Verso l'alto, verso il cielo 

In occasione di passeggiate che facevamo insieme, quando ero piccola, mia madre mi incoraggiava sempre a guardare avanti, cosa che si sentiva di sottolineare perché immancabilmente mi vedeva tenere lo sguardo a terra. Adesso la situazione non è cambiata molto, ma una grande differenza sicuramente c’è. Anziché guardare a terra, rivolgo gli occhi verso l’alto.
Mi è sempre piaciuto capire e percepire l’altezza degli edifici intorno a me e rendermi conto dell’aspetto generale del quartiere tra le cui strade cammino. Così sembro un po’ svagata e rischio di farmi mettere sot… Ovviamente no, quando attraverso le guardo le macchine, ma quando sono sul marciapiede sinceramente no. Anche perché da qualche mese cammino per una Prati deserta, visto che ho imparato ad evitare via Ottaviano, gremita di turisti e pellegrini, oltre che di guide turistiche e venditori ambulanti, e scegliere delle stradine interne per recarmi in ufficio. Certo, deserte proprio no, però via Cola di Rienzo non vive ancora il viavai dello shopping ed i negozi sono in fase di apertura, sebbene i bar siano già attivi da un pezzo. E trovo qualcuno che si pulisce con la scopa lo zerbino davanti all’ingresso o getta secchiate d’acqua sul marciapiede, come farebbe una vera pescheria.
Poi c’è il mercato, un ambiente che non ho mai molto amato perché non mi fa sentire a mio agio. Girare tra banchi di commercianti urlanti che ti vogliono spacciare l’ultimo melone loro rimasto come l’offerta del secolo o il prodotto più gustoso di tutta l’estate… non è esattamente il mio forte. Tuttavia questo mercato coperto ha un non so che di accogliente, per non parlare dei profumi di panetteria che sprigiona e che aspiro avidamente, per conservarli fino all’ufficio.
Ed infine i palazzi, i palazzi che sono tutti squadrati, pochi balconi, principalmente finestre, ma con degli attici assolutamente invidiabili. Alcuni riportano delle targhe, si tratta di edifici per lo più storici, non saprei dire a quale epoca risalgano – dovrei informarmi o chiedere a mio fratello geometra – e sono eleganti, così raffinati. Mi piacciono gli ingressi tramite questi portoni molto ampi, in legno, che si aprono su dei cortili interni che un giorno o l’altro mi deciderò a visitare.
Ci sono a Roma sicuramente quartieri più interessanti dal punto di vista architettonico, ma credo che inizierò ad affezionarmi a questo, decisamente. Questo quartiere così silenzioso al mattino quanto indaffarato a pranzo, vivace nel pomeriggio e di nuovo spento la sera. Questo quartiere nascosto dagli alti palazzi ed apparentemente freddo, distaccato, eppure a pochi passi dall’edificio che secondo me non ha alcun rivale nel mondo. Maestoso, regale: mi incute un certo timore, confesso, ogni volta che oso guardarlo, attraversando Via della Conciliazione.

Poi qualcuno mi spiegherà come si fa, in questi casi, a non guardare verso l’alto ed elevarsi interamente al cielo.

Vacanze romane

Roma, dove sei? Eri con me
Oggi prigione tu, prigioniera io
Roma, antica città
Ora vecchia realtà
Non ti accorgi di me e non sai che pena mi fai
Ma piove il cielo sulla città
Tu con il cuore nel fango
L’oro e l’argento, le sale da te
Paese che non ha più campanelli
Poi, dolce vita che te ne vai
Sul Lungotevere in festa
Concerto di viole e mondanità
Profumo tuo di vacanze romane

Roma bella, tu, le muse tue
Asfalto lucido, “Arrivederci Roma”
Monetina e voilà
C’è chi torna e chi va
La tua parte la fai, ma non sai che pena mi dai

Ma Greta Garbo di vanità
Tu con il cuore nel fango
L’oro e l’argento, le sale da te
Paese che non ha più campanelli
Poi, dolce vita che te ne vai
Sulle terrazze del Corso
“Vedova allegra”, máìtresse dei caffè
Profumo tuo di vacanze romane

