Diario di viaggio: Andalusia #Day 4

Andalusia #Day 4 – Venerdì
Cordoba
Due ore di viaggio ci attendono per raggiungere Cordoba da Granada, ma trascorrono piuttosto velocemente perché il tragitto è piacevolmente accompagnato da distese d’ulivo DSC_0377a perdita d’occhio, in particolare attorno alla provincia di Jaén. C’è tuttavia una differenza con gli ulivi italiani a cui siamo maggiormente abituati: i nostri sono ulivi per lo più secolari, imponenti, dai tronchi possenti e maestosi; quelli andalusi sono ulivi piccoli, con tronchi dalle modeste dimensioni, esili e sottili, il più delle volte piantati.
Cordoba si trova in Sierra Morena, al di là delle valli d’ulivo assolate, e presenta un cielo coperto e tristemente grigio. Non è esattamente la luce ottimale per le fotografie, ma pazienza..
Passeggiando lungo il Ponte Romano si arriva alla Mezquita, chiamata con buone ragioni Moschea-Cattedrale perché è impossibile individuare una divisione tra i due edifici. Sono fusi l’uno con l’altro, visto che la cattedrale cristiana, più recente della moschea, è stata costruita proprio nel mezzo. Ci godiamo il giardino degli aranci sormontato da un campanile, da un lato, e da cupole islamiche dall’alto. Ammiriamo il singolare portale d’ingresso con l’arco ogivale tipico dell’architettura araba sormontato da raffigurazioni cristiane.
La particolarità di Cordoba è che mescola non due, ma tre culture, abbracciando in buona parte anche l’anima ebraica nel quartiere della Juderia. Vale davvero la pena perdersi tra il dedalo delle stradine, silenziose ed austere, con edifici bassi, bianchi e con portoni dipinti di blu, verde, arancione. Qui si trovano la Sinagoga ed il Museo Taurino di Cordoba che però non visitiamo all’interno.
Girato l’angolo, la città mostra la sua altra faccia, quella della Plaza de Tenderilas, DSC_0444moderna, ariosa, molto più vicina ad architetture occidentali. Anche la Moschea-Cattedrale ha una collocazione davvero suggestiva: si innalza imponente – tanto da essere l’unica struttura riconoscibile da lontano a dispetto del resto del centro – tra viuzze strette ed anguste, intersecate tra loro come in un labirinto.
La sera Cordoba è un’ulteriore sorpresa, un po’ per le luci che esaltano ancora di più il complesso Moschea-Cattedrale, un po’ perché i nostri passi ci conducono in una zona della città che non ci saremo mai aspettati di trovare: una piazza con i resti del tempio romano di Augusto (per lo più colonne e basamenti, purtroppo non adeguatamente illuminati) e Plaza della Carretera, un misto tra piazza del campo di Siena e un’area di corride ampia e squadrata, in stile messicano.
Ci stupisci il fatto che ovunque si vada, si trovi un locale. E ogni locale che si trovi, è comunque pieno di gente. Ci piace questa vita, le città spente dopo le 8 di sera non invitano ad essere godute, approfondite, vissute. E c’è un altro “8” che ci fa piacere notare: è l’8 gennaio e tutti mangiano all’aperto, riscaldati da funghi e protetti da ombrelloni sì, ma comunque vivono la strada, la città, la notte. Per noi sarà pure venerdì sera, ma l’indomani ci aspetta un altro bel tratto di Andalusia… Così concediamo una piacevole passeggiata lungo il fiume per rientrare in hotel e rinunciamo alle svariate tapas servire fino alle luci dell’alba.
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Diario di viaggio: Andalusia #Day 3

Andalusia #Day 3 – Giovedì
Granada
Lasciamo Malaga per raggiungere Granada in Sierra Nevada, dove le temperature sono decisamente più basse ed il cielo più grigio.
DSC_0202Che dire di Granada? La prima impressione è di una città soffocante, forse per il traffico e la difficoltà di trovare parcheggio, ma la seconda non può che tradursi in un giudizio positivo: affascinante. Arabeggiante negli edifici, nelle strade e nelle persone. Al di là di Gran Calle Colòn, dove si trova il nostro albergo, il quartiere islamico Albayzin si inerpica lungo stradine silenziose ed appartate, salite in sampientrini circondate da alberi da frutto, fino a culminare nel Mirador San Nicolas, una deliziosa piazzetta dal quale si può godere
di una magnifica vista sull’Alhambra. L’Alhambra costituisce un capitolo a parte, che abbiamo affrontato solo dopo aver anni stato la Cattedrale e Capilla Real dove sono sepolti i re cattolici Isabella e Ferdinando. L’Alhambra è un grandissimo complesso formato da varie costruzioni, alla sommità della cruda di Granada, che domina con silenzioso prestigio. Iniziamo la visita dall’Alcazar, di cui non rimane che qualche torrione (da cui si gode di un’ottima vista sulla città sottostante) per poi entrare nei meravigliosi Palazzi Nazaries, uno splendore per gli occhi. Le sale ed i giardini sono decorati con motivi tipici dell’arte araba e si compongono di giochi d’acqua, fontane, colonne e sale di un’eleganza magistrale. Se il paradiso esiste, direi che potrebbe assomigliare ai palazzi Nazaries.  Terminata la visita di questa parte, ci spostiamoDSC_0336 con una lunga camminata verso un altro edificio parte dell’Alhambra: il Generalife. Il nome deriva dall’arabo, come del resto molte delle denominazioni del luogo, e significa “giardini del supervisore”. In effetti i giardini sono anche qui magnifici, sarà perché nel momento della nostra visita sono illuminati magicamente da un sole che va verso il tramonto, creando un’atmosfera quasi surreale. Il complesso da solo merita un viaggio a Granada e merita anche tre/quattro ore del vostro tempo per essere apprezzato a pieno.
Sfiniti ma felici, ci godiamo la cena in una tipica taperia del posto, la Bodeguita Canadena, dove si conserva l’abitudine di servire tapas gratuite con ogni bevanda ordinata. Iniziamo infatti così la cena, in piedi di fronte ad un bancone affollato: ci sono turisti ma anche locali, poiché il posto pare sia rinomato tra i cittadini di Granada. Ci trasferiamo poi al tavolo, seduti su sedie traballanti e su un pavimento pieno di tovaglioli a terra, molto “rustico” diciamo così. Ordiniamo quindi il rabo de toro con antipasto di tapas di jamon iberico di bellota (Armando è andato in lungo e in largo per cercare questa specialità di prosciutto spagnolo!), formaggio, pancetta e salmone con avocado (la guida diceva di non perderlo, ma a noi non ha entusiasmato, forse perché poco attinente alle pietanze del resto della cena).
Mentre Malaga risulta più moderna, Granada conserva un carattere gitano e si percepisce l’influenza araba sulla città. È inoltre una città piena di giovani per via dell’università, sicuramente più turistica di malaga ma con moderazione.
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