressione è di una città soffocante, forse per il traffico e la difficoltà di trovare parcheggio, ma la seconda non può che tradursi in un giudizio positivo: affascinante. Arabeggiante negli edifici, nelle strade e nelle persone. Al di là di Gran Calle Colòn, dove si trova il nostro albergo, il quartiere islamico Albayzin si inerpica lungo stradine silenziose ed appartate, salite in sampientrini circondate da alberi da frutto, fino a culminare nel Mirador San Nicolas, una deliziosa piazzetta dal quale si può godere
di una magnifica vista sull’Alhambra. L’Alhambra costituisce un capitolo a parte, che abbiamo affrontato solo dopo aver anni stato la Cattedrale e Capilla Real dove sono sepolti i re cattolici Isabella e Ferdinando. L’Alhambra è un grandissimo complesso formato da varie costruzioni, alla sommità della cruda di Granada, che domina con silenzioso prestigio. Iniziamo la visita dall’Alcazar, di cui non rimane che qualche torrione (da cui si gode di un’ottima vista sulla città sottostante) per poi entrare nei meravigliosi Palazzi Nazaries, uno splendore per gli occhi. Le sale ed i giardini sono decorati con motivi tipici dell’arte araba e si compongono di giochi d’acqua, fontane, colonne e sale di un’eleganza magistrale. Se il paradiso esiste, direi che potrebbe assomigliare ai palazzi Nazaries.  Terminata la visita di questa parte, ci spostiamoDSC_0336 con una lunga camminata verso un altro edificio parte dell’Alhambra: il Generalife. Il nome deriva dall’arabo, come del resto molte delle denominazioni del luogo, e significa “giardini del supervisore”. In effetti i giardini sono anche qui magnifici, sarà perché nel momento della nostra visita sono illuminati magicamente da un sole che va verso il tramonto, creando un’atmosfera quasi surreale. Il complesso da solo merita un viaggio a Granada e merita anche tre/quattro ore del vostro tempo per essere apprezzato a pieno.
Sfiniti ma felici, ci godiamo la cena in una tipica taperia del posto, la Bodeguita Canadena, dove si conserva l’abitudine di servire tapas gratuite con ogni bevanda ordinata. Iniziamo infatti così la cena, in piedi di fronte ad un bancone affollato: ci sono turisti ma anche locali, poiché il posto pare sia rinomato tra i cittadini di Granada. Ci trasferiamo poi al tavolo, seduti su sedie traballanti e su un pavimento pieno di tovaglioli a terra, molto “rustico” diciamo così. Ordiniamo quindi il rabo de toro con antipasto di tapas di jamon iberico di bellota (Armando è andato in lungo e in largo per cercare questa specialità di prosciutto spagnolo!), formaggio, pancetta e salmone con avocado (la guida diceva di non perderlo, ma a noi non ha entusiasmato, forse perché poco attinente alle pietanze del resto della cena).
Mentre Malaga risulta più moderna, Granada conserva un carattere gitano e si percepisce l’influenza araba sulla città. È inoltre una città piena di giovani per via dell’università, sicuramente più turistica di malaga ma con moderazione.
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Diario di viaggio: Andalusia #Day 2

Andalusia #Day 2 – Mercoledì
Malaga.
Facciamo colazione davanti mercato Alzatacar e ci gustiamo cornetti e caffè para llevar lungo il Paseo del Parque, baciato da un sole caldissimo per essere gennaio. Proseguiamo poi verso la cattedrale dove fotografiamo più volte il jardin de los naranjas (che poi troveremo ovunque…) arriviamo all’alcazaba e ai testi del teatro romano, DSC_0112per poi tornare verso la mia amata Plaza de la Costitución. La città è soleggiata, ariosa, molto poco turistica in alcune zone, ma al tempo stesso curata fino al dettaglio (per quanto mi riguarda sono rimasta stupita dal numero di cestini ad ogni angolo della strada!).
Ronda
Partiamo poi a metà mattina per Ronda percorrendo in macchina l’autovia della Costa del Sol, costellata dalle località più in e lussuose della Spagna: Torremolinos, Fuengirola e sopratutto Marbella.
Raggiungiamo il centro percorrendo la Carretera Espinal che ci lascia davanti Plaza de Toros. La cittadina è famosa per la sua particolare posizione, a picco sulla gola del fiume Tajo. La gola è visibile, con tanto di vertigini annesse, dal Puente Nuevo, letteralmente un DSC_0164ponte sul vuoto. Scendiamo tramite una scalinata in un punto abbastanza accessibile della gola e fotografiamo questo spettacolo da brivido. Fatto un pranzo con tapas alle 15:30 è fatte le foto, però, non sappiamo come muovervi. La Ciudad (città vecchia) non ci offre niente di particolarmente affascinante cosicché che le nostre aspettative, forse fin troppo alte, vengono deluse. Quello che probabilmente ci disturba, oltre al tempo particolarmente grigio, sono le macchine che circolano anche nella Ciudad rendendola trafficata e rumorosa. Gli edifici sono poi privi di pregio e quello che viene descritto come dedalo di vicoli è in realtà un centro dove transitano veicoli pure nelle strade più strette.
Torniamo un po’ disillusi nella nostra Malaga, lasciata con nostalgia fin dal mattino. Prima di dedicarci alla ricerca di un locale per la cena, arriviamo fino a Plaza della Merced dove ammiriamo la casa natale di Pablo Picasso e dove apprezziamo una vivace vita notturna con locali all’aperto gremiti di clienti che si riscaldano sotto ai funghi. Cerchiamo anche noi un posto ove fermarci, ma ritorniamo sui nostri passi perché il giorno prima abbiamo adocchiato un locale dalle parti di Calle Granada. Qui mangiamo e ci saziamo con una bella paella mista: carne pesce e verdura. Con una passeggiata lungo il Paseo del Parque digeriamo il pasto e ci godiamo questa zona di malaga, deserta rispetto al giorno prima e con una temperatura ideale, mitigata dalla vicinanza del mare.
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