Probabilmente ormai tutti sanno quanto ami la mia città d’estate. Un’estate ricca di iniziative, eventi, manifestazioni, proposte. Un’estate che veste Roma di un abito nuovo, luminoso e pulsante.
Il giallo pallido emanato dai lampioni e quella tinta rossastra che si diffonde come pulviscolo nel cielo rendono l’atmosfera notturna della capitale un qualcosa di magico e speciale.
Ieri mi sono soffermata ad osservare, con l’aiuto del mio inseparabile terzo occhio (si legga “reflex”), la sera romana con i suoi colori, i ponti romani con la loro musica (sì perchè la musica, oltre a venire ascoltata, può essere facilmente vista mentre si libra nell’aria in un tripudio di note ed accordi), il Tevere, il Cupolone ed ogni altro particolare che mi sorprende, ogni volta, orgogliosa delle mie origini. Ma, ahimè, quanti particolari mancano ancora per riuscire a completare la mia conoscenza della città! In compenso, però, ieri ne ho conquistato uno: un piccolo particolare all’interno di quella immensa e magnifica folla di monumenti, palazzi e fontane quale Roma è.

 

Aperto in via straordinaria durante i mesi estivi, il Passetto Del Borgo è quel “luogo” che, almeno per quanto mi riguarda, si sente sempre nominare ma non si ha mai occasione di visitare. Si tratta di un camminamento segreto, un corridoio nascosto all’interno di un tratto di mura che collega Castel Sant’Angelo (nello specifico il bastione S. Marco) alla Città Del Vaticano. E’ divenuto celebre grazie a papa Clemente VII il quale, servendosi della sua particolare funzione strategica, lo utilizza per fuggire dal Vaticano e rifugiarsi nel Castello al tempo del Sacco di Roma (1527).
Definirlo suggestivo è dire poco. Sebbene la zona visitabile sia solo la metà, procedere lungo quel corridoio ed affacciarsi alle feritoie per guardare in basso – in basso, dove, ormai senza farci nemmeno caso, si circola tranquillamente con le autovetture – permette davvero di tuffarsi indietro nel tempo. Sarà la segretezza del posto, sarà l’inviolabilità del luogo o forse semplicemente l’idea di camminare al di sopra del suolo romano, ma sta di fatto che mi sono seriamente emozionata. E per me che non ero nemmeno mai entrata dentro Castel Sant’Angelo, altrettanto interessante è stato scoprire la sua architettura e la sua storia. Eretto inizialmente come mausoleo  da parte dell’imperatore Publio Elio Adriano e trasformato in avamposto militare fin dal tempo dell’imperatore Aureliano, il Castello diventa residenza pontificia verso la metà del Quattrocento, quando i papi cominciano a commissionare lavori per la realizzazione dei loro appartamenti. E se il basamento dell’edificio mostra ancora i muri tirati su dai romani, le logge superiori sono palesemente rinascimentali, mentre le rampe di raccordo ed i bastioni laterali rivelano il suo riadattamento a fortezza.

Una bella visita, una bella serata. Ma soprattutto una splendida persona al mio fianco. Grazie.

Avvinghiati sopra quel gioiellino verde sfrecciamo per le strade di Roma e rompiamo il silenzio d’agosto con il brontolio di ogni accelerata. Mi sembra di andare più veloce di una motocicletta da corsa. Forse perchè non ho alcun pensiero e sento di poter arrivare in capo al mondo seduta dietro di te. Il vento mi colpisce in pieno e mi scompiglia i capelli: il parabrezza invisibile lo lascia passare. I sampietrini mi fanno sobbalzare: sussulto ma poi rido spensierata, sincera. Basta davvero poco per strapparmi un sorriso: una vista meritevole, una macchinetta fotografica ed una buona compagnia. Semplice. Ma mai così tanto finchè non lo provi.

Grazie perchè tu riesci a darmi tutto questo. E anche di più.

P.S. Che siano romane o meno, altre vacanze mi attendono. Ci ritroviamo tra una settimana, miei cari!